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Terremoto di Messina, 108 anni fa il sisma che distrusse la città siciliana

Era il 28 dicembre del 1908 quando una scossa di intensità pari a 7.2 gradi della scala Richter distrusse la città siciliana e parte di Reggio Calabria. Più di 80mila persone persero la vita, il 90 per cento degli edifici crollò in seguito al maremoto. Tra le cause, la presenza di una faglia assassina nel vicino Stretto.
A cura di Ida Artiaco
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Messina distrutta in seguito al terremoto del 28 dicembre 1908 (Wikipedia).
Messina distrutta in seguito al terremoto del 28 dicembre 1908 (Wikipedia).

Tra gli eventi più catastrofici della storia italiana dell'ultimo secolo c'è il terremoto che distrusse interamente la città di Messina, in Sicilia, e parte di Reggio Calabria. In soli 37 secondi il centro storico venne raso al suolo, il bilancio delle vittime fu pesantissimo, con circa 80mila morti su 140mila residenti, molti rimasero feriti e altri dispersi. Era il 28 dicembre del 1908: a 108 anni da quel tragico evento, è ancora ricordata come la più grave catastrofe naturale in Europa per numero di caduti, a memoria d'uomo, e del disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia colpito il nostro territorio in tempi storici.  Ecco cosa successe quel giorno e perché il sisma fu così devastante.

Cosa successe a Messina il 28 dicembre 1908

Erano le 05:21 della mattina del 28 dicembre 1908 quando una scossa di magnitudo 7.2 fu registrata a Messina, la più forte mai verificatasi in Italia. L'epicentro è stato segnalato nello Stretto di Messina. In soli 37 secondi il centro storico della città siciliana e parte della vicina Reggio Calabria furono rasi al suolo. Quella notte, poco prima del tragico evento, che resterà nella memoria di tutta l'Europa, i sismografi misero in evidenza solo la grande intensità delle scosse senza tuttavia consentire agli specialisti di individuare con certezza la specifica localizzazione. Ma nessuno avrebbe mai potuto immagine la quantità di danni materiali e il numero di vittime che quel terremoto avrebbe comportato. Soltanto a Messina ci furono, su una popolazione totale di 140mila persone, 80mila morti, e tanti altri furono i feriti e i dispersi. Tutte le vie di comunicazione furono interrotte, i cavi elettrici e del gas subirono pesanti danneggiamenti. Inoltre, a causa di un maremoto, oltre il 90 per cento degli edifici crollò.

Famosa resta la testimonianza del poeta Salvatore Quasimodo, che si trasferì in Sicilia tre giorni dopo il sisma. All'epoca aveva sette anni e seguì il padre che era capostazione e che aveva il compito di dirigere il traffico ferroviario. "Dove sull'acque viola era Messina, tra fili spezzati e macerie tu vai lungo binari e scambi col tuo berretto di gallo isolano. Il terremoto ribolle da due giorni, è dicembre d'uragani e mare avvelenato", si legge nella sua poesia "Al padre".

Vittime illustri e danni ai luoghi pubblici

Tra le vittime del terremoto ci furono numerosi personaggi illustri, figure di spicco sulle scena politica ed economica della città. Morirono il questore Paolo Caruso, il generale Cotta e il procuratore generale Crescenzo Grillo, l'ex rettore dell'Università Giacomo Macrì, tre deputati e più della metà dei componenti del consiglio comunale. Gaetano Salvemini, dal 1901 professore di storia contemporanea presso l'Ateneo messinese, perse la moglie, i cinque figli e la sorella, rimanendo l'unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia. Il prefetto Adriano Trinchieri venne ritrovato miracolosamente illeso tra le macerie del palazzo della prefettura, così come l'arcivescovo Letterio D'Arrigo Ramondini. Non rimase più nulla dell'ospedale civico, della caserme dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, della stazione ferroviaria. Danneggiamenti gravi furono anche quelli che interessarono luoghi di interesse artistico, come la Palazzata o Teatro marittimo, il Palazzo Municipale, quello della Dogana, la Chiesa di San Gregorio e il Duomo.

 La faglia assassina dello Stretto e le teorie sul terremoto del 1908

Mappa delle faglie in Italia secondo l'Ingv
Mappa delle faglie in Italia secondo l'Ingv.

Il maggiore responsabile del catastrofico sisma del 1908, e di alcuni precedenti di elevata intensità, è la cosiddetta faglia Messina-Giardini. Per molti studiosi, lo stesso Stretto, in cui è stato registrato l'epicentro delle scosse del 1908, altro non sarebbe che una depressione di natura tettonica, con una struttura denominata a "Graben", formatasi in circa 125mila anni, grazie al ripetersi di una serie di terremoti che hanno causato il progressivo allontanamento della Sicilia dalla terraferma. Inoltre, si trova, come si vede dalla mappa delle faglie che si trovano in Italia, in una zona particolarmente instabile. Qui, infatti, convergono ben tre placche continentali, che si scontrano tra di loro formando un sistema di faglie lungo più di 300 chilometri, chiamato Siculo-Calabrian Rift Zone.

In seguito al terremoto del 28 dicembre 1908, le coste siciliane e calabresi si allontanarono di circa 70 centimetri. La seconda sprofondò di 55 centimetri al di sotto del livello del mare, la prima arrivò a meno 75, realizzando il fenomeno noto come "subsidenza", causato da una faglia normale o da un sistema a doppia faglia che scorre parallelo all'asse dello Stretto. Ma la faglia generatrice del sisma, a 108 anni da quel tragico evento, ancora deve essere individuata. Secondo un'altra teoria, è possibile che al di sotto dello stretto agisca una "faglia cieca", in grado di scaricare ciclicamente l'energia accumulata dalle placche crostali generando forti terremoti. Per gli esperti dell'Ingv, il sisma di Messina e quelli di agosto e ottobre scorso che hanno distrutto gran parte del Centro Italia sarebbero "fratelli", cioè sarebbero tutti di tipo estensionale: si assisterebbe ad un sollevamento di tutta la catena appenninica e dell’arco calabro, lo stesso che ha creato le montagne e che ora si estende verso Est.

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