Su una scialuppa attraverso il mare Antartico: rivive l’impresa del Capitano Shackleton
Sono partiti in sei, a bordo di una scialuppa di appena sette metri che è la replica esatta di quella che servì alla storica impresa di Ernest Shackleton, ormai quasi cento anni fa: l’esploratore australiano Tim Jarvis e i cinque intrepidi (è decisamente il caso dirlo) componenti del suo team sono salpati mercoledì 23 gennaio, lasciando le coste dell’isola Elephant con la ferma intenzione di percorrere quelle circa 800 miglia nautiche (oltre 1 400 chilometri) che costarono fatica, paura ma anche salvezza al Capitano e a tutto il suo equipaggio.
Nel mare antartico
Nell'agosto del 1914 Shackleton partì a bordo della Endurance, giungendo a gennaio dell’anno successivo nel Mare di Weddel, a ridosso del continente antartico: lì la nave rimase rapidamente incastrata nel pack ed iniziò ad andare alla deriva tra i ghiacci. Ad ottobre veniva abbandonata, a novembre lo scafo era stato definitivamente distrutto, mentre l’equipaggio si trasferiva sulla banchisa in un accampamento d’emergenza portando con sé tre scialuppe di salvataggio al traino. Quando ad aprile la banchisa iniziò a sciogliersi le piccole imbarcazioni si rivelarono fondamentali per raggiungere le coste dell’isola di Elephant: pochi giorni di navigazione difficoltosa e piena di pericoli portarono gli uomini di Shackleton sulla terraferma.
Ma l’avventuroso esploratore sapeva che le probabilità di sopravvivenza erano piuttosto scarse, dal momento che difficilmente qualcuno sarebbe giunto in loro aiuto: assieme a cinque uomini e alla scialuppa che era nelle condizioni migliori decise quindi di partire per un’impresa il cui esito non poteva essere in alcun modo scontato. Dopo quindici giorni di navigazione in burrasca in direzione Georgia del Sud, toccarono terra: da lì li attendevano montagne e ghiacciai inesplorati prima di arrivare settimane dopo ad una stazione baleniera dalla quale venne organizzato il programma di soccorso per gli uomini rimasti sull'isola di Elephant. Shackleton aveva compiuto un atto eroico, memorabile e probabilmente inimitabile.
Ben diversi i presupposti con cui parte la, pur sempre avventurosa, spedizione di Jarvis che, oltre a non provenire da un anno e mezzo di gelido inverso nel circolo polare antartico, sarà anche seguito da una nave di supporto, la Australis, che consentirà ai naviganti di viaggiare con maggiore sicurezza, garantendo le comunicazioni e la possibilità di effettuare delle riprese. L'equipaggiamento e la strumentazione, invece, sono stati accuratamente selezionati per essere il più possibile vicini a quelli che usò il Capitano Shackleton, mentre la scialuppa è stata intitolata ad Alexandra, nipote dell'esploratore che ha salutato con i migliori auguri l'impresa che farà rivivere la memoria di uno dei più avventurosi e coraggiosi uomini che il mondo abbia mai conosciuto.