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Scimmia paralizzata torna a camminare grazie ad un impianto wifi installato nel cervello

Per la prima volta, un macaco ha ricominciato a camminare grazie ad un impianto senza fili che bypassa le lesioni al midollo spinale. Ecco come funziona.
A cura di Zeina Ayache
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Per la prima volta nella storia, una scimmia paralizzata ha ricominciato a camminare grazie ad un impianto wifi installato nel suo cervello che comunica direttamente con le gambe bypassando la lesione del midollo spinale. Ad annunciare la notizia sono i ricercatori della Brown University che su Nature hanno pubblicato lo studio intitolato “A brain–spine interface alleviating gait deficits after spinal cord injury in primates” attraverso il quale ci spiegano come sono riusciti a dare mobilità ad un essere vivente che non riusciva più a camminare.

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Protagonista dell’esperimento è stato un macaco Rhesus con danni tali al midollo spinale da non riuscire a camminare. Essere paralizzati significa che i messaggi che partono dal cervello non arrivano all’arto che quindi non si attiva e non si muove. I segnali elettrici si originano nella corteccia motoria del cervello e viaggiano lungo la regione lombare nella parte finale del midollo spinale dove attivano i neuroni motori che coordinano il movimento dei muscoli responsabili della flessione ed estensione delle gambe.

Come bypassare l’interruzione delle comunicazioni tipiche dai danni al midollo?

I ricercatori hanno sviluppato un neurosensore wireless che manda i segnali da un chip installato nel cervello, ad un computer che li decodifica e li manda, sempre senza fili, ad uno stimolatore elettrico spinale impiantato nella zona lombare, proprio sotto alla lesione. Così facendo, il messaggio del movimento raggiunge le gambe e il macaco torna a camminare.

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Per quanto riguarda le lesioni parziali del midollo spinale, l’impianto si è dimostrato efficace subito dopo la sua attivazione. Per le lesioni più gravi, i ricercatori pensano che saranno necessari anche alcuni farmaci, ma comunque i pazienti potranno ritrovare la mobilità. Quanto a noi, per ora dobbiamo aspettare. Attualmente infatti se le informazioni sensoriali non raggiungono ancora il cervello.

[Foto copertina di EPFL di Losanna]

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