Scienziato americano scopre sequenze del coronavirus di Wuhan cancellate da un archivio
Uno dei principali misteri relativi allo scoppio della pandemia di COVID-19 è la sua origine, con due opzioni sul tavolo. La più probabile, secondo la maggior parte degli scienziati e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è quella naturale, ovvero lo spillover da parte del coronavirus SARS-CoV-2 dalla specie serbatoio/intermedia (non ancora identificata) all'uomo; la seconda, cavalcata soprattutto dall'amministrazione americana, è quella artificiale, con la fuga – deliberata o meno – del patogeno pandemico da un laboratorio di massima biosicurezza cinese, nello specifico quello di Wuhan. Ad oggi non ci sono prove definitive a sostegno dell'una o dell'altra ipotesi, tuttavia la scoperta di alcune sequenze genetiche misteriosamente cancellate e legate ai primi casi di infezione in Cina potrebbero aiutare a far luce su questa informazione fondamentale. Premettiamo che l'identificazione di queste sequenze (parziali) non ci dice affatto quale possa essere l'origine del SARS-CoV-2, ma ci indica che il virus circolava prima dello scoppio del primo grande focolaio di COVID-19, sviluppatosi nel mercato del pesce di Huanan della grande metropoli cinese. Inoltre fornisce un'altra informazione preziosa: i campioni virali analizzati dall'OMS nella sua recente indagine genomica per determinare l'origine della pandemia, non sono davvero rappresentativi di quelli che circolavano al suo inizio. Ma per capire esattamente cosa e come è stato scoperto procediamo con ordine.
Innanzitutto, a identificare le sequenze genetiche cancellate del coronavirus SARS-CoV-2 è stato il dottor Jesse D. Bloom, ricercatore presso l'Howard Hughes Medical Institute del Centro di Ricerca sul Cancro Fred Hutchinson di Seattle, nello Stato di Whashington (Stati Uniti). Circa un anno fa sono “sparite” 241 sequenze genetiche del SARS-CoV-2 da un archivio scientifico dove erano state caricate, il database Sequence Read Archive della National Library of Medicine degli Stati Uniti, facente capo ai National Institutes of Health (NIH). Lo studioso di Seattle si è accorto che erano mancanti quando si è imbattuto in un foglio di calcolo di uno studio cinese pubblicato a maggio 2020 sulla rivista PeerJ, nel quale vengono elencate proprio 241 sequenze genetiche del patogeno pandemico. Facevano tutte parte di un progetto di ricerca dell'Università di Wuhan chiamato PRJNA612766. Quando il dottor Bloom le ha cercate manualmente nel database dei NIH, ha ricevuto il messaggio che non erano presenti. Attraverso una operazione di rooting condotta su Google Clouds, una sorta di accesso privilegiato ai dati gestiti dal colosso di Mountain View, lo scienziato è riuscito a recuperare almeno parzialmente 13 delle 241 sequenze cancellate deliberatamente dal database.
L'analisi di queste 13 sequenze mostra chiaramente che sono differenti da quelle osservate nei campioni virali recuperati dai clienti del mercato di Huanan contagiati dal SARS-CoV-2, pertanto, poiché le mutazioni si accumulano replicazione dopo replicazione, lo studioso ritiene che il patogeno circolasse a Wuhan da prima che scoppiasse il famigerato focolaio di Huanan. Il dottor Bloom ha provato a contattare via mail gli autori dello studio cinese che faceva riferimento alle sequenze cancellate, ma non ha ottenuto alcuna risposta. Il mistero principale è la ragione per cui sono state cancellate dal database; il sospetto è che potessero contenere informazioni preziose circa l'origine del SARS-CoV-2. “Non esiste una ragione scientifica plausibile per la cancellazione”, ha scritto Bloom nel suo articolo pubblicato su BiorXix, perché le sequenze sono “perfettamente concordanti” con quelle dei campioni descritti nello studio cinese. “Non ci sono correzioni allo studio, il documento afferma che è stata ottenuta l'approvazione dei soggetti umani e il sequenziamento non mostra prove di contaminazione da plasmide o da campione a campione. Sembra quindi probabile che le sequenze siano state eliminate per oscurare la loro esistenza”, ha aggiunto lo scienziato.
Un dettaglio interessante delle 13 sequenze “ancestrali” estrapolate dai meandri di Google Clouds è che esse non presentano tre mutazioni rilevate invece nei primi casi del mercato di Huanan, quelli studiati dall'OMS. L'assenza di queste mutazioni chiave è indice di maggiore vicinanza genetica al genoma dei coronavirus dei pipistrelli, dai quali si ritiene sia originato il SARS-CoV-2. In parole semplici, il progenitore del patogeno che ha dato inizio alla pandemia non dovrebbe avere queste mutazioni, proprio come le sequenze scoperte da Bloom. Curiosamente, risultano più vicine ai coronavirus dei pipistrelli alcune sequenze identificate a gennaio in Cina e in altri Paesi che quelle dei pazienti del mercato del pesce di Huanan, raccolte tra fine novembre e dicembre 2019. Queste incongruenze e le misteriose cancellazioni dal database del NIH lasciano aperte molte domande, ma ancora non ci dicono nulla su come sia effettivamente originato il SARS-CoV-2. È tuttavia probabile che qualcuno sia interessato a nascondere dettagli "scomodi". Il dottor Bloom ha sottolineato che continuerà nella sua indagine, ma è importante che altri seguano il suo esempio, se si vorrà davvero scoprire com'è nato il patogeno che ha messo in ginocchio il mondo intero. I dettagli della sua ricerca “Recovery of deleted deep sequencing data sheds more light on the early Wuhan SARS-CoV-2 epidemic” sono stati pubblicati su BiorXiv e non sono ancora stati sottoposti a revisione fra pari, per la pubblicazione su una rivista scientifica.