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Spermatozoi e nanotecnologie contro il cancro: così gli ‘ibridi’ hi-tech uccidono il tumore

Gli spermatozoi potrebbero essere utilizzati come ‘cavalli di Troia’ per trasportare i farmaci anticancro direttamente nelle cellule malate.
A cura di Zeina Ayache
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Gli spermatozoi con l'aiuto delle nanotecnologie potrebbero trasformarsi in ‘cavalli di Troia' hi-tech, in pratica potremo sfruttare le loro abilità di nuotare e legarsi alle cellule uovo per ‘fecondare' le cellule malate e ucciderle dall'interno. La notizia arriva dall'Istituto Leibniz per le Nanoscienze di Dresda che ha testato questa teoria sugli spermatozoi di bovini.

La tecnica utilizzata. La tecnica sperimentata è più o meno la stessa testata su batteri-sottomarino e globuli rossi: l'idea è quella di utilizzare gli spermatozoi come navette per trasportare i farmaci anticancro direttamente nelle cellule malate. In pratica questi spermatozoi ‘ibridi' (perché modificati per portare appunto il farmaco) grazie alle loro capacità di movimento potrebbero raggiungere il tumore con facilità e qui, come accade nelle cellule uovo durante la fecondazione, liberare i farmaci all'interno delle cellule malate. “Gli spermatozoi bovini sono stati rinchiusi in una sorta di gabbietta, che li tiene agganciati alle cellule tumorali come i vecchi shuttle alla Stazione Spaziale, finché non viene rilasciato tutto il farmaco” ha spiegato Giuseppe Novelli, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.

I test effettuati. Per ora i ricercatori hanno effettuato i loro test su spermatozoi bovini, qui hanno sperimentato dei micromotori guidati da campi magnetici e i risultati mostrano che questi spermatozoi ‘hi-tech' sono effettivamente in grado di uccidere le cellule tumorali nell'80% dei casi. È chiaro che i test sono stati effettuati solo in laboratorio per ora, ma i risultati fanno ben sperare al punto da portare la sperimentazione prima sui topi e poi, se tutto dovesse andare bene, sull'uomo. “Siamo, però, ancora lontani da una possibile applicazione terapeutica. L’uso degli spermatozoi, infatti, solleva aspetti etici, legati al fatto che queste cellule, a differenza dei globuli rossi, hanno un patrimonio genetico che si eredita, un bagaglio d’informazioni che per una singola eiaculazione è pari a circa 3 volte i 2,8 milioni di volumi della biblioteca del Congresso Usa” ha spiegato Novelli.

Un'idea brillante. “È un’idea brillante, un altro esempio di come utilizzare le nanotecnologie per trasportare farmaci su bersagli specifici” ha concluso Novelli. In passato, dicevamo, sono stati utilizzati anche i globuli rossi che però hanno alcuni limiti: possono diluirsi e non raggiungono tutte i tessuti.

[Foto di American Chemical Society]

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