Tumore alla prostata, arriva in Italia chirurgia laser rivoluzionaria: come funziona
Presso alcuni centri specializzati italiani sta per essere introdotta una rivoluzionaria tecnica mininvasiva – chiamata chirurgia focale – per trattare i sempre più diffusi tumori della prostata, in particolar modo quelli diagnosticati allo stadio iniziale. L'approccio, basato su un laser non termico a bassa potenza, offre ai pazienti molteplici benefici rispetto ai tradizionali interventi radicali, determinando anche una riduzione significativa degli effetti collaterali post operatori. Ad elencarne i vantaggi gli urologi della Società Italiana di Urologia (SIU), riunitisi nel 91° Congresso annuale attualmente in corso di svolgimento a Riccione, in provincia di Rimini.
La terapia fotodinamica si basa su un laser che brucia e necrotizza le cellule tumorali preservando il tessuto sano circostante. Nel caso di piccoli tumori allo stadio iniziale (entro un diametro di 5 millimetri) sono le stesse fibre ottiche utilizzate per uccidere le cellule malate a poterli asportare. La terapia poco invasiva, spiegano gli esperti, consente di ridurre i tumori a uno stadio a favore della sorveglianza attiva, abbattendo anche il rischio che possano svilupparsi neoplasie di grado superiore. Il tempo libero dalla malattia e la progressione del tumore sono fattori migliorati sensibilmente dalla chirurgia focale, come dimostrato dal trial clinico PCM301, i cui risultati sono stati presentati in seno al meeting di Riccione (13-16 ottobre 2018).
Tra gli altri vantaggi del nuovo trattamento poco invasivo vi sono la riduzione significativa dei tempi operatori (una sola ora e mezza sotto “i ferri”) e l'esecuzione della tecnica in regime ambulatoriale. Ciò determina un ridotto impatto emotivo nei pazienti, spesso provati dai cicli delle terapie tradizionali. Il netto miglioramento nella qualità della vita risiede anche nell'abbattimento degli effetti collaterali dopo l'operazione, come una diminuzione (o addirittura l'eliminazione) del dolore e il rapido recupero della funzione erettile e della minzione, normalmente compromesse in seguito a un intervento di chirurgia radicale e per le quali è necessario un lento e faticoso recupero.
“La chirurgia focale – ha spiegato il dottor Giuseppe Morgia, responsabile scientifico della SIU e direttore del Dipartimento di Urologia del Policlinico di Catania – è la prima terapia fotodinamica conservativa e mininvasiva che impiega un laser non termico a bassa potenza in grado di necrotizzare (ovvero di uccidere) le cellule tumorali, preservando il tessuto sano circostante, tramite un processo di fotoattivazione. Grazie alla capacità del laser di attuare in tempi rapidissimi una occlusione vascolare è possibile asportare tumori di piccole dimensioni entro il raggio d'azione di 5mm dalle fibre ottiche stesse. La metodica è dunque ‘selettiva', idonea in pazienti con malattia allo stadio iniziale, candidati a una chirurgia conservativa, che non richiede cioè l'asportazione dell'intera ghiandola prostatica (chirurgia radicale) e rispondenti ad altri parametri prognostici favorevoli”.