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Questi composti chimici che abbiamo in casa riducono le dimensioni dei testicoli

Gli ftalati e altre sostanze inquinanti presenti normalmente nelle nostre case hanno un impatto negativo sul sistema endocrino e soprattutto sulla sfera riproduttiva, abbattendo il numero di spermatozoi, riducendo le dimensioni dei testicoli e del pene e determinando un calo della libido. Secondo un recente studio, in 50 anni la conta degli spermatozoi negli uomini occidentali è calata del 59%.
A cura di Andrea Centini
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Le sostanze chimiche industriali cui siamo costantemente esposti stanno creando una vera e propria crisi della fertilità, in particolar modo quella maschile. Secondo diversi studi, infatti, composti chimici chiamata ftalati utilizzati in una moltitudine di oggetti, cosmetici, vernici e prodotti per l'igiene personale, stanno alterando il nostro sistema endocrino, con un impatto significativo sulla sfera riproduttiva. Queste sostanze, sfruttate come agenti plastificanti per plasmare la malleabilità e la flessibilità di innumerevoli materiali, sono infatti tra i responsabili della diminuzione delle dimensioni dei testicoli e del pene, di una ridotta produzione di spermatozoi e della riduzione della distanza del perineo, l'area che separa l'ano dai genitali. Nelle donne sono stati associati al calo della libido e a una generale riduzione della fertilità.

A lanciare l'allarme sul pericolo rappresentato dagli ftalati la professoressa Shanna H. Swan, specialista di Epidemiologia della Riproduzione presso la prestigiosa Scuola di Medicina “Icahn” di Mount Sinai a New York. “Le sostanze chimiche nel nostro ambiente e le pratiche di vita malsane nel nostro mondo moderno stanno interrompendo il nostro equilibrio ormonale, causando vari gradi di caos riproduttivo”, ha dichiarato la professoressa Swan, autrice del libro “Count Down: Come il nostro mondo moderno sta minacciando il numero degli spermatozoi, alterando lo sviluppo riproduttivo maschile e femminile e mettendo a repentaglio il futuro della razza umana”. La scienziata è stata tra i principali autori dello studio “Temporal trends in sperm count: a systematic review and meta-regression analysis”, nel quale è stato dimostrato che il numero degli spermatozoi è drammaticamente calato nei Paesi occidentali negli ultimi cinquanta anni. La meta-analisi, che ha abbracciato poco meno di duecento studi per un totale di circa 43mila uomini coinvolti, ha dimostrato che tra il 1973 e il 2011 il conteggio totale degli spermatozoi di un uomo è calato del 59 percento. Più della metà.

La professoressa Swan ha studiato a lungo l'impatto dell'inquinamento sulla salute umana, concentrandosi soprattutto sugli effetti al sistema endocrino e alle conseguenze riproduttive. Tra le sostanze inquinanti nel mirino della scienziata figurano BPA, parabeni, atrazina e ftalati, tutti di ampio uso. Come sottolineato in una intervista a The Intercept_, gli ftalati “creano scompiglio nel sistema endocrino umano” e hanno conseguenze catastrofiche sulla fertilità, spaziando dalla disfunzione erettile a difetti genitali presenti sin dalla nascita. In uno studio condotto sui ratti è stato dimostrato che i feti esposti agli ftalati a circa 3 settimane dal concepimento avevano maggiori probabilità di nascere con malformazioni genitali, ma in indagini successive come “Decrease in Anogenital Distance among Male Infants with Prenatal Phthalate Exposure” è stato dimostrato che ciò si verifica anche negli esseri umani. Gli scienziati hanno anche scoperto che queste sostanze onnipresenti nell'ambiente casalingo (e non) possono essere trasmesse dalla madre al figlio all'interno dell'utero, dando vita a difetti congeniti.

Uno studio francese sul criptorchidismo, una condizione che si verifica quando uno o tutti e due i testicoli non discendono nello scroto, ha determinato che era più diffuso nelle regioni in cui vi erano grandi industrie di estrazione del carbone. Anche questa condizione può aumentare il rischio di infertilità, oltre che quello di cancro. Ma gli ftalati, come indicato, minacciano anche la salute riproduttiva delle donne. “Abbiamo trovato una relazione tra i livelli di ftalati delle donne e la loro soddisfazione sessuale”, ha dichiarato a The Intercept la professoressa Swan. E questo vale anche per i maschi. “I ricercatori in Cina hanno scoperto che i lavoratori con livelli più elevati di bisfenolo A, comunemente noto come BPA, nel sangue avevano maggiori probabilità di avere problemi sessuali, inclusa una diminuzione del desiderio”, ha aggiunto la ricercatrice. Il riferimento è allo studio “Relationship Between Urine Bisphenol-A Level and Declining Male Sexual Function” pubblicato sul Journal of Andrology.

Gli ftalati sono stati collegati anche ad altri effetti avversi come parto prematuro, quoziente intellettivo più basso e obesità. La situazione è talmente critica, secondo la scienziata, che è a essere minacciata è perfino la nostra specie. “Dei cinque possibili criteri per ciò che rende una specie in pericolo, solo uno deve essere soddisfatto. L'attuale stato di cose per gli esseri umani ne incontra almeno tre”, ha chiosato la ricercatrice nel suo libro.

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