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Rivoluzionario vaccino sperimentale a mRNA protegge dalla malattia di Lyme in test di laboratorio

Creato vaccino sperimentale a mRNA – come quelli Covid – che protegge i porcellini d’india dalla malattia di Lyme, zoonosi trasmessa dal morso delle zecche.
A cura di Andrea Centini
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I primi vaccini a RNA messaggero (mRNA) autorizzati per l'uomo sono stati quelli anti Covid di Pfizer-BioNTech e Moderna, una tecnologia nuovissima considerata rivoluzionaria. Gli esperti ritengono infatti che vaccini basati sul medesimo principio in futuro potranno essere utilizzati per combattere il cancro, la tubercolosi, la malaria, le malattie autoimmuni e numerose altre patologie. Ora, grazie a un nuovo studio preclinico, cioè non condotto direttamente sull'uomo, è stato dimostrato che i vaccini a RNA messaggero potrebbero proteggerci anche dalla malattia di Lyme o borelliosi, una zoonosi di origine batterica provocata dal morso delle zecche del genere Ixodes. Come indicato dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, la patologia colpisce ogni anno circa mille persone in Italia, molte delle quali concentrate nelle regioni del Nord Est e in particolar modo in Friuli Venezia Giulia. Negli Stati Uniti i nuovi casi sono invece circa 40mila ogni anno.

La malattia di Lyme è una patologia subdola con molteplici sintomi causati da batteri del genere Borellia, che vengono trasmessi attraverso la saliva delle zecche. Oltre a eritemi, prurito e febbre, come evidenziato dall'istituto veneto può innescare anche la comparsa di noduli a causa di una infiammazione linfocitaria pseudolinfomatosa, oltre a peculiari forme di artrite con forti dolori articolari (anche nei più piccoli), deficit motori e altre condizioni neurologiche. È dunque una malattia severa e invalidante, difficile da contrastare con terapia antibiotica soprattutto quando diagnosticata non precocemente. Per tutte queste ragioni avere un vaccino in grado di prevenirla sarebbe un traguardo molto significativo per la medicina. A mettere a punto un vaccino sperimentale basato sulla stessa tecnologia dei farmaci anti Covid è stato un team di ricerca dei National Institutes of Health (NIH) statunitensi, composto da esperti della prestigiosa Scuola di Medicina dell'Università di Yale, del Dipartimento di Medicina dell'Università della Pennsylvania e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Andaleeb Sajid, docente presso la Sezione di Malattie Infettive – Dipartimento di Medicina Interna dell'ateneo di New Haven, hanno deciso di svilupparlo per verificare se sia possibile indurre immunità al morso delle zecche, proteggendoci di conseguenza dalle malattie che ne derivano.

Come spiegato dall'esperta in un articolo pubblicato su The Conversation, i porcellini d'India che vengono morsi 2 – 3 volte dalle zecche sviluppano immunità contro di esse; quando è "operativa" le zecche non riescono più a morderli e si staccano subito dopo averci provato. Nelle persone che vengono esposte a più morsi di zecca nel corso della loro vita, si sviluppano reazioni nella zona del morso come il prurito, segnale di un processo immunitario in atto. Partendo da queste premesse, gli scienziati hanno progettato un vaccino a mRNA specifico per le proteine contenute nella saliva delle zecche. Il farmaco, chiamato 19ISP e in grado di insegnare al sistema immunitario come riconoscere 19 delle proteine contenute nella saliva della zecca Ixodes scapularis, è stato testato con successo proprio nei porcellini d'India. Gli animali vaccinati “hanno sviluppato arrossamento della pelle dopo essere stati morsi, indicando che il loro sistema immunitario è stato attivato e ha reclutato cellule infiammatorie nel sito per combattere l'infezione”, ha spiegato la dottoressa Sajid. “Come altri animali che hanno sviluppato l'immunità alle zecche dopo morsi ripetuti, le zecche non erano in grado di nutrirsi (del sangue NDR) delle cavie e si staccavano rapidamente. Nessuna delle cavie vaccinate è risultata positiva al Borrelia burgdorferi, il batterio che causa la malattia di Lyme. Al contrario, quasi la metà delle cavie non vaccinate è risultata positiva all'infezione da Borrelia”, ha chiosato la scienziata.

È stato dunque raggiunto un ottimo risultato preclinico, che spianerà la strada ai primi trial clinici dopo aver dimostrato anche la sicurezza del farmaco. Tuttavia non vi è alcuna certezza che il vaccino 19ISP sarà efficace nell'uomo come nei porcellini d'India. Lo stesso esperimento condotto sui topi, ad esempio, non ha dato i frutti sperati. Gli scienziati continueranno a testarlo su altri animali (come i conigli), inoltre proveranno a verificarne l'efficacia contro altre malattie trasmesse dalle zecche e contro più specie di questi artropodi. La speranza è che si possa arrivare a un farmaco protettivo anche per l'uomo. Un vaccino in grado di proteggere dalla malattia di Lyme e da altre zoonosi trasmesse da questi vettori sarebbe una svolta per tutti coloro che lavorano o semplicemente trascorrono del tempo all'aperto. I dettagli della ricerca “mRNA vaccination induces tick resistance and prevents transmission of the Lyme disease agent” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista Science Translational Medicine.

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