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Riconosci questa immagine? Se l’hai vista, forse non ci vedi bene

Una mongolfiera variopinta, stagliata al termine di una lunga strada diritta che attraversa un paesaggio di campagna. Si tratta di un’immagine che molti di coloro che si sono sottoposti a un esame della vista hanno osservato all’interno di un macchinario chiamato autorefrattometro. Ecco a cosa serve e perché è fatta proprio così.
A cura di Andrea Centini
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Chi si è sottoposto a un esame della vista, o meglio dell'acutezza visiva, ha sicuramente ben presente la curiosa immagine di copertina di questo articolo. Il soggetto principale è una mongolfiera variopinta, stagliata all'orizzonte come il sole al tramonto; si trova al termine di una lunga strada diritta con un po' di dislivello, che attraversa un paesaggio bucolico sotto il cielo azzurro. In alcuni casi al posto della mongolfiera può esserci una casa innanzi a un campo coltivato, o magari un albero, ma la composizione è più o meno sempre la medesima, poiché considerata congeniale per la visita oculistica. Per quale ragione?

A differenza dei test con le lettere di dimensioni decrescenti, come quelli per la patente, questa immagine non viene mostrata dal medico oculista attraverso un cartello, ma è osservabile all'interno di uno strumento chiamato autorefrattometro. Questo dispositivo elettronico, infatti, serve a misurare automaticamente il potere diottrico – in pratica la capacità di messa a fuoco o potere refrattivo di ciascun occhio – e fornisce una prima misurazione della nostra acutezza visiva, i cui dati dovranno essere valutati dal medico. Mentre si osserva attraverso il foro dello strumento, prima con un occhio e poi con l'altro, l'immagine della mongolfiera risulta inizialmente sfocata, per poi diventare sempre più nitida e precisa. Cosa sta succedendo?

In questo processo, che dura pochi secondi, l'oculista ci chiede di rimanere concentrati sulla mongolfiera, che trovandosi esattamente al centro dell'immagine ha lo scopo di allineare il nostro occhio per la buona riuscita del test. Insomma, se al centro dell'immagine ci fosse un animale o una persona il risultato sarebbe esattamente il medesimo. Durante i click emessi dal macchinario il fondo del nostro occhio viene “bersagliato” da un innocuo fascio di luce infrarossa, che è in grado di valutare il potere refrattivo proprio dal comportamento dell'occhio, mentre prova a mettere a fuoco l'immagine. Gli autorefrattometri utilizzano luce infrarossa e non luce visibile poiché si rende l'esame più confortevole (sia per i bambini che per gli adulti) e “permette di evitare la miosi pupillare riflessa che sarebbe inevitabilmente provocata dalla radiazione visibile”, come specificato nel documento universitario “Strumentazione optometrica e relativi principi fisici Laser Applicazioni optometiche dei laser” del professor Carlo Altucci.

Alla fine del test e delle valutazioni dell'oculista, se il fuoco risulta davanti alla retina significa che si soffre di miopia, se invece si trova dietro di essa la condizione sperimentata è l'ipermetropia, un disturbo che mette sotto costante stress gli occhi e rende difficoltosa la vista da vicino (da anziani anche da lontano). L'autorefrattometro è uno strumento sicuramente utile per la prescrizione delle lenti più adatte per il nostro disturbo, tuttavia è comunque soggetto a un certo margine di errore e può anche prendere qualche “granchio” in determinate condizioni (ad esempio se il paziente si soffre di cataratta). Pertanto la valutazione di un esperto oculista dei dati automatizzati è sempre fondamentale. Per tutti è naturalmente raccomandato un periodico controllo della vista, anche quando sembra perfetta; grazie a questo e altri esami, infatti, gli oculisti possono identificare problemi incipienti che se presi precocemente aiutano a prevenire e mitigare i disturbi legati all'avanzare dell'età.

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