Scoperta nuova variante indiana del coronavirus con una doppia mutazione
In India è stata scoperta una nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2. È caratterizzata da due mutazioni che potrebbero rendere il lignaggio potenzialmente più infettivo e/o letale del ceppo originale di Wuhan, sebbene al momento non vi siano evidenze scientifiche di tale rischio. Le due mutazioni sono localizzate in un'area chiave della proteina S o Spike del patogeno pandemico, ovvero sul “grimaldello biologico” che sfrutta per legarsi al recettore ACE-2 delle cellule umane, rompere la parete cellulare, riversare all'interno l'RNA virale e dare il via processo di replicazione, che è alla base dell'infezione (chiamata COVID-19).
A scoprire la nuova variante è stato la squadra dell'Indian SARS-CoV-2 Consortium on Genomics (INSACOG), un gruppo di ricerca nato dalla collaborazione di dieci laboratori nazionali e istituito alla fine dello scorso anno direttamente dal Ministero della salute e del benessere familiare indiano. Gli scienziati coinvolti nel progetto stanno sequenziando il genoma dei campioni virali estratti dai pazienti con COVID-19, con l'obiettivo di determinare la diffusione delle cosiddette “varianti di preoccupazione” (VOC) nel Paese, che conta oltre 1,3 miliardi di abitanti. Ad oggi l'INSACOG ha rilevato poco meno di 800 pazienti contagiati da queste varianti, su un totale di circa 11mila campioni virali sottoposti a campionamento genomico. Nella maggior parte dei casi si tratta di variante inglese (B.1.1.7); poche decine sono invece ascrivibili alla variante sudafricana (B.1.351) e una sola a quella brasiliana P.1, come si legge in un comunicato stampa rilasciato dal governo indiano.
Per quanto concerne la nuova variante, gli scienziati indiani riferiscono che si tratta di un “doppio mutante”: le mutazioni coinvolte sarebbero nelle posizioni E484Q e L452R. L'incidenza dei casi con queste mutazioni ha avuto un incremento rispetto al mese di dicembre, in base a quanto determinato dalle analisi dei campioni provenienti dal Maharashtra, uno Stato dell'India centro-occidentale. “Tali mutazioni conferiscono una fuga immunitaria e una maggiore infettività”, hanno scritto i ricercatori nel comunicato stampa, sebbene ancora non sia stato determinato il legame con il boom di contagi che si sta verificando nel Paese. L'India è il terzo Paese al mondo per numero di contagi complessivi (oltre 11 milioni) e il quarto per morti (160mila), e in questi giorni sta sperimentando gli incrementi più elevati dall'inizio della pandemia: nell'ultimo bollettino sono stati indicati oltre 47mila nuovi casi e 275 morti.
Ma come specificato, il coinvolgimento delle nuove varianti nella situazione epidemica in peggioramento è tutto da dimostrare, anche se una con doppia mutazione potrebbe essere particolarmente elusiva. Il virologo Shahid Jameel ha dichiarato a BBC News che in India "potrebbe esserci un lignaggio separato in via di sviluppo in India con le mutazioni L452R ed E484Q che si uniscono". "Una doppia mutazione in aree chiave della proteina Spike del virus può aumentare questi rischi e consentire al virus di sfuggire al sistema immunitario”, ha aggiunto lo scienziato. Ma andranno condotti studi approfonditi per avere tutte le conferme del caso. Ad oggi le varianti che preoccupano di più sotto il profilo del rischio della fuga immunitaria sono quelle caratterizzate dalla mutazione E484K, la sudafricana e la brasiliana, che avrebbero un certo grado di resistenza nei confronti degli anticorpi, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli legati ai vaccini. La variante inglese avrebbe invece una trasmissibilità superiore al 90 percento dei ceppi precedenti e una letalità superiore. La nuova variante con doppia mutazione verrà studiata a fondo dagli scienziati indiani per determinarne tutte le potenziali minacce.