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Superbatterio causa due morti a Los Angeles. Un mese fa altri 11 decessi

Il superbatterio si è diffuso attraverso le apparecchiature mediche dell’Ucla Medical Center. Sette pazienti sono sottoposti al trattamento medico, altri 180 devono eseguire un controllo per verificare l’eventuale contaminazione.
A cura di Redazione Scienze
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Apprensione per un superbatterio che ha ucciso due pazienti di un centro medico di Los Angeles e che potrebbe aver già contagiato altri degenti. Sarebbero state le apparecchiature contaminate dell'Ucla Medical Center a causare la diffusione del batterio, che, oltre ad aver colpito fatalmente i due pazienti, ne ha infettati altri sette, ora sotto trattamento medico. Il personale medico sta verificando lo stato di salute di altre 180 persone potenzialmente infette e inviato loro un kit per eseguire un test a casa. Il batterio in questione è un enterobatterio resistente ai carbapenemi, che si sarebbe diffuso durante alcune procedure endoscopiche eseguite tra ottobre 2014 e gennaio 2015.

L'Ucla ha immediatamente sottoposto a sterilizzazione le apparecchiature infette, seguendo le regole del costruttore. Ciononostante due macchinari risultavano ancora positivi al batterio e sono stati pertanto rimossi. Le procedure di sterilizzazione sono state ulteriormente intensificate, ma le autorità statunitensi stanno pensando di imporre nuove regole di manutenzione. Non si tratta infatti del primo caso di diffusione di un batterio resistente ad antibiotici, sviluppatosi in un ambiente favorevole come i macchinari di un reparto medico. Endoscopi contaminati diffusero tra il 2012 e il 2014 un ceppo batterico simile tra 32 pazienti. Sull'argomento è intervenuta anche la Food and Drug Administration, che ha osservato che il design complesso di alcune apparecchiature rende le procedure di pulizia suggerite dal costruttore del tutto inadeguate alle esigenze di sicurezza.

A gennaio si sono contati altri 11 morti a Seattle a causa di un batterio simile e altre infezioni sono state registrate in ben 47 stati Usa. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention), organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d'America, ha avvertito che nei casi più gravi, data la resistenza agli antibiotici, questo batterio può risultare fatale per oltre il 50% dei malati.

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