video suggerito
video suggerito

Ricordi la melodia ma non il nome di una canzone? Ecco dove nasce il problema

Capita a tutti e non si tratta certamente di una malattia, ma alcuni studiosi di neurologia hanno studiato questa difficoltà di memorizzazione, riuscendo così ad individuare l’area del cervello preposta al ricordo del nome delle melodie.
A cura di Redazione Scienze
2.518 CONDIVISIONI
Immagine

Canticchiare, ricordarsi le parole e le note, ma il titolo della canzone proprio no. E' un'esperienza che accomuna tutti e che, senza necessità di alcuna ricerca scientifica, mette in evidenza la differenza, per il nostro cervello, tra memorizzare una melodia ed il nome della stessa. Si tratta di aree di competenza così distinte che chi balbetta spesso riesce a cantare senza alcun problema. Ciò che una ricerca della Iowa University, negli Usa, ha aggiunto al dibattito è l'individuazione dell'area del cervello preposta al riconoscimento del nome delle melodie (e presumibilmente non solo di quelle). Gli studiosi hanno preso in esame un campione di 30 pazienti, suddiviso equamente in tre gruppi: (1) persone senza alcun danno al cervello, (2) cerebrolese e (3) con danni al solo lobo temporale sinistro.

Sottoposti all'ascolto di 52 melodie per un tempo di 8-15 secondi, i partecipanti hanno dovuto indicare il livello di familiarità con quella traccia musicale e il nome. I primi due gruppi hanno vantato una percentuale di risposte esatte dell'80%, mentre i pazienti con lobo frontale sinistro danneggiato si sono fermati al 50%. Secondo Amy Belfi, studente laureato in neuroscienze e primo auto della ricerca, che "il lobo temporale sinistro è una zona di convergenza che non è dedicata ad una singola modalità di stimolo", il che confermerebbe che "la zona è una regione importante per la denominazione di oggetti unici, indipendentemente dalla modalità di stimolo". Le ricerche vanno avanti, nel tentativo di individuare le diverse "specializzazioni" mnemoniche del cervello messo in rapporto con la musica. "Ci stiamo preparando – riferisce Belfi – per lo studio di pazienti con danni al lobo temporale destro partendo dall'ipotesi che potrebbero non riconoscere le melodie". E' possibile anche che i ricercatori avvalorino le proprie tesi prendendo in esame un campione più numeroso di pazienti.

2.518 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views