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Studente risolve il mistero della radiazione venuta dal cielo

Con una lettera al settimanale Nature, uno studente universitario americano suggerisce la soluzione a un recente “giallo” astronomico.
A cura di Roberto Paura
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Un paio di settimane fa, diverse riviste e giornali di scienza in tutto il mondo, tra cui Fanpage, avevano rilanciato uno studio di scienziati giapponesi che dimostrava come nell’VIII secolo, e precisamente intorno all’anno 775, una misteriosa “doccia cosmica” avrebbe investito la Terra. La prova era stata scoperta negli anelli di alberi secolari, che presentavano un picco anormale di isotopi radioattivi del carbonio: una quantità tale da essere coerente con l’ipotesi di un’esplosione di supernova. Tuttavia, gli studiosi non erano a conoscenza di supernove osservate in quel periodo storico: nei secoli scorsi, ogni qual volta una supernova appariva in cielo, le cronache al riguardo si sprecavano. Del resto, veder apparire una stella luminosissima visibile anche in pieno giorno è un evento davvero fuori dall’ordinario. Ma nessun documento noto riferiva di simili osservazioni 1200 anni fa, e le ipotesi alternative non sembravano essere molto convincenti.

Una croce nel cielo

Il mistero potrebbe ora trovare una soluzione, dopo il suggerimento avanzato sul prestigioso settimanale Nature da uno studente universitario americano di biochimica all’Università di California, Santa Cruz. Jonathan Allen, questo il suo nome, aveva appreso la notizia ascoltando il podcast di Nature e la prima cosa che ha fatto è stata di andare su Internet e fare una ricerca su Google. Non è andato tuttavia alla cieca. La sua vecchia passione per la storia lo ha guidato bene: Allen si era ricordato che tra le poche cronache storiche e religiose di quel periodo pubblicate in Occidente c’era la Cronaca anglosassone, redatta alla fine dell’XI secolo durante il regno di Alfredo il Grande in Inghilterra; in essa veniva narrata la storia del paese a partire dall’arrivo dei romani.

cronaca_anglosassone

Allen ha quindi cercato le pagine della Cronaca che narravano gli episodi avvenuti nell’VIII secolo su sito dell’Avalon Project, una biblioteca online di antichi documenti messa su dall’Università di Yale. Ed ecco che, in corrispondenza della data del 774 d.C., è uscito fuori un riferimento a un “crocifisso rosso” apparso nei cieli “dopo il tramonto”. Subito Allen ha pensato a un qualche fenomeno stellare: il riferimento al colore rosso avrebbe potuto indicare che la fonte fosse nascosta da una densa nube di polveri, esattamente come quella prodotta subito dopo l’esplosione di una supernova. Una supernova è lo stadio finale di una stella diverse volte più massiccia del Sole: quando esaurisce tutto il suo combustibile, la stella collassa su se stessa e l’enorme densità di materia che si concentra in prossimità del suo nucleo innesca un’immensa esplosione nucleare, che produce quantità enormi di radiazione sotto forma di isotopi radioattivi, neutrini, fotoni, raggi X e raggi gamma. Dopo aver coperto alla velocità della luce la distanza tra la supernova e la Terra, l’evento diventa visibile nei nostri cieli.

Le opinioni degli scienziati

Secondo Geza Gyuk, astronomo dell’Adler Planetarium di Chicago, che ha spesso fatto ricorso alla Cronaca anglosassone per far luce su fenomeni astronomici del passato, il passo in questione afferma con chiarezza che il “crocifisso rosso” appariva dopo il tramonto: cosa, questa, che spiegherebbe perché non fu notata da tutti. A differenza delle altre supernove, questa si sarebbe trovata dietro il Sole, così da risultare quasi invisibile se non dopo il tramonto; e la densa nuvola di polvere prodotta avrebbe inoltre ridotto fortemente la luminosità dell’esplosione, così da impedirne un’immediata identificazione come “nuova stella” (da cui il termine latino nova, e il suo accrescitivo usato dai fisici, supernova).

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Non tutti sono completamente d’accordo con questa soluzione. Donaldo Olson, fisico esperto di storia dell’astronomia all’Università del Texas, San Marcos, ricorda che le cronache antiche sono di difficile interpretazione: molto tempo fa, proprio su Nature, lo stesso riferimento della Cronaca venne citato come una delle prime descrizioni delle aurore boreali. Tuttavia, ammette che l’ipotesi di una supernova finora sconosciuta non è da buttar via. In tempi più remoti, non necessariamente tutti i fenomeni celesti trovavano posto nelle cronache del tempo, soprattutto se di difficile individuazione.

L’ipotesi della supernova resta inoltre di gran lunga preferibile rispetto a quella di una super-tempesta solare: se infatti il vero responsabile della misteriosa “doccia cosmica” fosse stato il Sole, secondo i calcoli la potenza dell’evento sarebbe stata tale da spazzare via lo strato di ozono, lasciando la Terra vulnerabile ai letali raggi cosmici. Se così fosse stato, non saremmo qui a parlarne. Peccato però che la Cronaca non ci dica esattamente in che parte del cielo apparve il “crocifisso rosso”: altrimenti sarebbe possibile puntare su quella regione di spazio i nostri radiotelescopi terresti e i più avanzati telescopi spaziali per registrare l’eco di quell’enorme esplosione, che dovrebbe ancora essere ben presente sotto forma, soprattutto, di raggi X.

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