Qui c’è una nuovo Pianeta in formazione
Ad "appena" 175 anni luce di distanza dalla Terra, c'è una stella che, con i suoi circa 10 milioni di anni, è considerata giovane: si chiama TW Hydrae e, in ragione delle sue caratteristiche, è un oggetto privilegiato degli studi astronomici. Il suo orientamento favorevole fa in modo che mostri il volto alla Terra, il che favorisce particolarmente le osservazioni del disco protoplanetario che la circonda. Adesso, grazie al radiointerferometro ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), i ricercatori dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics di Cambridge, in Massachusetts, hanno "catturato" un'immagine senza precedenti della stella, rilevando una serie di anelli concentrici brillanti formati da polvere e interruzioni scure; e, soprattutto, le strutture che indicano un pianeta in formazione.
Una giovane Terra (o una super-Terra)
Probabilmente, spiegano dall'ESO, potrebbe trattarsi di una versione molto più giovane della nostra Terra o, in alternativa, di una super-Terra più massiccia ancora in fase di formazione: la distanza dalla stella madre si direbbe analoga a quella che ci separa dal Sole e, inoltre, alcune forme lascerebbero pensare ad un Pianeta dall'orbita simile a quella terrestre. Già in precedenza, diversi studi con telescopi radio e ottici avevano stabilito che TW Hydrae fosse circondata da un disco con materiali che stanno iniziando a coalescere (ossia unirsi in forme più grandi): mai prima d'ora, però, si era ottenuta una tale precisione di dettagli, possibile solo grazie alla precisione di ALMA e alla potenza delle sue antenne.
Sistemi in formazione
Oltre a misurare l'intervallo tra le stella e quella che sembra una sorta di Terra, ALMA ha rilevato anche intervalli a distanze comprese tra i tre e i sei miliardi di chilometri, pari a quelle che separano il Sole da Urano e Plutone, ad esempio. Anche in questo caso, è verosimile che si tratti di particelle unitesi fino a formare dei Pianeti i quali hanno poi "rubato" tutta la polvere e il materiale circostante.
Questa – sottolinea uno degli autori dello studio – è la testimonianza del disco protoplanetario più vicino alla Terra che ci sia noto. Ma ciò che lo rende così interessante è soprattutto il fatto che potrebbe somigliare al nostro Sistema Solare quando era ancora "in fasce" ed aveva appena 10 milioni di anni. Studiare un oggetto del genere, dunque, aiuterebbe comprendere meglio gli aspetti evolutivi del nostro Pianeta e del nostro Sistema, nonché le future prospettive per simili sistemi che si trovano nella Via Lattea. Quanto siano comuni i dischi protoplanetari attorno alle giovani stelle, e come si trasformino nel tempo, è un mistero nel quale gli astronomi vogliono indagare.
La ricerca è stata pubblicata dall'Astrophysical Journal Letters.