UFO, il Pentagono pubblica il rapporto: 143 avvistamenti inspiegabili, non esclusa tecnologia aliena
A sei mesi dall'annuncio, l'intelligence americana ha finalmente pubblicato l'attesissimo rapporto sugli UFO – o meglio, sui fenomeni aerei non identificati (UAP) – che negli ultimi anni si stanno manifestando con insistenza nei cieli degli Stati Uniti. Il documento, consultabile in PDF cliccando sul seguente link, è stato redatto in stretta collaborazione tra l'ufficio del Direttore Nazionale dell'Intelligence e il Segretario della Difesa, su richiesta del Senato alla fine di dicembre del 2020. Il numero e le peculiarità di questi avvistamenti, immortalati soprattutto da militari della Marina, hanno infatti resa necessaria un'indagine approfondita da parte di una squadra dedicata, la Task Force UAP del Dipartimento della Difesa che abbraccia vari dipartimenti. Il rapporto (non classificato) è stato consegnato il 25 giugno nelle mani del Congresso e reso pubblico.
Nel documento sono stati analizzati 144 fenomeni aerei non identificati, alcuni dei quali immortalati dalla sofisticata strumentazione di bordo e dal sistema di armi installati in caccia e navi militari. Manovre “impossibili” che avrebbero ucciso all'istante qualunque occupante umano, accelerazioni repentine, assenza di un sistema di propulsione definito e persino capacità di sparire sott'acqua sono solo alcune delle caratteristiche eccezionali di questi oggetti volanti, che hanno suscitato stupore e preoccupazione in chi li ha avvistati. “Alcuni UAP sembravano rimanere fermi con il vento in alto, muoversi controvento, eseguire manovre brusche o muoversi a velocità considerevole, senza mezzi di propulsione riconoscibili. In un piccolo numero di casi, i sistemi degli aerei militari hanno elaborato energia a radiofrequenza (RF) associata agli avvistamenti UAP”, si legge nel rapporto dell'intelligence USA.
Fra tutti quelli finiti sotto la lente di ingrandimento degli esperti, soltanto per uno è stato possibile accertarne l'origine: si trattava infatti di un grande pallone aerostatico sgonfio. Per tutti gli altri, semplicemente, non è stata trovata una spiegazione plausibile. “Siamo stati in grado di identificare un UAP segnalato con elevata sicurezza. In tal caso, abbiamo identificato l'oggetto come un grande pallone sgonfio. Gli altri rimangono inspiegabili”, sottolinea un funzionario del governo USA. Non viene dunque escluso al 100 percento che possa trattarsi persino di tecnologia aliena: “Dei 144 rapporti di cui ci occupiamo qui – spiega il funzionario del Pentagono – non abbiamo chiare indicazioni che ci sia una spiegazione non terrestre, ma andremo ovunque ci porteranno i dati”. L'altra ipotesi, più realistica, è che possa trattarsi di avanzatissimi droni spia di superpotenze straniere (in particolar modo di Russia e Cina).
Ciò che è certo è che questi oggetti sono solidi, reali, e non artefatti della strumentazione di bordo come avevano ipotizzato alcuni scettici alla diffusione dei video. “Crediamo assolutamente che ciò che stiamo vedendo non siano semplicemente artefatti dei sensori. Questi sono oggetti che esistono fisicamente”, ha affermato il funzionario del governo americano. Del resto, fra i 143 fenomeni inspiegabili, 80 sono stati registrati da più strumenti, facendo cadere l'ipotesi che possa trattarsi di un'anomalia elettronica. Per 11 è stata persino segnalata dai piloti la collisione aerea sfiorata. A rendere così criptica la natura di questi oggetti volanti vi è anche “la quantità limitata di rapporti di alta qualità” sugli avvistamenti, si spiega nel rapporto dell'intelligence americana, pertanto c'è ancora molto lavoro da fare per comprendere cosa sono, come sono costruiti e soprattutto quali sono le loro intenzioni.
Come affermato dal segretario stampa del Pentagono John Kirby in una dichiarazione, queste incursioni aeree “nei nostri campi di addestramento e nello spazio aereo designato pongono problemi di sicurezza del volo e delle operazioni e possono porre sfide alla sicurezza nazionale”. “Il Dipartimento della Difesa prende molto sul serio le segnalazioni di incursioni – da qualsiasi oggetto aereo, identificato o non identificato – e indaga su ciascuna di esse”, ha aggiunto Kirby, sottolineando che il rapporto appena rilasciato evidenzia l'importanza di apportare miglioramenti a processi, politiche, tecnologie e formazione per aumentare la capacità degli Stati Uniti di comprendere gli UAP. Ciò che preoccupa particolarmente il governo degli Stati Uniti non è un'improbabile invasione aliena, quanto la conquista di tecnologie definite “dirompenti e rivoluzionarie” da parte di potenze straniere, in particolar modo su sistemi di propulsioni ipersonici, che surclasserebbero anche quelle sperimentali disponibili nei laboratori USA.
“Per anni, gli uomini e le donne cui ci affidiamo per difendere il nostro Paese hanno riportato incontri con aerei non identificati che avevano capacità superiori, e per anni le loro preoccupazioni sono state spesso ignorate e ridicolizzate”, ha dichiarato il senatore repubblicano della Florida Marco Rubio, vicepresidente del Senato e tra i primi a richiedere con forza la redazione di un rapporto non classificato sugli UAP. “Questo rapporto è un primo passo importante nella catalogazione di questi incidenti, ma è solo un primo passo. Il Dipartimento della Difesa e la comunità dell'intelligence hanno molto lavoro da fare prima di poter effettivamente capire se queste minacce aeree rappresentano un serio problema per la sicurezza nazionale”, ha aggiunto Rubio.
Il fatto che gli UAP siano stati rilevati soprattutto attorno a unità militari e durante missioni di addestramento, d'altro canto, non preoccupa troppo gli investigatori; le intercettazioni, infatti, potrebbero essere semplicemente legate alla maggiore concentrazione di sensori di ultimissima generazione proprio in quelle aree. Gli UAP, in pratica, potrebbero palesarsi anche lontani dalle forze armate, ma non vengono rilevati per mancanza di tecnologia idonea. Le indagini, dunque, dovranno proseguire ed essere approfondite per capire esattamente con che cosa e con chi si ha a che fare.