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Un’aurora polare extrasolare

Un fenomeno molto particolare è stato osservato su una nana bruna lontana 20 anni luce da noi.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica di un'aurora boreale su una nana bruna. Credit: Chuck Carter and Gregg Hallinan/Caltech
Rappresentazione artistica di un'aurora boreale su una nana bruna. Credit: Chuck Carter and Gregg Hallinan/Caltech

Le nane brune sono degli oggetti celesti freddi e fiochi piuttosto difficili da comprendere e classificare per gli scienziati. La loro natura di stelle – sono troppo massicce per poter essere annoverate tra i pianeti – presenta comunque parecchie caratteristiche riconducibili ai pianeti; le nane brune sono, infatti, troppo piccole per sostenere le reazioni di fusione dell’idrogeno al loro interno, che sono proprie delle stelle.

Stelle mancate simili a super pianeti

Osservando una nana bruna distante circa 20 anni luce da noi, un gruppo di astronomi guidati da Gregg Hallinan del California Institute of Technology ha individuato una ulteriore peculiarità che rende questi corpi molto più vicini a dei Pianeti dalle grandi dimensioni. Servendosi del più potente radiotelescopio al mondo, il National Radio Astronomy Observatory’s Very Large Array, i ricercatori hanno assistito per la prima volta ad un fenomeno che si presenta simile a quelle che sulla Terra chiamiamo aurore boreali: solo che, in questo caso, pare che si tratti di qualcosa migliaia di volte più potente. I dettagli della scoperta sono stati resi noti in un articolo pubblicato dalla rivista Nature. A quanto pare, quindi, le nane brune differiscono dalle stelle anche in termini di attività magnetica: e questo rafforza ulteriormente la loro natura di «stelle mancate».

Fenomeni potentissimi (e in parte ancora non compresi)

Sulla Terra, le aurore polari sono generate dalle particelle cariche che, portate dal vento solare, interagiscono con la magnetosfera terrestre; tali particelle eccitano gli atomi dell’atmosfera che, successivamente, emettono luce su diverse lunghezze d’onda. Le caratteristiche del campo magnetico terrestre fanno in modo che le aurore possano essere visibili esclusivamente attorno ai poli magnetici del Pianeta, seppur qualche volta il fenomeno si sia esteso anche in regioni più prossime all’Equatore.

Ma per LSR J1835 + 3259 – questo il nome della nana bruna – e per la sua aurora pare che le cose stiano diversamente. Come? I ricercatori non posseggono ancora una risposta precisa: le particelle cariche, spiegano gli esperti, non vengono portate dal vento stellare. Probabilmente potrebbe esserci un’altra fonte, come un pianeta orbitante che si muove attraverso la magnetosfera della nana bruna, il quale genererebbe la corrente di particelle la cui collisione darebbe origine alle aurore. In ogni caso, si tratterebbe di un processo già osservato, per alcuni aspetti, in altri pianeti del Sistema Solare: solo migliaia di volte più potente.

Se fossimo in grado di restare sulla superficie della nana bruna che abbiamo osservato, cosa di fatto impossibile a causa delle temperature roventi e della devastante gravità superficiale, noi verremmo sottoposti talvolta ad un fantastico spettacolo di luci concesso da aurore centinaia di migliaia di volte più intense di qualunque altra mai individuata nel nostro Sistema Solare – Gregg Hallinan

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