Scoperti batteri resistenti agli antibiotici sulla ISS: cosa rischiano gli astronauti
Sulla Stazione Spaziale Internazionale sono stati individuati batteri resistenti agli antibiotici del genere Enterobacter (enterobatteriacee); si tratta di microorganismi al momento non patogeni per l'uomo, ma hanno il concreto rischio di diventarlo. La scoperta è stata annunciata da un team di ricerca del Jet Propulsion Laboratory della NASA presso il California Institute of Technology (CALTECH), che ha collaborato con colleghi del Dipartimento di Fisiologia e Biofisica del Weill Cornell Medicine di New York.
Gli scienziati, coordinati dal professor Kasthuri Venkateswaran del Gruppo di biotecnologia e protezione planetaria del JPL, hanno isolato i batteri da tamponi passati dagli astronauti nella toilette e nella palestra del laboratorio orbitante. Dagli esami dei campioni, spediti sulla Terra in buste sterili all'interno di una capsula Dragon di SpaceX, gli scienziati hanno individuato 105 distinti ceppi batterici. Dopo averli analizzati nel dettaglio ne hanno trovati cinque affini a tre ceppi di Enterobacter bugandensis, una specie di recente scoperta nota per provocare infezioni ospedaliere, soprattutto nei reparti di terapia intensiva.
Come indicato, al momento questi batteri non rappresentano un pericolo per gli astronauti, tuttavia secondo Venkateswaran e colleghi hanno un elevatissimo rischio – stimato nel 79 percento – di trasformarsi in patogeni e causare malattie. Nei "batteri spaziali" sono infatti presenti 112 geni in comune con quelli dei microorganismi responsabili di malattie sulla Terra. L'aspetto più preoccupante risiede tuttavia nel fatto che si tratta di batteri resistenti agli antibiotici. Dagli esperimenti condotti in laboratorio gli Enterobacter trovati sulla ISS risultano resistenti ad antibiotici diffusi come penicillina, rifampicina, cefazolina, cefoxitina e oxacillina, oltre a mostrare un certo grado di resistenza ad altri medicinali.
Conoscere il modo in cui si sviluppano i batteri esposti alla peculiari condizioni ambientali della Stazione Spaziale Internazionale (come la microgravità) è importante non solo per la salute degli astronauti di oggi, che al momento non rischiano nulla, ma anche per quelli che in futuro saranno impegnati in missioni verso Marte e lo spazio profondo. Va inoltre considerato che le colonie batteriche possono creare dei microfilm in grado di danneggiare il funzionamento degli strumenti, dunque devono essere tenuti strettamente sotto controllo anche fra le stelle. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica BMC Microbiology.