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Su Marte c’è un cratere nuovo

La sua comparsa potrebbe essere stata conseguenza di un impatto simile a quello verificatosi nel febbraio del 2013 a Chelyabinsk.
A cura di Nadia Vitali
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Image Credit: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona
Image Credit: NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona

Con due rover – Curiosity ed Opportunity – ancora intenti a scrutarne la superficie, con le numerose missioni che in passato ci hanno fornito dati sulle sue caratteristiche, con i telescopi spaziali che non cessano di inviare dati, il Pianeta Rosso ha per gli scienziati sempre più l'aspetto di un luogo noto, nonostante sia ancora lontano il giorno in cui sarà il piede dell'uomo a solcarlo. Eppure, tra campioni di roccia da analizzare e tracce di acqua da scovare, Marte non cessa mai di stupire: questa volta a catturare l'attenzione degli astronomi è stato un cratere di recente formazione individuato grazie alla sonda NASA Mars Reconnaissance Orbiter (MRO).

Un cratere giovane

Un "solco" dalle ragguardevoli dimensioni di 48.5 metri per 43.5, comparso sotto forma di puntino nero nelle immagini scattate dal Mars Color Imager (MARCI), parte della strumentazione della sonda incaricata di raccogliere quotidianamente i dati sulle condizioni meteorologiche del Pianeta Rosso. Sin da quando l'orbiter ha iniziato le sue osservazioni sistematiche di Marte nel 2006, il Principal Investigator di MARCI, Bruce Cantor, ha esaminato le informazioni raccolte dalla camera, andando a caccia di tempeste di sabbia e altri eventi meteorologici: gli aggiornamenti giornalieri sulle condizioni climatiche del Pianeta sono molto utili anche agli operatori di Opportunity, il rover i cui pannelli solari possono facilmente subire diminuzioni di potenza a causa dalla presenza di sabbia.

Circa due mesi fa, Cantor è stato colpito dalla visione di quel notevole puntino nero nei pressi dell'equatore, comparso in una delle sue immagini: «Non era quello che stavo cercando, stavo svolgendo la mia consueta attività di monitoraggio e qualcosa ha catturato il mio sguardo. Sembrava insolito, con i suoi raggi provenienti da una macchia centrale». Dopodiché ha iniziato ad esaminare gli scatti più vecchi, risalendo indietro di mese in mese: le immagini hanno rivelato che la macchiolina era presente già un anno fa, ma non cinque anni fa. Cercando quindi tra diverse date comprese in questo lasso di tempo, è stato alla fine possibile individuare il giorno preciso: quel punto non c'era fino al 27 marzo del 2012, è apparso la prima volta il giorno successivo.

A sinistra il 27 marzo del 2012, a destra il giorno successivo (Image Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS)
A sinistra il 27 marzo del 2012, a destra il giorno successivo (Image Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Una volta verificata la comparsa del cratere, l'area è stata puntata durante lo scorso mese con la Context Imager (CTX) e con il telescopio High Resolution Imaging Science Experiment (HiRISE), entrambi dispositivi di MRO. Dei circa 400 crateri di recente formazione marziani, questo è stato infatti il primo ad essere scoperto attraverso un'immagine di MARCI anziché con una camera a risoluzione più alta.

 Come sulla Terra

HiRISE, oltre a consentire di ottenere una resa tridimensionale dell'immagine, ha rivelato la presenza di una dozzina di crateri meno estesi attorno al principale, presumibilmente creati dai pezzi più piccoli di un asteroide esploso oppure dall'impatto secondario di materiale espulso schizzando fuori dal cratere più grande. Il telescopio ha inoltre individuato la presenza di molte frane e pendenze nel raggio di cinque miglia dall'area dell'impatto. «Il cratere principale è molto insolito, abbastanza superficiale se comparato con altri crateri recenti osservati», ha speigato Alfred McEwen Principal Investigator di HiRISE. Secondo McEwen l'oggetto entrato in collisione con la superficie marziana doveva misurare tra i tre e i cinque metri di lunghezza, ossia meno di un terzo della lunghezza stimata dell'asteroide che entrò nell'atmosfera terrestre a Chelyabinsk nel febbraio del 2013. A causa dell'atmosfera estremamente rarefatta di Marte, però, rocce spaziali di queste dimensioni si dirigono più facilmente sulla superficie del Pianeta Rosso, lasciando come segno crateri di tale larghezza: l'atmosfera assai più densa della Terra fa in modo che tali impatti costituiscano un fenomeno certamente più raro da osservare.

I cieli illuminati di Chelyabinsk, nella mattina del 15 febbraio 2013.
I cieli illuminati di Chelyabinsk, nella mattina del 15 febbraio 2013.

Insomma, a dispetto di un oggetto "piovuto" dal cielo di dimensioni assai inferiori a quelle del corpo celeste di Chelyabinsk, gli effetti su Marte sono risultati assai più disastrosi: anche se, a conti fatti, tutto si risolve nella comparsa di nuove cicatrici sul volto di quel desolato Pianeta Rosso, un tempo indicato come dimora di forme di vita diverse e minacciose, oggi conosciuto quasi palmo a palmo, anche se sempre pieno di nuove sorprese.

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