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Il rover della NASA ha iniziato le operazioni di analisi del secondo campione di suolo marziano.
A cura di Redazione Scienze
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I due fori, con la polverina grigia che li circonda, dove il trapano di Curiosity ha effettuato i carotaggi (Image Credit: NASA/JPL–Caltech/MSSS)
I due fori, con la polverina grigia che li circonda, dove il trapano di Curiosity ha effettuato i carotaggi (Image Credit: NASA/JPL–Caltech/MSSS)

Il secondo assaggio di Monte Sharp sembrerebbe rivelare che l’acqua presente tanto tempo fa su Marte doveva avere un sapore un bel po' acido; più acido di quanto era emerso dal precedente esame condotto sul primo “morso” di terra prelevato dal suolo marziano.

Nuove analisi sul suolo marziano

Curiosity si è infatti nuovamente servita del suo trapano per trivellare una roccia stratificata chiamata Mojave 2: si tratta del secondo campione prelevato nella zona del Monte Sharp, dove il rover è giunto ormai da cinque mesi, dopo due anni trascorsi ad esaminare altri siti all'interno del cratere Gale, mentre si muoveva verso il centro dello stesso cratere. In particolare, il primo campione proveniva da un sito chiamato Confidence Hills ed aveva rivelato condizioni di formazione in presenza di acque meno acide di quanto emerge oggi dall’analisi di Mojave 2: l’indagine preliminare effettuata grazie al laboratorio Chemistry and Mineralogy (CheMin) presente a bordo di Curiosity avrebbe infatti evidenziato un elevato contenuto di jarosite, un minerale ossidato contenente zolfo e ferro e che si forma in ambienti acidi.

Depositi alluvionali

Quindi c'era acqua e un ambiente acido: ciò che però gli scienziati non possono ancora determinare è se quelle acque permeavano l’ambiente nel momento in cui si formarono i sedimenti che formarono il rilievo presente oggigiorno o, piuttosto, se sono riconducibili ad un fluido che in seguito avrebbe imbevuto il suolo del sito. In ogni caso, entrambi i luoghi che Curiosity ha “assaggiato” sono localizzati in un affioramento chiamato Pahrump Hills, una parte esposta della formazione di Murray che è l’unità geologica di base del Monte Sharp. Gli scienziati al lavoro sulla missione marziana hanno già da tempo avanzato l’ipotesi che questa montagna sia il frutto dei sedimenti depositatisi in seguito ad una serie di riempimenti ed essiccazioni di qualche bacino lacustre.

Accumulazione di sedimenti attraverso l'alternanza di periodi secchi a periodi umidi, in un'immagine presa dalla Terra ed alterata per l'illustrazione ( Image credit: NASA/JPL–Caltech)
Accumulazione di sedimenti attraverso l'alternanza di periodi secchi a periodi umidi, in un'immagine presa dalla Terra ed alterata per l'illustrazione ( Image credit: NASA/JPL–Caltech)
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