Sapone magnetico, allo studio un nuovo rimedio per pulire i mari dal petrolio
Negli ultimi anni i disastri ambientali seguiti allo sversamento di immense quantità di petrolio nelle acque marine sono stati talmente tanti che stilare un bilancio globale dell'impatto subito dal nostro pianeta comporterebbe, quanto meno, un certo sconforto; si va dai più famosi, ed imponenti, come il caso della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico (di cui, ancora oggi, si pagano le conseguenze con milioni di barili di petrolio tutt'ora galleggianti nell'area) ai meno noti, in Nigeria o in Brasile, fino ad arrivare al recente naufragio del Cargo Rena in Nuova Zelanda o alle incantevoli acque dell'isola del Giglio, dove il relitto silente della Costa Concordia minaccia con i suoi serbatoi ancora ricchi di carburante. Negli ultimi anni abbiamo imparato che il rimedio a cui si ricorre in questi casi, i famigerati disperdenti chimici, non costituiscono altro se non una misura estrema dalla funzionalità, purtroppo, parecchio limitata: non mancano quanti, tra ambientalisti e tecnici, ritengono che tali solventi siano capaci di creare ulteriori danni agli ecosistemi già provati dalle emergenze ambientali.
UN SAPONE CON PARTICELLE DI FERRO – Sarà forse anche per questo che i ricercatori della Bristol University hanno scelto di dedicarsi allo studio di un nuovo sistema pulente per i mari e gli oceani gravemente danneggiati dalle maree nere; hanno creato così un particolare sapone sensibile al campo magnetico, aggiungendo atomi di ferro alla soluzione detergente. Una saponetta, nella fattispecie, dal particolare potere sgrassante che, tuttavia, risulta essere facilmente rimovibile una volta utilizzata, a cui ricorrere non solo nei casi di sversamento di greggio e combustibile, ma anche per le operazioni di bonifica di territori vessati dall'inquinamento. Le lunghe molecole che compongono il «sapone magnetico» posseggono estremità che si comportano in maniera diametralmente opposta: l'una, idrofila, è attratta dall'acqua, l'altra, idrofoba, ne prova, viceversa, repulsione; è quest'ultima ad allegare a sé le particelle grasse ed oleose, mentre la capacità di essere lavato consente al detergente di essere particolarmente tollerabile per l'ambiente, in grado di andare via senza lasciare danni irreversibili.
UNA SPERANZA PER IL FUTURO – Il professor Julian Eastoe ed il suo team hanno dissolto particelle ferrose nei tensioattivi composti da ioni di cloruro e bromuro, assai simili a quelli che, tutti i giorni, troviamo nel collutorio o negli ammorbidenti per tessuti, creando così dei «centri metallici» all'interno del detergente. Gli ultimi test, effettuati in un tubo in cui erano presenti acqua e petrolio, hanno dato risultati incoraggianti: tuttavia la sperimentazione è ancora in atto e gli studi sono tutt'ora in corso. Per il «sapone magnetico», che potrebbe intervenire per risolvere terribili catastrofi o ripulire aree funestate da sostanze dannose, forse bisognerà aspettare ancora un po': ma se i risultati saranno in linea con le premesse, allora, l'attesa non sarà stata vana.