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Svelato il segreto del piacere della musica: amiamo il giusto mix di incertezza e sorpresa

Un team di neuroscienziati internazionale ha dimostrato che apprezziamo la musica dotata del giusto equilibrio negli accordi tra incertezza e capacità di sorprenderci. Nello studio, condotto con ottanta partecipanti, le risonanze magnetiche funzionali hanno rilevato che la musica piacevole stimola l’attività dell’ippocampo, dell’amigdala e della corteccia uditiva.
A cura di Andrea Centini
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Il piacere che sperimentiamo nell'ascoltare un brano musicale è legato alla giusta combinazione tra incertezza e sorpresa che sanno regalarci i suoi accordi. Si tratta di un equilibrio sottile tra le due componenti, e quando viene raggiunto è in grado di stimolare il circuito della ricompensa del cervello e di conseguenza farci provare piacere.

A dimostrare che il piacere musicale è intimamente connesso al giusto mix tra incertezza e sorpresa è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences di Lipsia, Germania, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di ingegneria elettronica e informatica presso la Queen Mary University di Londra, del Dipartimento di Psicologia Biologica e Medica dell'Università di Bergen (Norvegia) e del Bernstein Center for Computational Neuroscience di Berlino.

“È affascinante che gli esseri umani possano trarre piacere da un brano musicale solo in base al modo in cui i suoni vengono ordinati nel tempo. Le canzoni che troviamo piacevoli sono probabilmente quelle che presentano un buon equilibrio tra ciò che ci aspettiamo e qualcosa in grado di sorprenderci. Comprendere come la musica attiva il nostro sistema della ricompensa nel cervello potrebbe spiegare perché ascoltare la musica può farci sentire meglio quando ci sentiamo tristi”, ha dichiarato il professor Vincent Cheung, autore principale dello studio.

Ma come hanno fatto gli scienziati a svelare il "segreto" della musica piacevole? Cheung e colleghi si sono concentrati sugli 80mila accordi di centinaia di canzoni famose, tutte finite in cima alla classifica americana tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '90 del secolo scorso. Tra i brani presi in esame, Ob-La-Di, Ob-La-Da dei Beatles e Country Road di James Taylor. Dopo averle private dei testi e della melodia per "mascherarle", le hanno sottoposte – mantenendo la sola progressione degli accordi – a 80 persone. Ebbene, i neuroscienziati hanno dimostrato che i partecipanti provavano piacere quando erano certi di cosa aspettarsi dalla sequenza di accordi e restavano sorpresi, oppure quando non erano certi di cosa aspettarsi, e veniva fatto ascoltare loro qualcosa di non sorprendente.

Attraverso la risonanza magnetica funzionale gli scienziati hanno dimostrato che il piacere musicale aveva un impatto nell'attività dell'amigdala (una componente del cervello legata all'emozioni e soprattutto alla paura), nell'ippocampo (legata a memoria a lungo termine e navigazione spaziale) e nella corteccia uditiva. “In sintesi mostriamo che il piacere musicale dipende dall'interazione dinamica tra stati di aspettativa prospettici e retrospettivi. La nostra capacità fondamentale di prevedere è quindi un meccanismo importante attraverso il quale sequenze di suoni astratti acquisiscono significato affettivo e si trasformano in un fenomeno culturale universale che chiamiamo musica”, hanno dichiarato gli scienziati nel loro studio pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology.

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