Stonehenge, svelato il mistero delle “pietre blu”: da dove e come sono state trasportate
È noto da tempo che le “pietre blu” (bluestones) del celebre monumento preistorico Stonehenge provengono dalle Colline Preseli nel Pembrokeshire, una contea del Galles sudoccidentale, tuttavia soltanto adesso sono stati individuati le cave esatte, gli strumenti e le tecniche per l'estrazione, il metodo di trasporto e la datazione. Le emozionanti scoperte, che svelano parte dei misteri dell'affascinante cerchio di pietre sulla piana di di Salisbury, sono state fatte dopo quasi un decennio di studi da un team di ricerca britannico, composto da archeologi dello University College di Londra, dell'Università Bournemouth, dell'Università di Southampton, dell'Università Highlands and Islands e del Museo Nazionale del Galles.
Strumenti e percorsi. Gli scienziati coordinati dal professor Mike Parker Pearson hanno individuato il sito di estrazione delle bluestones – composte da diabase – nelle cave di Carn Goedog e Craig Rhos-y-felin, sul versante nord delle Colline Preseli a circa 230 chilometri di distanza da Stonehenge. Nei sito gli archeologi hanno trovato rampe e piattaforme, legno bruciato, strumenti di pietra e persino un percorso interrato che probabilmente veniva sfruttato come uscita dalle cave. Una volta staccate dalla cava, molto probabilmente le pietre venivano fatte scivolare su slitte di legno e trainate con un efficiente sistema di funi. Ciò suggerisce che potrebbero essere state portate al monumento di Stonehenge via terra e non via mare, come emerso da altre ricerche. Nel sito state trovate anche castagne bruciate, un possibile “spuntino preistorico” per ricaricare le energie per spostare i pesanti megaliti, alti fino a 3 metri e con un peso compreso tra 1 e 2 tonnellate.
Date e tecniche di estrazione. Ma come hanno fatto gli uomini preistorici a estrarre pietre così grandi da una cava? Secondo Pearson e colleghi con una tecnica semplice ma molto ingegnosa. Avrebbero infatti inserito pali di legno nelle insenature attendendo che la pioggia li gonfiasse fino a far spaccare la roccia; i megaliti "pronti" sarebbero stati sganciati in tutta comodità con un gioco di funi, tiranti e piattaforme. Uno dei dettagli più affascinanti risiede nel fatto che queste cave furono “operative” tra il 3.400 e il 3.200 avanti Cristo, ma per gli archeologi Stonehenge fu eretto non prima del 2.900 avanti Cristo. Circa 4/5 secoli per percorrere “soltanto” 230 chilometri erano troppi anche per le tecnologie dell'epoca, dunque il team di Pearson sostiene che un tempo potesse esistere un altro monumento simile a Stonehenge, proprio nell'area delle colline Perseli. Successivamente sarebbe stato smontato e trasferito sulla piana di Salsbury.
Bluestones e sarsen. In origine Stonehenge aveva 80 bluestones; oggi ne restano soltanto 43. Formavano una struttura a ferro di cavallo interna e un cerchio esterno che “abbracciavano” i sarsen, i monoliti più grandi e caratteristici del monumento. Secondo un recente studio britannico alcuni di essi sarebbero stati trovati direttamente in loco, e non trasportati da altri luoghi. I dettagli sulle nuove scoperte sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Antiquity,