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Sangue liquido in un puledro preistorico, è il più antico del mondo. Ora vogliono clonarlo

Un team di ricerca internazionale ha estratto dai vasi cardiaci di un puledro preistorico di 42mila anni il sangue più antico del mondo. Questo eccezionale risultato scientifico è stato possibile grazie alla perfetta conservazione della carcassa del cavallino, protetta nello strato di permafrost siberiano sino ai giorni nostri. Ora gli scienziati proveranno a clonarlo.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Università Federale Nord-Orientale/Siberian Times
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Da un puledro preistorico di 42mila anni perfettamente conservato dal permafrost della Jacuzia, la regione più fredda della Siberia, è stato estratto il sangue più antico del mondo. Si tratta di una scoperta scientifica eccezionale e un passo fondamentale verso la controversa clonazione della specie estinta, il cavallo Lenskaya o Cavallo Lena (Equus lenensis) vissuto nell'area nel tardo Tardo Pleistocene. A prelevare il sangue dai vasi cardiaci dell'animale glaciale è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università Federale Nord-Orientale (Russia) e del Mammoth Museum, che hanno collaborato con colleghi dell'Università della Jacuzia, del Sooam Biotech Research Foundation (Corea) e dell'Università di Kindai (Giappone).

Credit: Michil Yakoklev / North-Eastern Federal University
Credit: Michil Yakoklev / North-Eastern Federal University

Puledro preistorico. La carcassa del cavallino fu trovata lo scorso anno nel permafrost della cosiddetta “Porta dell'Inferno”, una profonda depressione dalla quale sono emersi altri straordinari reperti paleontologici, protetti per migliaia di anni dal permafrost. Ma il puledro fu immediatamente considerato uno degli animali glaciali meglio conservati mai scoperti; il suo corpo era infatti intatto e sembrava stesse dormendo. Morì quando aveva appena una o due settimane, dopo essere affogato in una pozza di fango (ritrovato nel suo tratto digestivo), che congelò proteggendolo fino ai giorni nostri. A poco meno di un anno di distanza dal ritrovamento gli scienziati hanno condotto l'autopsia sulla carcassa, facendo emergere dettagli sorprendenti. Gli organi sono tutti perfettamente conservati nelle loro posizioni, mentre i muscoli presentano ancora il loro caratteristico colore rossastro, come dichiarato dal dottor Semyon Grigoryev, capo del Mammoth Museum di Yakutsk. Il perfetto stato di conservazione ha permesso di estrarre il sangue liquido dai vasi cardiaci, che molto probabilmente verrà utilizzato per i preannunciati esperimenti di clonazione.

Credit: Michil Yakoklev / North-Eastern Federal University
Credit: Michil Yakoklev / North-Eastern Federal University

Jurassic Park. Esattamente come avveniva nel romanzo di Michael Crichton e nel blockbuster di Steven Spielberg da esso ispirato, il DNA di questo animale preistorico verrà sfruttato per tentarne la clonazione. Gli scienziati dovranno prima di tutto ottenere cellule vitali (non è chiaro se dal sangue o da altri tessuti), un passo chiave che fino ad oggi non ha mai dato esiti positivi con animali preistorici. Se ci riusciranno, integreranno le cellule preistoriche con quelle di una specie attualmente vivente, il cavallo coreano, discendente del cavallo mongolo che a sua volta era legato agli estinti cavalli Lenskaya. Il vero obiettivo (e il sogno) degli scienziati è quello di riportare in vita il mammut lanoso con la stessa tecnica, e il preziosissimo materiale ottenuto dal puledro servirà per affinarla e testarla sino in fondo. Benché si tratti di un progetto scientifico affascinante e irto di ostacoli, non va tuttavia sottovalutata la componente etica della questione: è giusto riportare in vita animali estinti da migliaia di anni? E nel caso si riuscisse nell'impresa, quale sarebbe il loro destino? Probabilmente, come pensano in molti, sarà quello di finire in parchi tematici, esattamente come il famigerato Jurassic Park di John Hammond.

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