San Gennaro e gli altri, storie di sangue e devozione
Qualche volta, la teca contenente i sacri grumi viene tirata fuori con il sangue già liquefatto: non esattamente il “prodigio da manuale”, quello legato all'attesa e che viene accompagnato da speranze, aspettative, timori, preghiere e litanie delle “parenti di San Gennaro”, ma pur sempre sufficiente a destare l’entusiasmo popolare di chi guarda a questo evento come portatore di un messaggio da interpretare. Perché, è noto anche ai profani e a quanti non mancano di disprezzare apertamente questa antica tradizione, il ritardo o la non riuscita del prodigio potrebbe essere un pessimo segno per l’immediato futuro della città.
Sangue e reliquie
Eppure, San Gennaro non ha mai detenuto il "monopolio" assoluto sui fenomeni di liquefazione del sangue nella città partenopea che, in verità, si svolgevano con diverse cadenze e in molte Chiese e monasteri, non soltanto di Napoli ma di tutta l'Italia Meridionale: del resto, la conservazione del sangue di un santo e martire rientra a pieno titolo nel culto delle reliquie che, soprattutto nel Medioevo, visse il suo periodo di massima espansione (con tanto di produzione, scambio e commercio di innumerevoli falsi). Il sangue è principio di vita assoluto e il suo possesso da parte di una comunità, che attorno ad esso si raccoglie per pregare ma anche per riconoscersi, significa al contempo possesso proprio di quel principio: grazie al rito, la ciclica e rassicurante liquefazione di quel sangue si traduce in una nuova possibilità per la comunità di guardare all'esistenza sotto la protezione indispensabile di qualcosa di supremo che metta al riparo dalle insidie del presente.
Ecco perché, al pari della conservazione di altri frammenti di santità, il liquido ematico è stata una delle preziose reliquie a cui nel Medioevo si guardava fiduciosi: del resto, la prima "miracolosa" liquefazione del sangue di San Gennaro si fa risalire alla fine del ‘300, quando una carestia stava mietendo morti nella città. Da allora, il culto è andato incontro ad una fama sempre maggiore, accompagnando la celebrità del Santo che, nei secoli, vide edificare in suo onore cappelle, teche e reliquiari, oltre a ricevere in dono i preziosi monili tutt'ora facenti parte di un tesoro tra i più ricchi al mondo. Voti da parte del popolo e della famiglie nobili non mancarono mai nei confronti del vescovo di Benevento. Negli ultimi decenni, il "miracolo" (in particolare quello che si verifica nel dies natalis del Santo, il 19 di settembre, perché di liquefazioni ne avvengono anche altre due) è diventato un evento anche dal punto di vista mediatico, segnalato dalle guide e dal calendario degli appuntamenti settimanali cittadino: superfluo dire che lo spirito religioso, qualora sia sopravvissuto, sarà relegato negli animi delle poche devote che pregano ed urlano verso la "faccia gialla".
Santi e liquefazioni
Ma, lontano dal trambusto di fotografi, alti prelati e alte uniformi, liquefazioni assai meno blasonate si svolgevano nella Napoli di un tempo: nel monastero delle clarisse di Piazza del Gesù, ad esempio, sarebbero custodite le reliquie di Santo Stefano portate a Napoli da San Gaudioso che, più in passato per la verità, erano oggetto del medesimo prodigio. Poco distante, sempre nel cuore della città antica, nella Chiesa di San Gregorio Armeno i resti ematici di San Lorenzo e San Giovanni Battista si liquefacevano, mentre nella Chiesa del Gesù Vecchio avveniva lo stesso per il sangue conservato di San Pantaleone e San Luigi Gonzaga con la scadenza fissa del 21 giugno. La Chiesa di Santa Maria della Redenzione dei Captivi serba il sangue di Sant'Alfonso Maria de' Liguori (noto per essere l'autore di Quanno nascette ninno, più nota nella forma Tu scendi dalle Stelle) che si scioglierebbe ogni 2 di agosto. Alcuni studiosi sostengono che anche nelle cappelle gentilizie di antichi palazzi di nobili famiglie avvenissero, nel massimo silenzio, prodigi del genere.
Tra tutti questi Santi, anche una Santa ha l'onore di un miracolo ed è, non a caso, la compatrona di Napoli, Santa Patrizia. L'agiografia la vuole discendente dell'Imperatore Costantino, fuggita ad un matrimonio che voleva imporle Costante II di Bisanzio per rispettare un voto di verginità. Abbandonato il lusso, le ricchezze e la sua terra natale, Costantinopoli, dopo aver distribuito i suoi beni ai poveri, partì alla volta della Terra Santa: ma un naufragio terribile la fece approdare sull'isolotto di Megaride, a Napoli. Qui morì poco tempo dopo in seguito ad una malattia. L'adorazione per la Santa fu sempre viva nei napoletani e le sue spoglie vennero traslate nella Chiesa di San Gregorio Armeno nel 1864 dove riposerebbero tutt'ora.
Il miracolo di Santa Patrizia è assai più frequente di quello di San Gennaro: ogni martedì mattina si può assistere alla liquefazione del sangue lungo le pareti dell'ampolla entro la quale è custodito, con il sottofondo delle preghiere delle monache; il fenomeno si ripete anche in occasione della ricorrenza della Santa, il 25 di agosto. La mistica atmosfera della Chiesa in cui avviene il prodigio, il silenzio interrotto solo dalle invocazioni dei fedeli, sembra più vicino a quanto ci si aspetta da un momento di raccoglimento nel segno della fede. Ma i tempi sono molto cambiati dall'epoca delle reliquie e, così, San Gennaro sconta la sua celebrità anche con invadenti analisi scientifiche del contenuto delle sue sacre ampolle volte a verificare che «non si tratta di un miracolo» (come se poi questo avesse una qualche importanza per la tradizione) mentre i prodigi più nascosti, quelli che non sono saliti agli onori della cronaca, continuano in silenzio o smettono di manifestarsi: tutto dipende, in fondo, da quanti hanno ancora intenzione di affidarsi ad essi per guardare con meno incertezza all'esistenza.
[Riferimento bibliografico: Mario Buonoconto, 1996]