Tutti più freschi con gli abiti ad aria condizionata
Il caldo torrido ed umido è un grande nemico del Giappone e dei suoi abitanti che, non di rado, ci hanno sorpreso con invenzioni curiose, talvolta più bizzarre che utili, per resistere al meglio al termometro rovente: così, dopo la volta del reggiseno con speciali coppe imbottite con cuscinetti di un particolare gel che dona refrigerio a tutto il busto, adesso è il turno dei pantaloni "ad aria condizionata". Si tratti di calzoni realizzati in poliestere e cotone, muniti di piccoli ventilatori alimentati a batteria che, installati nelle tasche, mettono in circolo aria che rinfresca tutta la superficie degli arti inferiori.
A brevettare il singolare prodotto, il gruppo Kuchou-fuku guidato da Hiroshi Ichigaya, in passato tecnico del colosso nipponico dell'elettronica Sony ma, ormai da anni, impegnato nella produzione e distribuzione degli indumenti refrigeranti: quando, meno di dieci anni fa, lanciò sul mercato i primi prototipi di giacche e camicie "ad aria condizionata", i capi andarono letteralmente a ruba, superando di gran lunga anche le più rosee aspettative del loro inventore. Le forme decisamente poco curate dei suoi abiti, infatti, lasciavano supporre che sarebbero stati venduti principalmente a persone con la passione per gli oggetti stravaganti: invece, negli anni, gli acquirenti sono andati sempre più crescendo fino all'anno scorso, quando si è verificato un vero e proprio boom.
Il terremoto che ha colpito il Giappone nel marzo del 2011, con tutte le conseguenze legate al disastro di Fukushima, è stata infatti causa della scarsezza di energia con cui si è ritrovato a fare i conti l'intero Paese: e così, per ovviare al problema, in molti hanno pensato di ricorrere agli abiti di Ichigaya che, al costo di circa 90 dollari l'uno, hanno dispensato un valido sostituto dell'aria condizionata, soprattutto sui luoghi di lavoro, subendo un più che notevole incremento delle proprie vendite. Questo a dispetto dei limiti che presentano i vestiti refrigeranti che, evidentemente, non hanno ancora superato le difficoltà legate al prototipo: in primo luogo, infatti, coloro i quali li indossano devono abituarsi a convivere con un onnipresente ronzio che, per adesso, gli esperti al lavoro non sono riusciti ad eliminare del tutto; e poi c'è l'effetto "gonfiore" che potrebbe non risultare gradito a tutti.
Ma questo interessa poco il creatore degli abiti "con ventilatore annesso" che ha spiegato di aver progettato i suoi capi mosso dalle migliori intenzioni ambientaliste: «Sono preoccupato per il riscaldamento globale e per il numero di apparecchi per l'aria condizionata in costante incremento ovunque. Ho cercato di inventare un sistema refrigerante che richiede un basso dispendio energetico e che, al contempo, riesce a non raffreddare l'intera stanza». Hiroshi Ichigaya riuscirà nell'obiettivo di dare il proprio piccolo contributo alla lotta contro il global warming? Questo lo dirà solo il tempo, quel che è certo è che, con tutta probabilità, continueremo a sentir parlare di lui e delle sue stranezze made in Japan.