Saturno, burrasca in vista
A dispetto dei suoi quindici anni di onorata carriera tra i satelliti e gli anelli di Saturno, la missione Cassini-Huygens non ha la minima intenzione di smettere di stupirci e di offrire agli astronomi dati e materiale su cui confrontarsi per conoscere con sempre maggiore precisione dettagli di quell'angolo remoto di Sistema Solare di cui è in esplorazione.
Gli ultimi sorprendenti rilevamenti sono stati effettuati grazie alla strumentazione CIRS (Composite Infrared Spectrometer) presente a bordo dell'orbiter Cassini che, con il suo potente occhio infrarosso, ha raccolto una sorprendente mole di informazioni riguardanti l'enorme tempesta che, a partire dalla fine del 2010, si è abbattuta sull'emisfero settentrionale di Saturno. L'immagine divulgata oggi dalla NASA mostra in arancione, rosso e verde (falsi colori) la coda finale di quella immensa turbolenza che ha interessato negli anni 2010/2011 il Pianeta con gli anelli e i cui strascichi e le cui conseguenze continuano ad essere ancora presenti.
Sulla Terra era il 5 dicembre, mentre per Saturno era primavera quando iniziò la "burrasca": una lunga primavera, in conformità ai lunghi anni del Pianeta con gli anelli che sono pari a trenta dei nostri; il solstizio che introdurrà l'estate è atteso, infatti, per il 2017. Una tempesta dalle dimensioni enormi, di fatto la più grande mai osservata nel nostro Sistema Solare, che ha innescato un vortice all'interno del quale si sono manifestati eventi estremi di una intensità sconosciuta per il nostro Pianeta. Un vortice che, nel punto massimo della propria estensione, avrebbe addirittura superato la grande macchia rossa di Giove, la vastissima (ed antichissima) tempesta anticiclonica che interessa un'ampia area posta al di sotto dell'equatore del Gigante. Attualmente, il fenomeno atmosferico è decisamente in fase calante e la violenza degli elementi scatenati va lentamente placandosi, anche se la sparizione definitiva della macchia è prevista dagli esperti soltanto per il 2013: ma i suoi effetti sono di ben più grande portata e, soprattutto, già capaci di destare interrogativi negli studiosi. Eventi giudicati particolarmente inconsueti per il Pianeta con gli anelli o che, comunque sia, non erano mai stati osservati in precedenza e, dunque, destinati ad aprire ad una nuova e più profonda comprensione delle dinamiche del Sistema Solare.
I dati della sonda, infatti, mostrano come il vortice abbia portato ad oscillazioni di temperatura insolitamente estreme, con la stratosfera di Saturno che ha sfiorato punte superiori anche di 83° kelvin rispetto alla media del Pianeta: «Il picco di temperatura è così estremo da non crederci, soprattutto in questa regione dell'atmosfera di Saturno, che è tipicamente molto stabile. Per avere sulla Terra un'escursione termica della stessa intensità, dovremmo passare dal pieno inverno di Fairbanks, in Alaska, alla piena estate del deserto del Mojave», ha spiegato Brigette Hesman dell'Università del Maryland, autrice principale dello studio.
Il secondo particolare avvenimento osservato riguarda un incremento pari a cento volte nella quantità di etilene, un gas incolore, infiammabile e dall'odore lieve: tale fenomeno, secondo quanto spiegato da Michael Flasar del Goddard Space Flight Center della NASA, costituisce una vera e propria sorpresa per Saturno dal momento che mai prima d'ora era stato individuato etilene sul Pianeta. I ricercatori sono all'opera per individuarne l'origine, escludendo per il momento la possibilità che possa trattarsi di una grossa riserva presente nelle profondità dell'atmosfera. Infine, il lavoro di Leigh Fletcher della Oxford University, basato sui dati incrociati ricavati da Cassini e dallo Space Infrared Telescope Facility sulla cima del Mauna Kea, avrebbe rilevato la presenza di un bizzarro «collare di venti che si muovono in senso orario» comprendente diversi gas, che si aggirerebbe attorno al vortice. Insomma, il materiale per indagare ancora più in profondità nei misteri di Saturno, decisamente, non manca e certamente, nel frattempo, non mancheranno neanche i nuovi dati inviati dagli occhi dei telescopi costantemente intenti a scrutare l'Universo.