Sperimentazione sui macachi, scienziato coinvolto nel progetto: “Non ci sono alternative”
Alcuni macachi sono al centro di un progetto di ricerca condotto dalle università di Parma e Torino volto a studiare un fenomeno chiamato blindsight (visione cieca, letteralmente), con la speranza di trovare un possibile trattamento. In parole semplici, questa condizione – che può innescarsi dopo un ictus – risiede nella capacità di localizzare uno stimolo visivo ma non si ha consapevolezza di ciò che vede il cervello (cecità corticale). Le scimmie, che si trovano in uno stabulario dell'ateneo emiliano, saranno sottoposte a interventi chirurgici al cervello atti a replicare la condizione di blindsight; saranno dunque rese parzialmente cieche, solo da un lato e per pochi gradi del campo visivo. L'esperimento degli scienziati italiani, chiamato Lightup – Turning the cortically blind brain to see, è finito nel mirino delle associazioni animaliste, in particolar modo della LAV, la cui richiesta di sospensiva al TAR del Lazio è stata appena respinta, come annunciato dalla stessa LAV in un comunicato stampa. Per far luce sulla questione abbiamo contattato uno dei ricercatori coinvolti nell'esperimento, il professor Luca Bonini, docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica presso il Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma. Ecco cosa ci ha raccontato.
Professor Bonini, a che punto è la sperimentazione?
Il progetto è nella fase iniziale, per quanto riguarda i primati non umani. C'è una parte di addestramento durante la quale i macachi devono essere abituati all'interazione con gli sperimentatori, a eseguire i compiti che poi saranno richiesti per lo studio del difetto visivo e della modalità migliore per riabilitare la funzione e la consapevolezza visiva. È un processo lungo che richiede diversi anni e siamo nelle fasi iniziali. Che stanno procedendo anche grazie al respingimento della richiesta di sospensiva che era stata depositata al TAR.
Ci spieghi
Come anche LAV dichiara nel proprio comunicato, manca completamente l'argomentazione dei ricorrenti su quali dovrebbero essere le tecnologie e le metodologie alternative con le quali dovremmo sostituire gli animali. Ma è molto semplice la ragione per cui non l'hanno argomentato: non esistono. Il professor Tamietto (il coordinatore della ricerca NDR), che ha 44 anni, ha costruito tutta la sua carriera fino all'ordinariato grazie all'utilizzo di quelle tecniche che i sedicenti animalisti millantano essere le fantomatiche tecniche alternative, cioè la risonanza magnetica, la stimolazione magnetica transcranica e lo studio neuropsicologico dei pazienti. Sono tutte metodologie previste e incluse nel progetto di ricerca, che fa ricorso alla sperimentazione animale solo dove e per gli scopi che non possono essere raggiunti in altro modo. E nel progetto che LAV ha ottenuto dal ministero, tutte le possibili metodologie alternative sono considerate e descritte, ed è spiegato perché nessuna di queste può sostituire il modello animale per questi specifici scopi. Ed è esattamente quello che ha riconosciuto il TAR. Non è vero che spetta al Ministero della Salute la dimostrazione dell'assenza di metodologie alternative. I ricorrenti che impugnano il progetto dovrebbero dimostrare che esistono metodologie alternative. Dimostrare l'assenza, come sottolinea il TAR, è molto più difficile che sottolineare la presenza. Loro sostengono che esistono, allora sono loro che dovrebbero dirci quali sono. Noi abbiamo detto quali potrebbero essere e perché non sono utilizzabili. Perché non sono utilizzabili in modo esclusivo; sono di fatto complementari e sono previste e usate nel progetto in quanto complementari. Sarebbe legalmente inammissibile approvare un progetto se esistessero metodologie alternative. Esistono altre tecniche usate nel progetto di cui il professor Tamietto è un esperto a livello internazionale; ha ottenuto l'autorizzazione anche e soprattutto perché non ha mai fatto sperimentazione animale, fino a quando non è stato inevitabile per procedere allo studio del blindsight. Per trovare una terapia o un trattamento occorre passare attraverso la sperimentazione animale, al fine di verificare la possibilità che ha prospettato.
Qual è l'obiettivo finale della sperimentazione?
L'obiettivo è duplice. In primo luogo capire quali possono essere a livello cellulare – ed è la ragione per cui serve il modello animale, il paziente non può essere studiato fino a livello cellulare – i meccanismi di plasticità, di modificazione del cervello a seguito della lesione che possono essere potenziati da un trattamento riabilitativo, per portare al recupero della consapevolezza visiva. In secondo luogo creare le premesse per poter applicare direttamente queste conoscenze sullo sviluppo di un trattamento riabilitativo efficace. Prima sull'animale e poi, sulla scorta dei risultati dell'animale, eventualmente al paziente.
Quando saranno effettuati gli interventi sui macachi?
Non è possibile stabilire un tempo, perché le procedure di addestramento degli animali e di abituazione ai compiti sperimentali sono fatti esclusivamente con tecniche di rinforzo positivo, cioè l'animale deve deliberatamente imparare a collaborare perché riceve ricompense. Possono essere tempi molto variabili. Quindi, come definito dal progetto, c'è una sequenza di passaggi da rispettare per i quali i tempi non possono essere esattamente definiti a priori. Noi rispettiamo tassativamente il protocollo. I tempi del protocollo non sono stimabili a priori. Quindi le procedure verranno svolte non appena sarà possibile. Chiaramente si cerca di fare tutto nei tempi più contenuti possibili, ma sono gli animali che dettano le tempistiche del progetto. Non c'è nessuna forzatura, nessuna possibilità di accelerare o rallentare.
Gli animali sono davvero bloccati per ore, giorni, settimane come indicato nel comunicato LAV?
Su TG Leonardo abbiamo fatto vedere gli stabulari con le telecamere. Uno stabulario non si ristruttura nel giro di poche ore e la condizione degli animali non si modifica in poche ore. Si è potuto constatare che gli animali stanno perfettamente bene (sono quelli che utilizzeremo nel progetto). Abbiamo mostrato come vivono, dove vivono e come trascorrono la maggior parte del loro tempo. Le sessioni sperimentali avranno durate variabili, da pochi minuti all'inizio a una/due ore nella parte in cui riusciremo effettivamente a fare tutte le misurazioni e le osservazioni, non più di una volta al giorno, dal lunedì al venerdì, quindi poche ore a settimana. Gli esperimenti durano tipicamente diversi mesi. Poi è chiaro che non si utilizza necessariamente un animale per cinque anni, ma ci sono varie fasi del progetto che possono prevedere un numero diverso di animali. Noi abbiamo più volte ribadito che si cercherà di utilizzare 4 animali, che è il numero minimo indispensabile. Siccome i dati in letteratura indicano che c'è una probabilità che la lesione chirurgica non provochi il fenomeno del blindsight che vogliamo studiare, abbiamo chiesto e ottenuto l'autorizzazione per due animali ulteriori che verranno utilizzati nel caso in cui qualcuno non dovesse sviluppare il blindsight. E abbiamo anche scritto che questi animali non andrebbero sprecati ma verrebbero utilizzati come controlli, con quelli che il fenomeno di blindsight ce l'hanno. Quindi tutte le possibili evoluzioni e direzioni del progetto e degli esiti delle procedure sono state previste, descritte e argomentate, altrimenti non sarebbero state approvate.
Quale sarà il destino dei macachi?
Questi macachi verranno soppressi attraverso una procedura eutanasica. Quando le misurazioni sono finite, quando gli animali stanno ancora perfettamente bene. Non muoiono, è previsto per legge che sia vietato che debbano morire a causa delle procedure. Quindi gli animali sarebbero reintegrabili e potrebbero tranquillamente continuare a fare la loro vita, ma una delle ragioni fondamentali per cui usiamo gli animali e non i pazienti è che ci serve lo studio anatomico del cervello. E questo richiede la stessa procedura eutanasica che i veterinari utilizzano per gli animali domestici. Solo che un animale domestico diventa vecchio, si ammala, si cura e si ricura e quando non si può più curare, soffre troppo si fa l'eutanasia per ragioni umanitarie. In laboratorio l'animale subisce l'eutanasia per ragioni scientifiche. Quando sta bene, non quando sta male, o quando non può più sopportare le procedure che vengono fatte. C'è una pianificazione a priori e una giustificazione scientifica per cui l'animale viene soppresso.
Il TAR tornerà a pronunciarsi sul progetto di ricerca ad aprile
Io non credo che un tribunale amministrativo debba o possa pronunciarsi sul merito degli esperimenti. Il TAR ha imposto al Consiglio Superiore di Sanità di rilasciare le proprie relazioni entro 30 giorni. Presumo che si tratti di verificare che anche quelle relazioni siano state fatte in termini procedurali e amministrativi secondo le indicazioni di legge. Ovviamente questo non attiene alla qualità e alle caratteristiche del progetto, che di fatto sono state riconosciute anche da LAV, la quale, ottenuto il progetto, ha attaccato l'iter amministrativo. Quindi evidentemente gli stessi esperti di LAV non hanno trovato molto da sindacare sui contenuti del progetto che hanno definito ampio e corposo come di fatto è. Quindi credo che il TAR si atterrà alla verifica di tutti i documenti – incluse le relazioni del Consiglio Superiore di Sanità – che fanno parte dell'iter amministrativo di valutazione. Aggiungo che le persone che hanno firmato quelle relazioni sono di fatto persone di assoluta competenza, con dei profili scientifici di assoluto rispetto. Tra i quali ci sono anche veterinari.
Cosa può dirci sul blindsight?
Il tipo di problema che vogliamo studiare è un fenomeno correlato alla cecità corticale, il blindsight (visione cieca, traduzione letterale) è una caratteristica di un certo numero di pazienti con danno da ictus/ischemia cerebrale alla corteccia visiva, che riescono ad elaborare l'informazione con aree ovviamente non della corteccia visiva, ma con altre regioni del cervello. Non sono consapevoli di quello che effettivamente il loro cervello vede, ma riescono a evitare ostacoli, riescono a prendere oggetti. Quando il deficit prende tutto il campo visivo è come se fossero ciechi, anche se sembrano muoversi in modo normale nell'ambiente, ma spesso, come nel caso dei nostri animali, quando il danno è limitato a una metà del cervello (destro/sinistro) il problema riguarda solo una parte del campo visivo. E questi pazienti possono avere tranquillamente la patente. Perché con i movimenti oculari della testa si compensa la zona cieca del campo visivo, e con i test di laboratorio si rivela che anche la zona cieca non è in realtà del tutto cieca, ma l'informazione visiva arriva e non diventa consapevole. Lo scopo del progetto è trovare un modo con varie tecnologie applicabili anche sull'uomo (provandole prima sull'animale) per far tornare la capacità di avere la consapevolezza di ciò che si sta osservando.
La situazione della sperimentazione animale in Italia
C'è una questione di assoluta emergenza che è la legge italiana sulla sperimentazione animale, per la quale siamo a rischio di procedura di infrazione europea con conseguenti salatissime multe da parte della Comunità Europea all'Italia, se non ci uniformeremo. L'Europa nel 2010 ha approvato una direttiva europea sulla tutela degli animali utilizzati a fini scientifici che l'Italia ha recepito in modo ulteriormente restrittivo. Sebbene la direttiva includesse il contributo di organizzazioni animaliste, in Italia è stato introdotto il divieto di test sulle sostanze d'abuso (che non sono solo le droghe, ma anche i farmaci che possono provocare abuso), quindi investe un'ampia gamma di laboratori e di settori di ricerca. Abbiamo introdotto il divieto di test per gli xenotrapianti, quelle procedure con cui Rita Levi Montalcini prese il Nobel per la Medicina, che riguardano sia i trapianti d'organo che i trapianti di tessuti da una specie a un'altra. In tutti i Paesi europei viene fatto. E a questo scopo io, il professor Tamietto assieme a tre premi Nobel, AIRC, Telethon e un sacco di altre associazioni abbiamo proposto questa petizione-manifesto per opporci come comunità scientifica a questa attività lobbistica e di fatto palesemente finalizzata a incamerare soldi. La LAV si è fatta promotrice di questi divieti che sono un pericolo sia per la ricerca biomedica italiana sia dal punto di vista economico, per l'apertura di un'ennesima procedura di infrazione. Chiuderemo il manifesto il 1 dicembre e lo consegneremo al ministro (sia firme che richieste) per l'adeguamento della normativa italiana a quella europea. Non stiamo chiedendo deroghe o agevolazioni o facilitazioni di alcun genere, ma semplicemente di poter lavorare a livello ugualmente competitivo nella ricerca scientifica in ambito biomedico con tutti i colleghi europei. E poter accedere anche a quei fondi europei ai quali l'Italia versa annualmente milioni e milioni di euro, per poterli recuperare e finanziare la nostra ricerca, senza avere interi settori tagliati e vietati per attività lobbistica di stampo animalista.