Un buco nero impossibile ai primordi dell’Universo
A una distanza di 12,8 miliardi di anni luce da noi c'è il più brillante quasar mai individuato nell'universo primordiale: la sua denominazione è SDSS J0100 + 2802 e la sua luminosità sarebbe pari a 420.000 miliardi di Soli, un record assoluto per oggetti di questo tipo risalenti ad epoche così lontane. Il quasar in questione, infatti, risalirebbe ad "appena" 875 milioni di anni dopo il Big Bang, quando cioè l'Universo contava un'età pari ad appena il 6% di quella attuale; ad alimentarlo c'è un buco nero di 12 miliardi di masse solari, il più massiccio tra quelli di periodi così remoti.
A scoprire il quasar da record è stato Xue-Bing Wu, professore di astrofisica dell’Università di Pechino, il quale, lavorando assieme ad un team internazionale, ha combinato i dati raccolti dal telescopio Lijiang nello Yunnan cinese, il Multiple Mirror Telescope, il Large Binocular Telescope in Arizona, il Magellan Telescope dell’Osservatorio di Las Campanas in Cile e, infine, il telescopio Gemini North sul Mauna Kea, Hawaii. Fondamentali anche le informazioni raccolte dal satellite Wide-field Infrared Survey Explorer della NASA. I risultati del lavoro sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da Nature.
Nel cuore del quasar
Di quasar si è iniziato a parlare negli anni '60 quando i radiotelescopi cominciarono ad identificare questi oggetti, in un primo momento "misteriosi". Ad oggi ne sono stati individuati circa 200.000. Da diverso tempo, ormai, gli scienziati concordano sulla loro natura. Secondo le teorie correnti, infatti i quasar sono nuclei galattici attivi estremamente luminosi che si caratterizzano per essere una regione compatta al centro di una galassia circondanti un centro costituito da un buco nero supermassiccio. L' intensa luce è originata proprio dalla radiazione che viene emessa dal disco di accrescimento del buco nero: il campo gravitazionale intensissimo di quest'ultimo, infatti, attrae materia, come gas e polveri, la quale viene così fagocitata. Questo fenomeno di "risucchio" crea una forte accelerazione nella materia la cui conseguenza è la radiazione osservata sotto forma di grande quantità di luce.
SDSS J0100 + 2802, un quasar unico
Ora, SDSS J0100 + 2802 presenta delle caratteristiche che lo rendono particolare, rispetto a quanto detto: posto che i buchi neri accrescono quindi la propria massa grazie alla materia circostante che attirano, adesso il grande interrogativo degli scienziati è come abbia fatto a diventare così massiccio in un'epoca così antica. «SDSS J0100 + 2802 deve infatti avere divorato l’equivalente della Grande Nube di Magellano, una galassia nana compagna della Via Lattea, in appena qualche centinaio di milioni di anni!» ha spiegato Adriano Fontana dell’INAF, responsabile del centro italiano delle osservazioni del Large Binocular Telescope, nel commentare la scoperta. Ed aggiunge che nuovi studi sono già in programma per indagare a fondo nella natura di questo «mostro cosmico», grazie anche all'ausilio dei telescopi spaziali Hubble e Chandra.
Insomma, questo buco nero "da record" si candida a diventare «un faro, il più brillante tra quelli ai confini del cosmo», secondo la definizione del professor Xue-Bing Wu, che con la sua intensa luminosità potrebbe aiutare a far luce nei più remoti angoli di Universo primordiale.