Suturare le ferite con la testa delle formiche: la tecnica usata da Masai e altre tribù
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Le formiche soldato del genere Dorylus, caratterizzate da mascelle molto potenti, vengono utilizzate da alcuni popoli tribali africani come metodo tradizionale d'emergenza per suturare le ferite. La tecnica prevede che l'insetto, una volta raccolto, venga costretto a mordere i due lembi di pelle separati dal taglio. Le fauci del piccolo imenottero sono così potenti che penetrano in profondità nella carne e riescono a chiudere con forza la ferita. Dopo il morso il corpo viene staccato di netto dalla testa, che può restare nella posizione per diversi giorni come una graffetta. Naturalmente più è grande la ferita e maggiore è il numero di formiche utilizzate per suturarla. La procedura può essere eseguita più volte fino a quando non si innescano i processi di gurigione naturali.
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Non solo in Africa
La tecnica, sfruttata anche dai celebri cacciatori Masai (che vivono tra Kenya e Tanzania) e da altre tribù africane, è divenuta famosa poiché ripresa anche in una scena del film Apocalypto di Mel Gibson, benché la pellicola fosse ambientata in un villaggio Maya dello Yucatan (Messico). Del resto anche popolazioni indigene sudamericane erano solite utilizzare le teste delle formiche come punti di sutura, ma invece delle specie del genere Dorylus, che vivono in Africa e nell'Asia tropicale, sfruttavano quelle del genere Eciton, come la Eciton burchelli, una formica legionaria diffusa in America Centrale e tropicale. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Biomaterials Science, il direttore del laboratorio dei Biomateriali Ingegnerizzati dell'Università di Washington ha affermato che anche alcuni popoli dell'India utilizzano le formiche con lo stesso scopo.
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Sicurezza della tecnica
Recentemente alcune serie televisive di successo incentrate sulla sopravvivenza in natura hanno mostrato come questi insetti possano effettivamente essere utilizzati come strumento di sutura d'emergenza. Ma quanto è sicuro sottoporsi a un trattamento del genere? Come dichiarato dal biologo Daniel Kronauer del Laboratorio di evoluzione sociale e comportamento presso l'Università Rockfeller, pur non essendo a conoscenza di particolari inconvenienti o rischi specifici, c'è naturalmente da tenere in forte considerazione l'igiene. I rischi di prendersi un'infezione potenzialmente fatale sono infatti elevati, dato che le formiche sono tutto fuorché sterilizzate, e utilizzano le mascelle per uccidere e “manipolare” di tutto. Un semplicissimo kit di emergenza è dunque sensibilmente più sicuro, e nessun esploratore navigato pronto ad avventurarsi nella natura selvaggia partirebbe senza di esso. La tecnica può dunque avere un senso solo se attuata in condizioni di emergenza estreme, senza che nessuno possa davvero aiutare con un trattamento sanitario più appropriato.