Sonnambulismo, guida al disturbo di chi cammina nel sonno
Soggetti predisposti | Sintomi e cause | Bambini | Diagnosi, cure e rimedi
Il sonnambulismo è un particolare disturbo del sonno, o parasonnia, di "natura benigna", che si presenta nella prima fase del sonno, quella definita Non Rem o NRem. Chi ne soffre compie movimenti o comportamenti, a volte anche complessi, senza però averne coscienza, continuando a dormire e non ricordando nulla di quello che si è fatto il mattino seguente al risveglio: possono parlare, camminare, accendere la tv, vestirsi e uscire dalla porta di casa. Raramente, tuttavia, la durata di queste azioni può superare i 15 minuti. Il fenomeno, che resta uno dei più misteriosi in assoluto, in alcuni casi è ereditario, ma può colpire chiunque, sia adulti che bambini. Diverse sono anche le cause di questo disturbo, che variano a seconda dell'età. Nei primi anni di vita, infatti, è spesso favorito dall'insorgere di problemi respiratori durante il sonno. Vediamo nello specifico quali sono i soggetti più a rischio, l'origine e i sintomi del sonnambulismo e come curarlo insieme alla dottoressa Federica Provini, medico e ricercatore dell'Irccs Istituto Scienze neurologiche di Bologna specializzata in neurologia.
Soggetti predisposti
Il sonnambulismo è un disturbo che riguarda prevalentemente l'età evolutiva, basti pensare che tra il 15% e il 30% dei bambini ha sperimentato almeno una volta nella vita un episodio di questo tipo. In genere questo disturbo del sonno si verifica tra i 4 e gli 8 anni, per poi scomparire gradualmente durante la pubertà in maniera spontanea, senza bisogno di farmaci o di terapie ad hoc. Nell'adulto il fenomeno è più raro, solo l'1% della popolazione ne è colpita. In questo caso, "a rischio" sono soprattutto coloro che hanno ritmi di vita e di lavoro troppo serrati e stressanti, che fanno abuso di sostanze stupefacenti o che presentano un disturbo ossessivo-compulsivo della personalità. Vedremo di seguito le cause del sonnambulismo, ma possiamo anticipare che un ruolo chiave è fondamentale la predisposizione genetica.
Sonnambulismo e altre parasonnie
Spesso il sonnambulismo può essere accompagnato da un'altra parassonia, il pavor nocturnus, ma anche in questo caso non ci si deve allarmare. "Si tratta di due varianti della manifestazione dello stesso fenomeno – evidenzia la neurologa -. Capita spesso che prima di alzarsi, il sonnambulo si sieda sul letto, sbarri gli occhi e si lamenti, magari sudato e con le pupille dilatate, che visivamente è un evento mica da ridere soprattutto per i genitori dei bambini piccoli. Ma anche in questo caso l'importante è tranquillizzarsi e riaccompagnare a letto i soggetti interessati". A volte ci si chiede se parlare nel sonno sia sonnambulismo. "Spesso accade – sottolinea l'esperta -, ma questo è un fenomeno che può essere legato anche al sonniloquio, che non è una parasonnia. Di certo non è un tratto distintivo di questo disturbo del sonno".
Quali sono i sintomi e le cause del sonnambulismo
Il sonnambulismo, come abbiamo visto, è una parasonnia. "Questo è un termine generico che identifica un fenomeno fisiologico, ed è un evento che si può manifestare in un sonno normale. Si tratta di uno stato dissociato, di un cervello che dorme in un corpo che si muove", sottolinea la dottoressa Provini. Questo comportamento è tipico della fase tre del sonno Non Rem, cioè di quella più profonda in assoluto e in genere nelle prime ore della notte. Si tratta di una anomalia che preoccupa molto genitori e partner, che temono per l'incolumità dei soggetti in cui si verifica il fenomeno. Questi ultimi, però, non si accorgono di quello che stanno facendo: camminano, parlano, anche se le frasi dette non hanno spesso senso compiuto, accendono la tv, mangiano, si vestono e compiono movimenti che appaiono scoordinati tra loro, il tutto in uno stato di incoscienza. La vista e l'udito non funzionano come da svegli.
Sulle cause e sul perché si verifichi questo fenomeno, gli esperti non sono ancora giunti ad una spiegazione univoca. Dal punto di vista tecnico, si tratta di una ipereccitabilità della corteccia cerebrale, che da un lato impedisce il sonno profondo e dall'altro mantiene attivi i meccanismi di veglia e sonno. Non sono da sottovalutare, negli adulti, l'insorgere di fattori emotivi, come periodi di stress o di disagio psicologico, fattori medici, come febbre alta o infezioni, e infine l'eccessivo uso di alcol e droghe. Nei bambini, invece, spesso il fenomeno è collegato all'insorgere di problemi respiratori durante il sonno. Studi recenti hanno infine evidenziato che un ruolo chiave è giocato in questi casi dalla genetica: circa la metà delle persone che soffrono di sonnambulismo hanno almeno un familiare che ha sperimentato questi episodi.
Il sonnambulismo può essere pericoloso?
Il sonnambulismo può essere pericoloso in alcuni casi. I soggetti interessati compiono dei gesti automatici, può capitare che comincino a scendere le scale, aprano la porta di casa o escano per strada nei casi più estremi, provocandosi così dei danni inconsciamente. Il rischio è avvertito da chi sta vicino al sonnambulo, che invece non si accorge di nulla. "Durante il sonno – sottolinea Provini – il grado di contatto e di interazione con l'ambiente esterno è variabile: capita che il sonnambulo risponda a voce alle domande che gli vengono fatte, che sposti degli oggetti secondo un ordine logico, ma in genere è una possibilità molto bassa, trattandosi di una fase profonda del sonno. Svegliarli improvvisamente può essere pericoloso, proprio perché non percepiscono ciò che hanno intorno. Sono i genitori o il partner ad entrare in uno stato di tensione perché non riescono a gestire la situazione, ma assolutamente non i bambini o gli adulti in cui si verificano questi episodi".
Il sonnambulismo infantile
Quando un genitore scopre che il proprio figlio è sonnambulo non deve preoccuparsi, soprattutto perché si tratta di un disturbo provvisorio, che tende a scomparire con la crescita. Tra i comportamenti più comuni e automatici, ci sono l'andare nel letto di mamma e papà oppure in quello dei fratellini, accendere la luce, lavarsi e camminare per la casa. Siccome queste attività vengono tutte compiute ad occhi aperti, si può avere spesso l'impressione che il piccolo sia sveglio. Bisogna sfatare il mito che il sonnambulo non va assolutamente svegliato. "Il soggetto in questione – continua la dottoressa Provini – non reagisce al mondo esterno ma può ritrovarsi in uno stato di confusione e potrebbe addirittura diventare potenzialmente aggressivo. Si può provare a svegliarlo ma insistere è inutile. Per cui, l'importante è mantenere la calma, al massimo si possono accompagnare di nuovo dolcemente a letto". Al mattino, i piccoli sonnambuli non ricorderanno nulla di quanto fatto durante la notte. Per stare tranquilli, il consiglio è quello di riferire questi gesti al pediatra per inquadrare la situazione, in particolare se hanno una frequenza maggiore di due volte alla settimana e se oltre al sonnambulismo il bambino presenta anche enuresi (pipì a letto) o è particolarmente ansioso.
Diagnosi, cure e rimedi del sonnambulismo
Non trattandosi di una vera e propria malattia, non ci sono cure specifiche per questa parasonnia. "Per quanto riguarda i bambini, trattandosi di un disturbo ereditario, la terapia farmacologica è assolutamente poco indicata. Pertanto, si consiglia di rassicurare semplicemente i genitori, con una attenzione particolare all'igiene del sonno, alle tecniche di rilassamento e a stili di vita che possano rendere più sereno il sonno, così da prevenire o tenere sotto controllo il fenomeno. Ripeto, il concetto centrale è che non servono farmaci perché questa non è una malattia". In genere, l'evoluzione di questo disturbo è benigna e scompare spontaneamente nel tempo.
Un discorso diverso meritano la diagnosi e le cure del sonnambulismo negli adulti. Si dovrebbero evitare alcol e altre sostanze simili prima di andare a dormire, scegliere una stanza buia e fresca per riposare e non preferire cibi troppo speziati e pesanti per cena. "Anche in questo caso, è fondamentale la messa in sicurezza dell'ambiente in cui ci si trova e una corretta igiene del sonno. Se sono necessarie terapie, anche di tipo farmacologico, queste vanno concordate con il neurologo e cambiano a seconda delle situazioni", sottolinea Provini. Una diagnosi di tipo strumentale, come la video-polisonnografia, cioè la metodica di registrazione disponibile nei laboratori di elettroencefalografia e polisonnografia, si rende indispensabile nel caso in cui vi sia il sospetto che non si tratti di sonnambulismo ma di epilessia. "Quest'ultima – conclude la neurologa – è una vera e propria patologia, che presenta comportamenti diversi, e che non sono fisiologici, a differenza degli episodi di sonnambulismo. Prima di rivolgersi ad un medico specializzato, si possono registrare con i propri dispositivi gli episodi notturni per mostrarlo al medico competente e capire di che natura siano e come intervenire".