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Trovato il gene che può rallentare l’Alzheimer di 17 anni

Uno studio, effettuato su 5.000 individui provenienti dalla stessa famiglia in Colombia, ha permesso di identificare i geni che accelerano e rallentano, di 17 anni, lo sviluppo dell’Alzheimer.
A cura di Zeina Ayache
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Gli scienziati dell'Australian National University, guidati dal professor Mauricio Arcos-Burgos della John Curtin School of Medical Research (JCSMR), hanno identificato un gruppo di 9 geni che giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'Alzheimer, una malattia neurodegenerativa che colpisce più di 35 milioni di persone al mondo, una cifra destinata a salire entro il 205 quando si prevede che i malati saranno 1 su 85 individui. Per giungere a questa scoperta, i ricercatori hanno analizzato 5.000 persone provenienti dalla Colombia (Paisa) dove una particolare famiglia è affetta da un tipo di Alzheimer ereditario. Lo studio, intitolato “APOE*E2 allele delays age of onset in PSEN1 E280A Alzheimer’s disease”, è stato pubblicato su Molecular Psychiatry.

I dati raccolti dai ricercatori si sono concentrati sia sulle caratteristiche genetiche dei soggetti partecipanti, sia sui fattori ambientali. Lo studio ha permesso di ripercorrere la storia della famiglia colombiana fino a 500 anno fa, quando si introdussero per la prima volta sul territorio.

Secondo le analisi effettuate, queste persone, che di solito già a 45 anni soffrono di Alzheimer, sono dotate di 9 geni che, a seconda dei casi, assumono “comportamenti” opposti. Infatti, mentre in alcuni soggetti accelerano il processo neurodegenerativo, in altri lo rallentano fino a 17 anni. Responsabile del rallentamento sarebbe proprio il gene APOE E2, Apolipoproteina sintetizzata dal fegato che ha la funzione di trasportatore lipidico.

Considerando quanto sia improbabile prevenire l'insorgere dell'Alzheimer, Arcos-Burgos sostiene che “potrebbe essere più efficace rallentare il processo della malattia”. Ora che questi geni sono stati identificati, resta da capire come “utilizzarli” per poter intervenire sull'Alzheimer. Per questo però non ci resta che attendere studi futuri.

[Foto copertina di PROGarry Knight]

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