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Segnali incoraggianti dal recupero post-Covid dei pazienti con malattia grave

Lo indicano i risultati preliminari di due studi presentati in occasione di un incontro dell’European Respiratory Society: “Alcuni pazienti che hanno sviluppato polmonite interstiziale si riprendono poche settimane dopo aver lasciato l’ospedale, con un miglioramento anche in termini di sintomatologia”.
A cura di Valeria Aiello
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Alcune forme di Covid-19 possono causare problemi di salute che si protraggono anche per mesi. Lo suggeriscono diverse ricerche, indicando che una parte dei pazienti – ufficialmente guariti e negativi al tampone – può continuare a soffrire di sintomi persistenti che impediscono di tornare a svolgere le attività quotidiane come prima. A New York, ad esempio, in un centro per l’assistenza post-Covid al Mount Sinai, almeno due terzi dei pazienti ricoverati in terapia intensiva, hanno richiesto un intenso esercizio fisico per recuperare una buona condizione di salute. I risultati preliminari di due nuovi studi, presentati in occasione di un incontro dell’European Respiratory Society, hanno però offerto un barlume di speranza per i pazienti che hanno sperimentato lunghi ricoveri in ospedale e in terapia intensiva.

Segnali incoraggianti dal recupero post-Covid

Una delle conseguenze più serie dell’infezione da coronavirus, e in particolare di Covid-19, è la polmonite interstiziale, una patologia molto complessa che nei mesi successivi all’infezione da Sars-Cov-2 può determinare alterazioni fibrotiche a livello polmonare, cioè cicatrici che possono evolvere provocando un’insufficienza respiratoria cronica. I sintomi, che differiscono da persona a persona e possono svilupparsi nel tempo, variano dall’affanno alla tosse, alla mancanza di respiro. “Ci sono però alcuni segnali di danno reversibile – ha detto il dottor Thomas Sonnweber della Clinica universitaria di Medicina interna di Innsbruck, in Austria, che insieme ai suoi colleghi sta seguendo il follow-up di 86 pazienti che hanno sviluppato forme gravi di Covid-19  – . Quando i pazienti sono stati dimessi dall'ospedale, l’88% aveva danni ai polmoni ma, 12 settimane dopo, solo il 56% ha mostrato segni di lesioni” con un miglioramento anche in termini di sintomatologia. “Tossivano meno, respiravano e camminavano più facilmente, in alcuni casi con una resistenza notevolmente migliorata”.

Abbiamo visto pazienti che sono finiti su sedia a rotelle alla riabilitazione, ma hanno ricominciato a camminare – ha aggiunto la dott.ssa Rudith Löffler-Ragg, citando il caso di un uomo anziano per cui si era resa necessaria la ventilazione polmonare e che adesso è in grado di salire le scale del suo appartamento al quarto piano con soltanto una lieve mancanza di respiro. “Nonostante i suoi 78 anni e nonostante la polmonite da Covid, può farcela”.

Segnali incoraggianti sul recupero dei pazienti che sono stati costretti a letto o intubati in reparti di terapia intensiva per settimane, arrivano anche da uno studio sulla riabilitazione polmonare di 19 pazienti condotto presso il centro Dieulefit Santé in Francia. “Questi pazienti hanno passato mesi a letto e hanno perso la loro capacità muscolare e respiratoria” ha spiegato Yara Al Chikhanie, ricercatrice di Fisiopatologia polmonare presso il centro francese di riabilitazione cardio-respiratoria Dieulefit Santé e prima autrice dello studio – . Tuttavia, la maggior parte di loro sembra riprendersi dalle lesioni polmonari”.

"I polmoni possono rigenerarsi"

In un intervento a The New York Times il dottor Panagis Galiatsatos, esperto di pneumologia presso il Johns Hopkins Bayview Medical Center di Baltimora, negli Usa, ha spiegato che una volta che l’infezione da coronavirus viene sconfitta, i polmoni iniziano a rigenerarsi, utilizzando cellule specializzate e dedicate interamente alla guarigione. “Producono nuove cellule per sostituire quelle danneggiate – ha osservato Galiatsatos – . Ci sono anche altre cellule che cercano non solo di produrne delle nuove ma di promuovere il ripristino dell’architettura dei polmoni, non sono ricreandola, ma restituendola esattamente come prima”.

Come detto, in alcuni casi possono però formarsi delle cicatrici che a volte diventano permanenti. “I polmoni sanno che quel punto è danneggiato e non può partecipare allo scambio di ossigeno, per cui una porzione del flusso ematico bypassa quegli alveoli. Si chiama shunt polmonare" ha aggiunto Galiatsatos, precisando che i polmoni si adatteranno a questa nuova condizione, indirizzando il flusso alle parti sane. “La respirazione profonda e gli esercizi fisici possono aiutare questo recupero e aumentare la capacità polmonare durante qualsiasi attività”.

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