Il caos della vita quotidiana in una città moderna è un terreno fertile per le psicosi. Gli psichiatri sanno che lo stress può scatenare disturbi mentali e la vita urbana, in particolare nelle grandi metropoli, è ampiamente percepita come stressante. Alcuni scienziati si sono posti come obiettivo quello di esaminare in che modo il cervello dei cittadini processa e fa fronte a situazioni estenuanti. La ricerca della neuroscienza in questo senso è iniziata alcuni decenni fa. Tra il 1965 e il 1997, le autorità sanitarie a Camberwell, un vivace quartiere in espansione a sud di Londra, hanno osservato che l'incidenza della schizofrenia era aumentata di molto. Questo risultato ha sollevato una domanda in molti ricercatori di quel periodo: può lo stress della vita di città aumentare il rischio di schizofrenia e di altri disturbi della salute mentale? Nel 1950, meno di un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Ora, attirato dalla prospettiva di lavoro e da molteplici opportunità, oltre la metà ha optato di trasferirsi nei quartieri delle metropoli. Oggi sono circa 450 milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di disturbi neurologici, mentali e comportamentali e queste in Europa rappresentano quasi il 20% del totale delle malattie. I disturbi mentali che comprendono schizofrenia, depressione, disturbi d’ansia, anoressia e bulimia nervosa, abuso di sostanze e di alcool e disturbi ossessivi, costituiscono un importante problema di sanità pubblica.
Neuroscienziati, geologi e fisici uniti per capire una mente stressata
Andreas Meyer-Lindenberg, direttore dell'Istituto centrale per la salute mentale in Mannheim (Germania) ha in programma un progetto tecnologicamente ambizioso presso l'Università di Heidelberg. Il piano di lavoro coinvolge anche i geologi dell’università, che hanno generato una mappa ad alta risoluzione della loro città, e i fisici dell'Istituto di tecnologia di Karlsruhe, che hanno contribuito sviluppando un dispositivo mobile che permette di monitorare le persone per una settimana mentre camminano e lavorano nei pressi della città. L’apparecchio, affidato a una serie di volontari, è in grado di riconoscere quando questi raggiungono un luogo specifico – ad esempio uno spazio verde o un incrocio particolarmente rumoroso – e immediatamente li interroga circa il loro stato d'animo o invia loro un test cognitivo da completare sul posto. Il passo successivo avviene in laboratorio dove vengono sottoposti al Functional Neuroimaging. Questa tecnologia permette di scansionare il cervello durante le sue attività, come la lettura di un testo, la visualizzazione di un’immagine, una discussione, ecc. mettendo in evidenza quali parti del cervello sono coinvolte nell’elaborazione delle emozioni e, in questo caso, nell’affrontare situazioni stressanti. Correlando i dati delle immagini con i stati d'animo in luoghi diversi, il team spera di comprendere come diversi aspetti della vita della città influenzano il cervello: se, per esempio, passeggiare per un parco ha davvero un effetto calmante o se una strada trafficata suscita in tutte le persone le stesse emozioni e attiva le stesse parti del cervello. Un lavoro di questo tipo potrebbe aiutare a individuare le zone più stressanti di una metropoli e contribuire alla pianificazione di una riqualificazione urbana, aumentando così la qualità di vita dei cittadini.
In natura lo stress ci aiuta a sopravvivere
Dal punto di vista evolutivo, una risposta fisiologica allo stress è sicuramente un requisito vantaggioso se non essenziale per la sopravvivenza. Qualsiasi minaccia, che sia un predatore o il calo delle scorte di cibo, provoca il rilascio di specifici ormoni come il cortisolo (il cosiddetto ormone dello stress) e l'adrenalina. Questi ormoni aumentano i livelli di zucchero nel sangue e il flusso del sangue ai muscoli, che vengono così riforniti con una maggiore quantità di ossigeno. La tensione arteriosa sale, il ritmo cardiaco accelera, la digestione si interrompe e i recettori del dolore sono repressi. Tutto l’organismo risponde preparando una reazione alla minaccia che può tradursi in una corsa, nella caccia o nella lotta. Da questo punto di vista, lo stress diventa quindi essenziale per l’animale in quanto lo porta ad evitare o affrontare preparato contesti pericolosi. Nel caso delle situazioni urbane, però, lo stress è una condizione continua e duratura che non sfocia in una corsa o una lotta liberatoria. Di conseguenza, lo stress non viene dissipato ma si tende invece ad accumulare. Livelli elevati di ormoni e zuccheri nel sangue per troppo tempo possono alzare la pressione sanguigna e sopprimere il sistema immunitario. Inoltre, anche se i meccanismi non sono noti, gli scienziati concordano sul fatto che lo stress grave o prolungato aumenta il rischio di malattie psichiatriche – più brutalmente in coloro che hanno una predisposizione genetica. Il numero di ottobre della rivista scientifica Nature ha dedicato uno speciale per trattare lo stress, le sue fonti, il dilemma delle grandi metropoli e offre numerosi articoli scientifici che approfondiscono gli aspetti fisiologici, chimici e genetici dello stress.
L’anatomia dello stress
Lo stress attiva principalmente due aree del cervello: l'amigdala, che elabora le emozioni, e la corteccia cingolata anteriore (ACC) dove vengono elaborati, a livello inconscio, pericoli e problemi. Entrambe hanno mostrato un'attività molto maggiore nelle persone che vivono in una metropoli. Meyer-Lindenberg pensa che questo eccesso di capacità di risposta allo stress potrebbe rendere gli abitanti delle città più inclini ad alterazioni di condizioni psichiatriche come la schizofrenia. In risposta allo stimolo dello stress, l’amigdala dà l’impulso alle ghiandole surrenali per la produzione degli ormoni dello stress, cortisolo e adrenalina. Quando il cervello percepisce che il pericolo è passato, un’altra struttura del cervello – l’ippocampo- interviene per normalizzare il sistema. Quando invece, la situazione “stressante” è continua, l’amigdala mantiene alti i livelli ormonali. Il risultato è uno stato di eccitazione persistente che alla lunga può avere conseguenze nefaste sul cervello, sul sistema cardiovascolare e gastrointestinale.