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Uccidere tutti i predatori non nativi entro il 2050: il progetto della Nuova Zelanda

La Nuova Zelanda si prepara ad uno sterminio di massa: l’obiettivo del governo è infatti eliminare i ratti, gli ermellini e gli opossum dal territorio entro il 2050 per preservare le specie autoctone minacciate.
A cura di Zeina Ayache
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La Nuova Zelanda ha annunciato di essere pronta ad eliminare dal suo territorio i predatori invasivi entro il 2050. Si tratta di un piano d’azione utile a contrastare l’abbondanza di ratti, ermellini e opossum entro i prossimi 34 anni. A darne conferma è lo stesso primo ministro John Key che sta valutando il programma dello “sterminio” di queste specie animali che sono una vera e propria minaccia per quelle native. Secondo il governo infatti, questi predatori introdotti sul territorio ucciderebbero ogni anno 25 milioni di uccelli autoctoni tra cui i Kiwi dei quali ne morirebbero circa 20 a settimana mentre sarebbero solo 70.000 gli esemplari rimanenti.

“L’obiettivo – afferma il ministro Key – è quello di liberare ogni singolo angolo della Nuova Zelanda dai ratti, dagli ermellini e dagli opossum entro il 205”. Per quanto possa suonare strano, quello neozelandese è un progetto di conservazione delle specie autoctone che rappresentano un vero valore aggiunto per il Paese e la sua biodiversità. Ma come hanno intenzione di riuscire a raggiungere il loro obiettivo? I metodi di controllo previsti sono gocce di veleno, trappole e vere e proprie battute di caccia, tanto che gli opossum oggi hanno reso vivace il settore delle pellicce.

“Si tratta di un progetto ambizioso e grande, ma è una priorità per il governo” si legge nel comunicato ufficiale, e, per quanto la data finale stimata sia stata fissata per il 2050 è possibile che la Nuova Zelanda riesca a “liberarsi” di questi mammiferi predatori già entro il 2040. La principale minaccia è rappresentata dai topi e dagli ermellini nelle aree urbane, mentre dovrebbe essere più semplice con gli opossum che si riproducono solo una volta all’anno.

Il vero e più grande ostacolo a questo progetto è però uno solo: il sostegno mancato dell’opinione pubblica che non è detto accetti una simile selezione.

[Foto copertina Wikipedia]

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