Rivoluzionaria terapia con staminali abbatte mortalità per coronavirus del 70% nei pazienti gravi
Grazie a una rivoluzionaria terapia cellulare basata su staminali, la mortalità dei pazienti critici affetti da COVID-19 (l'infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2) può essere abbattuta del 70 percento, scendendo dall'85 al 15 percento. La tecnica si basa su peculiari cellule staminali “con proprietà rigenerative, antinfiammatorie e immunoregolatorie”, che ha mostrato risultati estremamente positivi su un gruppo di pazienti finiti in terapia intensiva, intubati per la ventilazione meccanica. In questi pazienti i trattamenti standard con steroidi, antivirali, immunosoppressori e antiinfiammatori (tra i quali lopinavir, ritonavir, idrossiclorochina e tocilizumab) non avevano dato i risultati sperati.
A mettere a punto la rivoluzionaria terapia cellulare è stato un team di ricerca spagnolo guidato da scienziati dell'Università Miguel Hernández (UMH) e della Fondazione Jiménez Díaz (Università Autonoma di Madrid), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Cell Therapy Area dell'Università di Salamanca, del Grupo Español de Trasplante y Terapia Celular (GETH), dell'Università Complutense e di altri istituti, tutti riuniti sotto l'egida del progetto chiamato “BALMYS-19”. Gli scienziati, coordinati dai professori Bernat Soria, Damian Garcia-Olmo e Fermín Sanchez-Guijo, hanno sviluppato la nuova terapia anti coronavirus sulla base di ricerche condotte in precedenza, anche per affrontare a Singapore l'epidemia di SARS.
Le cellule staminali utilizzate da Soria e colleghi sono cellule stromali mesenchimali allogeniche derivate dal tessuto adiposo (adipose-tissue derived mesenchymal stromal cells o AT-MSC): dieci pazienti hanno ricevuto due dosi, con la seconda dose somministrata dopo 3 giorni; due pazienti hanno ricevuto una sola dose e un paziente ha ricevuto 3 dosi. A 16 giorni dall'infusione delle cellule staminali, oltre a non essere evidenziato alcun effetto avverso, è stato osservato un miglioramento clinico in 9 dei 13 pazienti (70 percento) trattati; sette di essi sono stati estubati e dimessi dalla terapia intensiva, quattro hanno continuato a necessitare della ventilazione meccanica (pur mostrando miglioramenti radiologici e respiratori) e due sono deceduti. Nel complesso, la terapia cellulare ha determinato una riduzione dell'infiammazione, della coagulazione e dei danni ai tessuti, sulla base dei marker biologici relativi a ciascuna condizione (citochine, D-dimero, lattato deidrogenasi), facendo aumentare al contempo la concentrazione dei linfociti T e delle cellule B. È stata così determinata una riduzione della mortalità del 70 percento.
Al momento la promettente terapia – la prima anti covid interamente prodotta in Spagna – è stata testata solo su un piccolo gruppo di pazienti critici, pertanto dovrà essere testata su un campione più ampio per avere conferme sull'efficacia. Gli scienziati sottolineano che basandosi su “farmaci vivi”, è fondamentale che la terapia venga effettuata in centri e da personale altamente specializzati. I dettagli della ricerca “Adipose-derived mesenchymal stromal cells for the treatment of patients with severe SARS-CoV-2 pneumonia requiring mechanical ventilation. A proof of concept study” – uno studio pilota – sono stati condivisi dall'Associazione Ruvid e saranno presto pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet EclinicalMedicine (l'articolo in PDF può già essere scaricato da questa pagina).