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Tripofobia, la paura dei buchi è solo ‘schifo’: per curarla non serve lo psichiatra

Ricercatori americani hanno dimostrato che le immagini con pattern ripetuti e circolari alla base della tripofobia scatenano una reazione di disgusto e non di paura. Lo hanno determinato misurando la dilatazione della pupilla.
A cura di Andrea Centini
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La tripofobia, comunemente nota come “paura dei buchi”, si manifesta con una risposta fisiologica molto più vicina a quella del disgusto che a quella della paura. In altri termini, secondo gli scienziati dell'Università Emory di Atlanta (Stati Uniti) che hanno condotto la ricerca, la tripofobia non sarebbe una vera e propria fobia. Del resto questo disturbo, legato a un'avversione per le immagini e gli oggetti che presentano pattern circolari ripetuti – come un innocuo baccello di loto o le bollicine del caffè -, non è ancora riconosciuto ufficialmente nel “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” dell'American Psychological Association, tuttavia ne soffrono moltissime persone, e diversi studi sono stati condotti per inquadrarlo correttamente. Ora è stata osservata una risposta fisiologica – il restringimento delle pupille – che potrebbe finalmente far luce sulla condizione.

Gli studiosi, coordinati dagli psicologi Stella F. Lourenco e Vladislav Ayzenberg, hanno coinvolto due gruppi di studenti (da 41 e 44 partecipanti rispettivamente) e li hanno sottoposti alla visione di alcune immagini. Venti rappresentavano animali pericolosi come ragni e serpenti; venti erano in grado di suscitare repulsione nei tripofobici (come i suddetti baccelli del loto); altre venti erano invece immagini di controllo, con animali innocui e schemi ripetitivi ad alto contrasto non associati alla tripofobia. Durante l'osservazione delle immagini i partecipanti sono stati monitorati con una tecnologia di eye tracking, in grado di determinare anche l'ampiezza dell'apertura pupillare.

Com'è noto, le dimensioni della pupilla variano in base alla situazione, e quando si è impauriti e il corpo si prepara al ‘combatti o fuggi' si dilata, in associazione a un aumento del battito cardiaco e ad altri parametri fisiologici. Questa reazione è guidata dal sistema simpatico, ed è stata rilevata nei partecipanti impegnati nell'osservazione delle immagini con animali pericolosi. I ricercatori si aspettavano che le immagini in grado di scatenare la tripofobia avrebbero innescato una reazione simile, ma in realtà la pupilla dei partecipanti si è ristretta e il loro battito cardiaco è diminuito; questo tipo di risposta è guidato dal sistema parasimpatico ed è compatibile con quella del disgusto. “In superficie, le immagini di animali pericolosi e i raggruppamenti di buchi suscitano entrambi una reazione avversa”, ha sottolineato il professor Ayzenberg. “I nostri risultati, tuttavia, suggeriscono che le basi fisiologiche per queste reazioni sono diverse, anche se l'avversione generale può essere radicata in proprietà visive spettrali condivise”, ha aggiunto il ricercatore.

In uno studio del 2013 chiamato “Fear of Holes” condotto dall'Università di Essex si propose una base evolutiva della tripofobia, che sarebbe stata legata dalla paura ancestrale verso pericoli come ragni, serpenti e alveari di calabroni, che presentano pattern ripetuti circolari. In una ricerca dell'Università del Kent, d'altro canto, gli scienziati hanno trovato un legame più stretto col disgusto e la repulsione, in particolar modo verso malattie infettive e raggruppamenti di parassiti che presentano anch'essi pattern circolari. La nuova indagine non ha fatto altro che mettere in luce la base fisiologica della tripofobia, che è appunto più vicina al disgusto e non alla paura. I dettagli dello studio americano sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PeerJ.

Se sei tripofobico ti sconsigliamo di guardare queste immagini, se non lo sai, scoprilo:

[Credit: Gellinger]

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