Splendori e miserie della presunzione
Lo studio dei comportamenti umani non può ancora dirsi una scienza esatta, bisogna ammetterlo; prova ne sono le numerose teorie, che non di rado si contraddicono tra di loro, frutto di ricerche sempre estremamente accurate, condotte per lo più da università straniere e pubblicate da prestigiose riviste scientifiche.
Così se uno studio di qualche mese fa sosteneva che il pensiero positivo celasse delle trappole nell'applicazione pratica, ora i risultati di una ricerca condotta da James H. Fowler, dell'Università della California di San Diego, e da Dominic D. P. Johnson, dell'Università di Edimburgo, sembrano voler dare invece ragione a tutti coloro i quali sopravvalutano le proprie capacità; almeno in parte.
Se la fiducia in se stessi è un fattore essenziale per raggiungere il successo in molti settori, dal lavoro allo sport, dallo studio agli affari, alcuni studiosi sostengono che addirittura la presunzione, che permette di credere di avere potenzialità migliori di quelle che effettivamente si posseggono, sarebbe profondamente vantaggiosa, giacché aiuterebbe ad aumentare le ambizioni, a tenere sempre alto il morale, ad essere tenaci e testardi, generando così quelle sorte di profezie che si "auto-avvererebbero".
Tuttavia, come sottolineato dall'articolo pubblicato sulla rivista Nature, stimare le situazioni partendo da presupposti irrealistici, non può che essere una forte spinta verso il fallimento, poiché valutazioni che partono da presupposti errati ed ottimisti, non possono che generare decisioni azzardate di dubbia riuscita; in che modo, dunque, la sovrastima di se stessi può essere in qualche modo di aiuto?
Il tutto varia a seconda dei costi e dei benefici; partendo, infatti, dal confronto tra due individui in lotta per delle risorse, ad esempio, i due scienziati hanno posto in evidenza come l'atteggiamento vincente risulta essere quello di colui il quale ritiene di essere il più forte, ignorando, però, le reali potenzialità dell'avversario, sia esso effettivamente l'individuo debole o no; detto questo, tuttavia, il discorso può essere valido solo finché i benefici derivanti da tali risorse contese siano sufficientemente ampi e superiori ai costi della competizione.Medesimo discorso, in scala, va applicato ai popoli, i quali, la storia lo dimostra, non esitano ad intraprendere guerre, quando sanno che ne avranno un tornaconto; anche qui, naturalmente, purché i costi non siano elevati, altrimenti è consigliabile ricorrere alla prudenza.
Insomma, la presunzione va bene, ma solo a certe ridotte condizioni: non conoscere la reale forza del proprio avversario, aspirare a dei benefici che siano maggiori dei costi. Altrimenti, l'evoluzione negativa della presunzione è l'estrema arroganza applicata, non di rado, dalle popolazioni delle società avanzate, che crea dei risultati che, al giorno d'oggi, sono sotto gli occhi di tutti: collassi finanziari, fallimenti politici, disastrose guerre dai costi ingiustificati.