Shock anafilattico: perché una reazione allergica diventa ‘esplosiva’ fino alla morte
Quando una reazione allergica si manifesta rapidamente e con sintomatologia importante prende il nome di anafilassi o shock anafilattico, sebbene quest'ultimo termine venga talvolta associato l'evoluzione più grave dell'anafilassi. Le condizioni cliniche di chi ne viene colpito possono aggravarsi a tal punto che le conseguenze diventano potenzialmente fatali. Si stima che l'incidenza di tale evento sia aumentata sensibilmente negli ultimi decenni; basti pensare che nel 1980 l'anafilassi interessava venti persone ogni centomila, un dato più che raddoppiato nel decennio successivo, con 50 soggetti colpiti ogni centomila abitanti. Negli Stati Uniti muoiono ogni anno tra le 500 e le 1.000 persone a causa dello shock anafilattico, mentre in Italia si registrano tra i 10 e i 20 decessi solo a causa delle punture di insetto.
Cosa innesca l'anafilassi
Lo shock anafilattico nei soggetti predisposti è innescato dai cosiddetti allergeni, ai quali si può essere esposti per semplice contatto, ingestione o inoculazione. I più comuni sono gli alimenti, i farmaci e le punture di insetto, in particolar modo quelle degli imenotteri, ovvero vespe, api e soprattutto calabroni. Dal punto di vista statistico, nei bambini e negli adulti lo shock è più probabile che emerga a causa del cibo o dei farmaci, negli anziani hanno invece un impatto prominente le punture degli insetti. Tra le sostanze cosiddette “emergenti” che possono provocare una anafilassi vi è il lattice, sempre più utilizzato negli oggetti di uso comune. Uno shock anafilattico può essere innescato anche da variazioni termiche e dall'esercizio fisico, eseguito con determinate condizioni climatiche o dopo aver mangiato specifici alimenti. È infine diffuso anche il cosiddetto shock anafilattico “idiopatico”, del quale non sono note le cause scatenanti.
Cibi e farmaci: gli allergeni più comuni
L'alimento più noto associato all'anafilassi sono le arachidi, ma possono scatenare la reazione allergica anche le uova, il latte di mucca, le noci, il pesce e i crostacei, soprattutto nei bambini. Altra frutta potenzialmente a rischio per i soggetti allergici sono i kiwi, la pesche, le ciliegie e gli agrumi, mentre tra le verdure troviamo ad esempio il sedano. Anche i semi di sesamo, il riso, il grano e i ceci possono essere associati alla reazione anafilattica. In tutto si stima siano oltre un centinaio gli alimenti potenzialmente coinvolti nell'evento. Le allergie e il potenziale rischio di anafilassi non vanno assolutamente confusi con la semplice intolleranza alimentare. I farmaci, poiché somministrati per via endovenosa, sono solitamente le sostanze responsabili delle reazioni allergiche più gravi: tra quelli con maggior incidenza statistica vi sono gli anestetici, la penicillina, i miorilassanti, i FANS e i chemioterapici.
La reazione allergica
Dopo la prima esposizione ai cosiddetti allergeni, come può essere il veleno di un'ape, il sistema immunitario può sviluppare una ipersensibilità a tale sostanza, e nelle successive esposizioni c'è il rischio che risponda in maniera brusca e violenta, con una reazione allergica “esplosiva” e incontrollata, provocata dal rilascio di specifici globuli bianchi che innescano una pericolosa serie di eventi sistemici, che interessano vari organi. Lo shock anafilattico può scaturire immediatamente o nell'arco di alcune ore dall'esposizione all'allergene, e possono essere coinvolti epidermide, apparato respiratorio, apparato cardiocircolatorio, sistema digerente e sistema nervoso. I soggetti più a rischio per l'anafilassi sono quelli già colpiti da patologie atopiche (come l'eczema o l'asma) o quelli affetti da mastocitosi.
I sintomi
I sintomi scaturiti da uno shock anafilattico sono molteplici e possono presentarsi in varie combinazioni a seconda del soggetto, non c'è dunque una sintomatologia univoca. Quando compaiono tre di questi sintomi solitamente vi è diagnosi di reazione anafilattica. Tra i più ricorrenti vi sono prurito a mani e piedi e gonfiore delle pelle, orticaria, tachicardia, nausea, difficoltà respiratorie, ipotensione, senso di costrizione e angoscia, dolori addominali, perdita di coscienza, vomito, vertigini, tosse e sudorazione fredda. I rischi letali sono quelli di asfissia e arresto cardiaco, scaturito dal collasso dell'apparato cardiocircolatorio.
Trattamento e cura
Lo shock anafilattico è un'emergenza medica e come tale va trattata, con la necessità dell'intervento del servizio sanitario. Per i soggetti più a rischio è consigliabile avere sempre con sé un kit con l'autoiniettore di adrenalina, che può impedire il precipitare degli eventi più nefasti. In attesa dei sanitari il soggetto colpito dovrebbe essere sdraiato e con le gambe leggermente sollevate, tuttavia tale approccio può variare in base alle condizioni del paziente, dunque è doveroso informarsi col proprio medico curante. Una volta in ospedale i medici possono intervenire con procedure di rianimazione, fornire ossigeno con la mascherina e somministrare varie tipologie di farmaci, come la già citata adreanalina, beta-antagonisti per la respirazione, antistaminici e cortisonici. Solitamente il trattamento ospedaliero si conclude in tra le 6 e le 12 ore.
[Foto di SilasCamargo]