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Queste immagini ti danno fastidio? Forse soffri di tripofobia. Ecco cos’è

Viene studiata da pochi anni e non è ancora scientificamente riconosciuta fra le vere fobie, ma tantissime persone provano repulsione e disgusto innanzi a immagini di superfici con buchi e pattern ripetuti.
A cura di Andrea Centini
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tripofobia cover

L'elenco delle cosiddette fobie, una repulsione irrazionale nei confronti di oggetti, situazioni, animali e molto altro ancora, oltre ad essere lunghissimo abbraccia elementi ben più curiosi – e talvolta grotteschi – di quelli comunemente conosciuti. Se la paura degli ambienti chiusi (claustrofobia), quella dei ragni (aracnofobia) e quella del buio (acluofobia) sono note ai più poiché molto diffuse e spesso citate nei media, molto probabilmente non si è mai sentito parlare di eufobia, la paura di ascoltare buone notizie, o della catisofobia, della quale soffrono coloro che hanno paura di mettersi seduti. Tra le fobie finite nel mirino dei ricercatori solo di recente e ancora non scientificamente riconosciute vi è la cosiddetta tripofobia, la paura di superfici con buchi. Sebbene non sia stata ancora inserita nell'autorevole “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” dell'American Psychological Association, sembra che di tripofobia ne soffrano moltissime persone, come si evince da forum e siti sommersi di immagini e richieste di informazioni.

Cos'è la tripofobia

Il termine tripofobia deriva dal greco (trypa – buco; phobos – paura) e significa letteralmente ‘paura dei buchi', ma è conosciuta anche come ‘fobia dei pattern ripetitivi'. Se osservare l'alveare degli imenotteri e i frutti di loto vi mette a disagio ma non ne capite il motivo, probabilmente siete tripofobici. Attraverso internet molte persone sono venute a conoscenza di questa fobia, ma la rete ne ha anche enfatizzato effetti e disagi, promuovendo immagini opportunamente ritoccate per esaltare quei dettagli che rendono tripofobici.

Aggregazione di uova - Foto di Eli Christman https://www.flickr.com/photos/gammaman/16088602158/in/photolist-A2mvmj-q4tSso-mDcgyV-AaEwVd-nNLk2R-d7scXo-a9g49h-6whvfU-qvGhUo-6wM3fu-GMVNkv-QKwf7f-zseDkJ-Pga9aK-wxe72X
Aggregazione di uova – Foto di Eli Christman

Le immagini che spaventano di più

I già citati frutti di loto, a causa della peculiare disposizione dei semi, e l'alveare degli imenotteri rappresentano gli esempi più classici per spiegare cos'è la tripofobia, ma esistono un'infinità di immagini in grado di scatenare la reazione repulsiva. Tra le più bizzarre vi sono le spugne da bagno, il formaggio svizzero emmentaler, il cioccolato spumoso, secchi di acqua sporca pieni di bollicine e aggregati di oggetti in grado di creare pattern con buchi, come ad esempio semplici cannucce disposte una accanto all'altra. Tra i più aberranti e disgustosi fotomontaggi che circolano su internet, vi sono principalmente celle piene di larve e semi di loto che spuntano da volti e altre parti del corpo.

Alveare - Foto di Freeimages9 https://pixabay.com/it/ape-alveare-miele-insetto-lavoro-1555486/
Alveare – Foto di Freeimages9

Da cosa origina la tripofobia

Uno studio approfondito sulla tripofobia chiamato “Fear of Holes” è stato condotto nel 2013 dall'Università di Essex (Gran Bretagna), i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Psychological Science. I ricercatori, gli psicologi Geoff G. Cole e Arnold J. Wilkins, hanno spiegato che l'essere umano prova repulsione verso questi pattern ripetuti poiché il cervello li associa a quelli presenti su animali pericolosi, come la pelle dei serpenti e gli alveari di temibili calabroni. Si tratterebbe di una sorta di paura atavica ereditata dai nostri antenati, che naturalmente avevano un contatto con la natura molto più intimo. Il nostro cervello sarebbe stato semplicemente ‘istruito' dall'evoluzione per rispondere istintivamente e negativamente a questo schema visivo, ravvisabile anche in alcune malattie infettive della pelle.

[Foto di Peripitus]

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