Razzo cinese in caduta libera, Masi: “Rischio molto modesto, ma inaccettabile sia fuori controllo”
Lo stadio centrale del razzo cinese Long March 5b è fuori controllo da giorni e nelle prossime ore concluderà la sua caduta verso la superficie terrestre. In base agli ultimi calcoli il rientro in atmosfera dovrebbe verificarsi alle 2:24 ora italiana di domenica 9 maggio, con una incertezza di più o meno 6 ore. Ciò significa che potrebbe schiantarsi dalle 20:24 di sabato 8 maggio alle 8:24 di domenica 9. Col passare delle ore il grado di incertezza continuerà a restringersi e diventerà sempre più chiaro il potenziale luogo dell'impatto. Definirlo con sicurezza al momento non è ancora possibile a causa dell'elevatissima velocità del detrito spaziale, oltre che per le eventuali fluttuazioni orbitali indotte dall'atmosfera terrestre. Bastano pochi minuti di errore per determinare uno spostamento di migliaia di chilometri. Quando l'atmosfera si farà sufficientemente densa, l'attrito comincerà a disintegrare lo stadio del razzo, ma a causa delle ragguardevoli dimensioni – è lungo 30 metri, largo 5 metri e pesante oltre 20 tonnellate – alcuni elementi sopravvivranno e raggiungeranno la superficie del pianeta. Del resto è accaduta la stessa cosa nel maggio del 2020, quando parti di un altro stadio centrale di un identico razzo Long March 5b si schiantarono sul villaggio di Mahounou in Costa d'Avorio (non sono stati resi noti eventuali danni). In base all'analisi dell'orbita gli esperti hanno determinato che i detriti potrebbero cadere anche sull'Italia centrale e meridionale, spingendo la Protezione Civile a raccomandare ai cittadini delle Regioni del Centro-Sud di stare al chiuso, lontani da vetri e finestre e possibilmente ai piani più bassi e vicino ai muri portanti. Il rischio è comunque considerato molto basso, sebbene non possa essere escluso del tutto. Sulla vicenda del razzo cinese in caduta libera abbiamo contattato l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile scientifico del Virtual Telescope Project e primo al mondo a ottenere una fotografia del detrito spaziale in avvicinamento alla superficie terrestre. Ecco cosa ci ha raccontato.
Dottor Masi, sembra ci sia un problema specifico con i lanci effettuati dalla Cina. Non è la prima volta che “spazzatura spaziale” del Dragone rischia di far danni
Effettivamente. Negli ultimi 3 anni c'è stato anche il caso clamoroso della stazione spaziale Tiangong-1, precipitata nell'aprile del 2018. Anche in quel caso riuscii a fare una ripresa. I cinesi molte volte sono protagonisti di rientri “affascinanti”, diciamo.
Da 30 anni le principali agenzie aerospaziali internazionali evitano i rientri incontrollati di detriti spaziali con massa superiore alle 10 tonnellate, proprio per ridurre al minimo i rischi. Perché la Cina non si adegua? Lo stadio centrale di un identico razzo cadde su un villaggio della Costa d'Avorio lo scorso anno.
Sì, è già successo. O per loro questo è l'approccio standard, oppure eventuali dispositivi o procedure simil-occidentali – diciamo così – non hanno funzionato dopo il lancio.
L'impatto del 2020 passò un po' in sordina a causa della prima ondata della pandemia di COVID-19. Non curarsi – per l'ennesima volta – dei potenziali danni del rientro incontrollato di un oggetto di simili dimensioni francamente è inaccettabile. Quali sono i rischi reali secondo lei?
La probabilità che eventuali frammenti residui possano creare dei danni è veramente molto modesta. In primis semplicemente perché, se si guarda il pianeta Terra, ci si accorge subito che la maggior parte della superficie del globo terracqueo è appunto ricoperta da acque, in particolar modo dagli oceani. Di solito non si guarda mai al Pacifico. Sfogliando il mappamondo quasi mai si va a vedere la linea di cambiamento di data: c'è solo acqua a un certo punto. Per come è suddivisa la superficie terrestre la probabilità oggettiva che il sito di rientro coinvolga terre abitate è francamente modesto. Come è modesto il rischio oggettivo derivante da questi frammenti.
Anni addietro la caduta di un satellite spia russo disseminò detriti radioattivi per chilometri sul Canada. Questo stadio del razzo cinese potrebbe avere ancora del propellente al suo interno? Anche un eventuale danno ambientale non sarebbe da sottovalutare
Sarò sincero, non ho una conoscenza raffinata della tecnologia e dell'ingegneria di questo razzo, dunque non ho queste informazioni. Le mie considerazioni si riferiscono alla massa bruta dello stadio. Non mi aspetto nulla di significativo derivante dal rientro di questo razzo. Dormirò tranquillamente. Bisogna prendere spunto da queste vicende per innalzare il ragionamento a un livello più ampio, sulla gestione dello spazio per quanto riguarda gli inevitabili rifiuti.
Il razzo ha dimensioni e una massa importanti. Poiché è previsto che non si distruggerà completamente a causa dell'attrito con l'atmosfera, quali dimensioni potrebbero avere i frammenti che giungeranno al suolo?
Non posso saperlo con certezza, non essendo un ambito di mia assidua pertinenza. Per fare queste valutazioni bisogna studiare parecchio la resistenza dei materiali all'azione di sfregamento costante e crescente dell'atmosfera. Ho ascoltato e letto riferimenti di studiosi autorevoli ma nessuno ha esplicitato eventuali dimensioni specifiche.
Dunque quale lezione possiamo imparare da incidenti – più o meno deliberati – di questo genere?
A mio parere quello che è importante, al di là di una pericolosità che io comunque non ci vedo, è una questione filosofica, culturale, legata alla gestione dei detriti. Perché non porsi problemi per l'accantonamento, lo smaltimento di un oggetto di questo tipo non è giusto e non è corretto. Oltre a poter creare i problemi noti è la punta dell'iceberg della più ampia questione dei detriti spaziali. Non se ne parla abbastanza, eppure se ne dovrebbe parlare in modo proporzionale a quanto si parla di spazio. Viva Dio di spazio si parla sempre di più ed è bellissimo, perché il futuro è nello spazio. Però è importante prendersi cura anche degli effetti collaterali. È un po' come frequentare un prato o una montagna e lasciare dei rifiuti. Non è corretto. Spero che questa vicenda enfatizzi altamente la gestione dello spazio da questo punto di vista. I prodotti di scarto che derivano da missioni spaziali importanti, alle quali non bisogna assolutamente rinunciare, richiedono attenzione.
La spazzatura spaziale continua comunque ad accumularsi da molti anni, rappresentando un potenziale rischio sia in cielo che sulla Terra
La questione dei detriti è veramente di primaria importanza. Proprio perché vogliamo frequentare più spesso lo spazio, non vogliamo di certo generare situazioni di rischio. I detriti spaziali possono essere veramente pericolosissimi. Penso agli astronauti che si trovano a bordo della Stazione Spaziale Internazionale o a quando sono impegnati in un'attività extraveicolare. Concettualmente, a me non verrebbe mai in mente di riempire di rifiuti un deserto. Non è giusto intralciare i sacrosanti progetti di ricerca scientifica e metterli in pericolo da una quantità abnorme di detriti incontrollabili. Inquinare anche lo spazio dopo aver messo alle strette l'ambiente naturale della Terra mi sembra francamente una follia.
Grazie al telescopio del Virtual Telescope Project è stato il primo a scattare un'immagine dello stadio del razzo in caduta libera. Come l'ha ottenuta? Quali difficoltà ha incontrato?
Quando si tratta di riprendere un oggetto vicino come un asteroide o un satellite di questo tipo decido sempre di cimentarmi, perché mi affascina molto la possibilità di riprendere corpi celesti così estremi. Sia dal punto di vista della modesta distanza da noi e di riflesso anche per la elevata velocità apparente con cui si muovono tra le stelle. Riprendere “telescopicamente” un oggetto molto rapido in cielo come il razzo di cui stiamo parlando è appannaggio esclusivo di strumenti che hanno delle caratteristiche tecnologiche evolute e importanti. Un oggetto che si muove anche di 1 o 2 gradi al secondo, per puntarlo e mantenerlo al centro del campo di vista di un telescopio di notevole focale – quello del VTS la ha di quasi 3 metri – è impegnativo. È una sfida che mi affascina. La disponibilità di un telescopio che è tra i più evoluti al mondo nella sua classe mi spinge ogni volta a tentare la cattura di questi oggetti, naturali o artificiali che siano. Mi ricordo ogni oggetto di questo genere che ho ripreso perché per ciascuno c'era un elemento critico. La criticità del razzo cinese è legata alla modesta altezza e alla grande rapidità, che rendono difficile l'inseguimento anche per uno strumento evoluto. Anche i dati dell'orbita calcolati e propagati al giorno successivo non è detto che siano ancora attendibili per la precisione richiesta da un telescopio potente a lunga focale. Qui comunque la difficoltà principale è stata il fatto che il cielo era ormai quasi chiaro. Il Sole era a 4 gradi sotto l'orizzonte, ormai era imminente il suo sorgere. Alcune delle immagini che ho ripreso non erano utilizzabili perché la luminosità del cielo era talmente elevata che me le saturava. Non riuscivo più a vedere nulla. Ma ci sono riuscito in una decina di riprese. La prima è quella che ho voluto privilegiare.