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Siamo fatti per viaggiare nello spazio: così reagisce e si adatta il nostro corpo

La NASA ci svela i primi dati che spiegano come il nostro corpo reagisca alla vita nello spazio: l’esperimento è stato effettuato sui gemelli identici Scott e Mark Kelly, astronauti. Vediamo insieme come è cambiato Scott nello spazio rispetto al fratello Mark in base a tre aspetti fondamentali per nostra sopravvivenza.
A cura di Zeina Ayache
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Il nostro corpo si adatta quando è nello spazio e al suo ritorno sulla Terra, questo significa che possiamo viaggiare fuori dal nostro Pianeta. La conferma della NASA arriva dopo anni di studi sui gemelli Kelly, Scott e Mark, il primo è l’astronauta che ha vissuto più tempo nello spazio: circa un anno. Vediamo insieme come gli scienziati son giunti a questa conclusione e com’è cambiato il corpo di Scott Kelly.

Terra e spazio. Innanzitutto va detto che per comprendere gli effetti dello spazio sul corpo umano, gli scienziati hanno messo a confronto i cambiamenti interni a due gemelli identici, entrambi astronauti: il primo è Scott Kelly, che ha vissuto nello spazio per 340 giorni nell’arco di diverse spedizioni, l’altro è Mark Kelly, che invece è rimasto a terra.

Le 3 differenze. Lo studio NASA si è concentrato su tre aspetti differenti, la lunghezza dei telomeri, l’attività del sistema immunitario e le variazioni dell’espressione genetica, vediamoli nel dettaglio:

  • lunghezza dei telomeri, i telomeri sono i biomarcatori dell’invecchiamento che si trovano nella parte finale dei cromosomi, in Scotti si sono allungati nello spazio per poi tornare a dimensioni normali nel giro di sei mesi una volta che l’astronauta è tornato sulla Terra, in Mark invece sono rimasti invariati per tutto il tempo
  • attività del sistema immunitario, a Scott è stato somministrato un vaccino antiinfluenzale che nello spazio ha avuto gli stessi effetti che sulla Terra, quindi il sistema immunitario ha reagito appropriatamente. Questo è importante perché un vaccino aiuta gli astronauti in caso di contagio di microbi all’interno della stazione spaziale
  • variazioni dell’espressione genetica, cioè la risposta del corpo all’ambiente che aiuta a capire quali potrebbero essere i rischi dei viaggi spaziali per la salute dell’uomo. In questo caso, nello spazio l’espressione dei geni di Scott si è modificata nello spazio per poi tornare nella norma una volta sulla Terra, eccezion fatta per una piccola percentuale di geni legati al sistema immunitario e alla riparazione del DNA

Conclusioni. “Lo studio dei gemelli ci ha fornito la prima visione molecolare integrata dei cambiamenti genetici e ha dimostrato come un corpo umano si adatti e rimanga robusto e resiliente anche dopo aver trascorso circa un anno a bordo della Stazione Spaziale Internazionale” fanno sapere dalla NASa che però sottolinea l’importanza di proseguire coi test per comprendere meglio le conseguenze dei viaggi nello spazio sul corpo umano.

Lo studio, intitolato "The NASA Twins Study: A multidimensional analysis of a year-long human spaceflight", è stato pubblicato su Science.

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