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Suicidi e depressione, gli adolescenti si stanno ‘autodistruggendo’ con i loro smartphone

Tra il 2010 e il 2015 negli Stati Uniti i casi di suicidio e depressione tra gli adolescenti hanno subito una preoccupante impennata, parallela alla diffusione capillare degli smartphone.
A cura di Andrea Centini
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Passare tanto tempo davanti allo schermo dello smartphone aumenta sensibilmente il rischio di depressione e suicidio, soprattutto negli adolescenti. Lo ha determinato un team di ricerca composto da psicologi dell'Università Statale della Florida e dell'Università Statale di San Diego, che ha analizzato statisticamente i drammatici dati pubblicati dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), mettendoli a confronto con quelli della diffusione dei dispositivi mobili.

Tra il 2010 e il 2015 i tassi di suicidio tra gli adolescenti tra i 13 e i 18 hanno subito un anomalo innalzamento del 31 percento. Mentre secondo un sondaggio nazionale, nella medesima fascia di età e nello stesso intervallo di tempo, i casi di depressione sono saliti del 33 percento. Questi dati diventano ancor più preoccupanti quando riguardano le sole ragazze: il tasso di suicidi è infatti salito del 65 percento, i casi di depressione grave del 58 percento e i tentativi di suicidio (o il pensiero di suicidarsi) del 14 percento. Il tutto in soli 5 anni. Gli studiosi, coordinati dai professori Jean Twenge e Thomas Joiner, hanno evidenziato una stretta correlazione dei fenomeni con la diffusione degli smartphone. Se infatti negli Stati Uniti, nel 2012, ne possedeva uno circa la metà degli adolescenti, nel 2015 questa percentuale è salita al 92 percento.

Gli psicologi hanno scoperto che ben il 48 percento degli adolescenti che trascorre cinque o più ore al giorno dietro allo schermo del telefono (e a quello di altri dispositivi elettronici) mostra comportamenti correlati al suicidio. Un dato che scende al 28 percento per quelli che vi passano meno di un'ora del proprio tempo. La ragione, ha spiegato il professor Twenge in un suo libro, risiede nel fatto che i ragazzini super-connessi di oggi sono meno “meno ribelli, più tolleranti, meno felici e completamente impreparati per l'età adulta”. Senza dimenticare gli effetti del cyber bullismo e degli effetti imprevedibili delle reti sociali su internet.

Dallo studio è emerso inoltre che la correlazione tra tasso di suicidi, depressione e schermi non è influenzata da fattori come i problemi finanziari in famiglia, la pressione dello studio o del lavoro. Inoltre, i ragazzini più impegnati nello sport e nei contatti sociali risultano sensibilmente più felici rispetto ai coetanei amanti dello smartphone e delle altre attività dietro agli schermi elettronici. Joiner e colleghi sottolineano che togliere i dispositivi ai propri figli è impensabile e ingiusto, tuttavia una limitazione a una, massimo due ore al giorno li terrebbe al sicuro dalle statistiche più infauste. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Clinical Psychological Science.

[Credit: JESHOOTS]

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