Sempre meno incontaminato, l'Antartide invaso da piante aliene
Esattamente un secolo fa il norvegese Roald Amundsen dava annuncio al mondo della sua impresa di conquista del Polo Sud: alla testa di un pugno di uomini che sfidò il ghiaccio ed il freddo, l'esploratore fu il primo uomo a poggiare la bandiera sul candido suolo del punto più a meridione che l'essere umano avesse mai potuto calpestare prima. Di tempo ne è passato da allora e il bianco continente non può certamente dirsi ancora quella terra vergine che, appena cento anni addietro, si offrì agli occhi stupefatti dei partecipanti alla fortunata spedizione: inquinamento e cambiamenti climatici, inevitabilmente, sono intervenuti, anche su quella che ci si augurava restasse una sorta di riserva incontaminata. Eppure, la maggior parte dei rischi per la purezza dei ghiacci antartici non proviene dalle emissioni presenti nell'atmosfera (o meglio, non solo e non in questo caso) ma anche da turisti ed amanti della natura che, inconsapevolmente, portano su di sé i pericoli.
L'invasione di «specie aliene» – Il proliferare di specie animali e vegetali al di fuori del proprio territorio di origine è un fenomeno che sta causando non pochi problemi alla biodiversità di parecchie aree e all'equilibrio globale del nostro pianeta: causa e, al tempo stesso, conseguenza dei mutamenti climatici in cui esseri viventi si diffondono creando scompensi e stravolgimenti di interi ecosistemi, talvolta influendo anche direttamente sulla vita dell'uomo come nel noto caso della febbre del Nilo il cui virus parrebbe essere stato trasportato negli Stati Uniti in un aereo, adattandosi successivamente assai bene alle nuove condizioni ambientali. Allo stesso modo, qualcosa di molto simile sarebbe in atto in Antartide: uno studio dalle firme internazionali pubblicato recentemente dalla rivista dell'Accademia delle Scienze americana PNAS si è occupato per primo di valutare in termini numerici l'impatto reale delle piante «clandestine» presenti al Polo Sud.
Oltre 2000 piante in borsa o in tasca – I risultati sono stati senza dubbio sorprendenti, in grado di rendere immediatamente manifesto come sia letteralmente impossibile compiere un'azione, seppur piccola ed eseguita con tutte le cautele, senza che le conseguenze di questa possano ripercuotersi sull'intero ambiente circostante: e se, in questo caso, il paragone con «il battito d'ali di farfalla da una parte del mondo che causa un uragano dall'altra» potrebbe essere senza dubbio esagerato, è anche vero che le 2600 piante estranee che sarebbero giunte nel latteo continente sono effettivamente tante. Tante, secondo gli stessi ricercatori, da essere perfettamente in grado di modificare l'intero ecosistema entro il 2100. Quindi un pericolo c'è, anche se questa volta c'entrano poco i gas serra o le sostanze chimiche e anche se, per lo più, i semi sono stati trasportati inconsapevolmente nelle borse, nelle tasche, nei risvolti dei pantaloni o nelle scarpe di turisti armati soltanto delle proprie migliori intenzioni.
Il rischio della conquista da parte di piante «straniere» – Insomma, stando ai risultati dello studio il rischio sarebbe più che concreto: attraverso indagini accurate, i ricercatori hanno avuto modo di verificare che, in media, ciascun individuo porta con sé 9.5 semi in grado di attecchire qualora rilasciati su un nuovo territorio. Considerando che ogni anno sono circa 33 000 i turisti che si recano in Antartide, con il proprio personale «carico» di semi intrappolati nel vestiario, contro i 7000 scienziati che operano sull'area, si comprende come la situazione meriti certamente un occhio di riguardo. Anche perché alle stime e alle statistiche rispondono i dati reali, con i recenti ritrovamenti di vegetali «stranieri» effettuati nella penisola antartica occidentale che confermano le preoccupazioni sollevate dai ricercatori.
I pericoli per il futuro – La tendenza alla diffusione sarebbe già iniziata e, oltretutto, potrebbe rapidamente espandersi verso il mare di Ross e le regioni costiere orientali: in particolare il dito è puntato contro semi provenienti da aree più fredde che, nel corso degli spostamenti dei visitatori, vengono a trovarsi in climi meno rigidi, imbattendosi così ancor più facilmente in condizioni adatte ad attecchire in un territorio nuovo, minacciando le altre specie esistenti. Insomma, partendo dai modelli elaborati dagli scienziati, che propongono una prospettiva preoccupante del 2100 in cui anche le regioni più remote verrebbero inevitabilmente stravolte nella propria biodiversità, passando per i rinvenimenti effettivi di «specie aliene» in alcune aree del continente bianco, si comprende come la situazione meriterebbe cure ed attenzioni adeguate: del resto, se fino a cento anni fa l'Antartide era totalmente incontaminato, si capisce come gli sforzi per preservarne intatta la purezza potrebbero risultare maggiori di quanto accadrebbe con altre aree del pianeta.