Ramses III, storia di un misterioso delitto nell’Antico Egitto
La chiamarono "congiura dell’harem" e fu il classico intrigo sorto intorno ad un centro di potere: vittima del terribile delitto doveva essere Ramses III, Faraone della XX dinastia egizia che regnò fino alla sua morte avvenuta nel 1156 a. C., secondo quanto narrato da un celebre papiro custodito nel Museo Egizio di Torino che descrive il complotto ordito alle sue spalle e, soprattutto, il processo contro i cospiratori e la lista delle pene inflitte.
Morte di un Faraone
A tirare le trame della storia, una sposa secondaria dello stesso Faraone chiamata Tij (o Tiye) interessata a favorire il proprio figlio, Pentawer, nella corsa al trono, attraverso l’eliminazione del Sovrano. Il resoconto spiega come i suoi piani non andarono a buon fine ma, ciononostante, la morte di Ramses III è rimasto argomento di dibattito tra gli esperti: nello stesso papiro, infatti, c’è un riferimento alla morte del Faraone avvenuta prima della stesura definitiva dello stesso. Oggi uno studio curato dall'egittologo Zahi Hawass e da Albert R. Zink dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman di Bolzano, i cui dettagli e risultati sono stati pubblicati dal British Medical Journal, fa chiarezza su questo giallo dell’antichità, scoprendo che gli eventi illustrati nel Papiro di Torino accaddero assai probabilmente nella realtà e portarono alla morte del Re.
Le analisi effettuate sul corpo mummificato del Faraone, infatti, confermano come Ramses III morì in seguito a sgozzamento: per giungere a questa conclusione, che fa luce su fatti destinati altrimenti a restare coperti da un velo di mistero, sono stati necessari esami genetico-molecolari, raggi X ed anche una TAC. Questo ha consentito agli esperti di verificare come, senza ombra di dubbio, la gola di Ramses (che al momento della morte aveva all'incirca 65 anni e oltre tre decenni di regno alle spalle) venne recisa quando questi era ancora in vita. La ferita era coperta dal fitto bendaggio tipico della mummificazione a cui venivano sottoposti i defunti nell'Antico Egitto, per questo è stato indispensabile ricorrere alla TAC per poterla individuare, ma non è tutto: all'interno di essa venne posto un amuleto.
Si trattava dell'occhio di Horus, generalmente facente parte dei corredi funerari perché simbolo di protezione e rigenerazione nell'aldilà: gli esperti sostengono che la sua collocazione proprio in quel punto esatto doveva servire al corpo per guarire totalmente nel Regno delle Ombre. Se ci sia riuscito non è dato saperlo, tuttavia la salma mummificata di Ramses riuscì quando meno a salvarsi da furti e manipolazioni, essendo stata nascosta nel nascondiglio di Deir el-Bahari assieme a molte altre mummie reali, affinché fosse preservata dai profanatori.
Il figlio cospiratore
Proseguendo nel racconto del Papiro (che infatti viene chiamato il "Papiro giudiziario di Torino") si scopre che gli autori del terribile delitto non rimasero affatto sconosciuti: tutte le persone coinvolte nella congiura, tra cui diverse concubine, vennero infatti identificate, accusate, condannate e punite. Tra questi, lo stesso figlio Pentawer, del quale i ricercatori ritengono di aver identificato i resti, in grado di raccontare ancora ulteriori dettagli di questa torbida storia: si tratterebbe, infatti, della mummia nota come Unknown man E, ritrovata nel medesimo sito di Ramses III.
Questo corpo apparteneva ad un uomo di circa vent'anni e reca strani segni che disegnano uno scenario drammatico: il torace gonfio e le pieghe sulla pelle del collo potrebbero essere, secondo gli esperti, il risultato di un suicidio per impiccagione o di una morte violenta per strangolamento. Oltretutto, il cadavere non venne trattato secondo il consueto processo per la mummificazione poiché gli organi interni non furono rimossi e fu avvolto in una pelle di capra, come notarono già gli archeologi che lavorarono sulla mummia nel 1886: un materiale considerato senza dubbio impuro e che, probabilmente, doveva testimoniare una sepoltura di forma non regale in segno di punizione del defunto.
Ebbene, quali che fossero le cause della sua morte, sta di fatto che l’Unknown man E condivideva con Ramses III una parte importante del patrimonio genetico trasmesso per via maschile: le analisi, infatti, proverebbero come le due mummie potrebbero appartenere ad un padre e al proprio figlio. Se poi il figlio si sia suicidato per fuggire ad una pena più grande nell'aldilà, probabilmente, sarà difficile da verificare. È noto però che il Papiro giudiziario non cita alcuna condanna (almeno secondo l’interpretazione nostra di tale termine) per Pentawer: si dice esplicitamente che venne lasciato in vita ma non è del tutto escluso che proprio quella fosse la punizione per essere stato tra coloro che guidarono i cospiratori contro il proprio padre.