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Rapimenti alieni? La vera storia di una suggestione di massa

Uno studio svela l’origine delle storie di abduction, i cosiddetti rapimenti da parte degli alieni: la fantascienza se ne occupò ancor prima che fosse avvistato il primo disco volante.
A cura di Roberto Paura
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UFO

Qualche mese fa aveva fatto discutere una rigorosa ricerca che riportava i fenomeni cosiddetti paranormali sperimentati da alcune persone in stato di sonno o di dormiveglia alla più banale categoria delle illusioni ipnagogiche, cioè quell’insieme di sensazioni – spesso fastidiose – che percepiamo in alcuni casi poco prima di svegliarci, quando il nostro cervello non riesce subito a riprendere il controllo del resto del corpo. In questa particolare fase del risveglio, può capitare che il cervello produca delle illusioni che ci appaiono reali. Ma da cosa deriva la particolare illusione di subire un rapimento da parte degli alieni (in gergo, abduction), che accomuna migliaia di americani, molti dei quali mitomani, ma in alcuni casi talmente scioccati dalla presunta esperienza da ricorrere all’assistenza psichiatrica?

Gli UFO prima degli UFO

Secondo uno studio, si tratterebbe di un caso sociologico di suggestione di massa che affonderebbe le sue radici nel periodo tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50, il periodo in cui si cominciò a sentire parlare di UFO. Si dimentica spesso che, prima ancora che l’imprenditore Kenneth Arnolds avvistasse per la prima volta i presunti “dischi volanti”, nel 1948, molte riviste di fantascienza riportavano in copertina immagini estremamente simili a quelle dei dischi descritti da Arnolds e dai successivi avvistatori di oggetti volanti non identificati. Da qui gli studiosi sono partiti per verificare come proprio le riviste di fantascienza abbiano creato il mito moderno dei rapimenti alieni.

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Nel luglio 1946 la rivista "Planet Comics" pubblicò una striscia a fumetti in cui gli alieni utilizzavano un luminoso raggio traente per rapire un’avvenente fanciulla in abiti succinti. Gli extraterrestri rivelavano poi che i rapimenti rientravano nel cosiddetto “Project Survival”, teso a garantire la sopravvivenza della loro specie. Tutto questo avveniva prima dell’ondata di avvistamenti di dischi volanti. Nel 1954 strisce a fumetti di questo genere apparvero anche in Inghilterra: sul tabloid "The Daily Express" si illustrava in dettaglio la fantasiosa storia del rapimento di un pilota della Royal Air force. In quello stesso anno, due adolescenti venezuelani raccontarono ai giornali di essersi imbattuti in un disco volante nella foresta vicino al loro villaggio, dove alieni “piccoli” e “glabri” tentarono senza successo di catturarli. L’articolo che fu confezionato su questa storia, pubblicato su una rivista argentina, costituì la miccia dell’ossessione delle abductions, spiega l’esperto (scettico) di UFO, Luis Gonzalez.

La strana storia di Villas Boas

Tre anni dopo, uno scrittore brasiliano, João Martins, iniziò a tenere una rubrica sugli incontri ravvicinati con extraterrestri sulla rivista “O Cruzeiro”. Venivano descritti alcuni casi di persone attaccate da piccoli esseri alieni, tra cui la vicenda in Venezuela. Martins chiese ai suoi lettori di scrivergli se avessero vissuto storie simili, e tra questi si fece avanti un giovane contadino, Antonio Villas Boas, che venne invitato a Rio de Janeiro per essere esaminato da uno specialista.
Quest’ultimo, colpito dalla storia, redasse un rapporto che inviò all’Aerial Phenomena Research Organization, la quale giudicò il resoconto troppo inverosimile per essere pubblicato; tuttavia, la storia iniziò a circolare tra gli addetti ai lavori. Nel 1962 un sedicente contattista, una persona cioè che sostiene di essere in contatto telepatico con intelligenze extraterrestri, accompagnato da un membro del gruppo ufologico brasiliano, fecero visita a Villas Boas; il resoconto che ne seguì venne pubblicato in inglese su un magazine internazionale, “Flying Saucer Review”, che rese nota la storia a livello mondiale. Secondo gli esperti, quella vicenda – a sua volta frutto della suggestione dei racconti di uno scrittore e delle tavole di un fumetto – fu l’inizio di una vera ondata di suggestione di massa: del resto la descrizione di Villas Boas, e tutte le successive, sono del tutto simili a quelle dei racconti di fantascienza che precedettero i primi casi di abductions: esseri grigi, glabri, di bassa statura, catturano la vittima prescelta sottoponendola a esami, al prelievo di tessuti e in alcuni casi costringendola a intrattenere un rapporto sessuale con un alieno.

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Queste storie avrebbero fortemente influenzato i coniugi Betty e Barney Hill, americani del New Hampshire, protagonisti del più celebre caso di abduction: angosciata da una serie di incubi notturni riguardo rapimenti a opera di alieni, Betty Hill si sottopose insieme al marito da una seduta di ipnosi, durante la quale anche il marito raccontò di essere stato rapito e descrisse in dettaglio ciò che avvenne sul disco volante. Lo psicologo liquidò la vicenda sostenendo che il marito di Betty fosse stato influenzato dagli incubi della moglie, sviluppando una falsa memoria. Ma la vicenda fu resa nota da una rivista influente, il Boston Traveller, e portò alla pubblicazione di un libro letto da milioni di americani. Molti dei quali, da allora, sostengono di ricevere sgradite visite di extraterrestri che, molto probabilmente, esistono solo nei racconti e nelle storie a fumetti degli anni ’40 e ’50.

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