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Covid 19

Queste eruzioni cutanee possono essere un sintomo dell’infezione da coronavirus

Tra i numerosi sintomi provocati dalla COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, figurano anche le lesioni cutanee. Gli scienziati Vassilios Vassiliou e Subothini Sara Selvendran dell’Università dell’East Anglia le hanno raggruppate in quattro macro-categorie: lesioni simili a geloni, eruzioni maculopapulari; orticaria e lesioni vescicolari. Ecco come si distinguono.
A cura di Andrea Centini
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Lesioni ai piedi nei pazienti con COVID-19. Credit: Consiglio Generale dei Collegi Ufficiali dei Podologi di Spagna
Lesioni ai piedi nei pazienti con COVID-19. Credit: Consiglio Generale dei Collegi Ufficiali dei Podologi di Spagna
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Come specificato da Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Ministero della Salute e CDC americani, i sintomi più comuni dell'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 (COVID-19) sono tosse; febbre superiore ai 37,5° C e brividi; difficoltà respiratorie; perdita dell’olfatto (anosmia) o sua diminuzione (iposmia); perdita del gusto (ageusia) o sua alterazione (disgeusia); rinorrea (naso che cola); mal di gola; e diarrea, in particolar modo nei più piccoli. Tuttavia il ventaglio completo dei sintomi della patologia è molto più ampio, e fra gli altri possono verificarsi anche dolori muscolari e articolari, astenia, affaticamento, mal di testa e diverse tipologie di eruzione cutanea. Secondo lo studio “Diagnostic value of cutaneous manifestation of SARS-CoV-2 infection” pubblicato sul British Journal of Dermatology da un team guidato da scienziati del King's College di Londra, è stato determinato che nel 17 percento dei pazienti COVID con sintomi multipli le eruzioni cutanee rappresentano il primo sintomo a comparire, inoltre in un quinto di essi sono l'unico sintomo a manifestarsi.

Come indicato, si tratta di lesioni di diverse tipologie, che gli scienziati Vassilios Vassiliou e Subothini Sara Selvendran dell'Università dell'East Anglia hanno raggruppato in quattro macro-categorie, elencate in un articolo pubblicato sulla rivista “The Conversation”. Si tratta delle lesioni simili ai geloni; delle eruzioni maculopapulari; dell'orticaria e delle lesioni vescicolari. In precedenza gli scienziati britannici autori dell’applicazione “COVID Symptom Study” avevano raccolto e raggruppato centinaia di immagini di eruzioni cutanee emerse nei pazienti con COVID-19, grazie alla stretta collaborazione con gli esperti della British Association of Dermatologists (l’Associazione Britannica dei Dermatologi). Il risultato è il sito covidskinsigns.com, nel quale è possibile osservare nel dettaglio le vari manifestazioni epidermiche della patologia.

Le lesioni simili ai geloni

Come specificato dai professori Vassiliou e Selvendran, le lesioni simili ai geloni colpiscono tipicamente le piante e le dita dei piedi, che prendono il nome di “dita Covid”. Si tratta di lesioni caratterizzate da arrossamento, gonfiore e talvolta vesciche non dissimili dall'eritema pernio (o gelone, appunto), che può manifestarsi attraverso l'esposizione prolungata a temperature rigide. Si tratta delle più diffuse in assoluto nei pazienti COVID, come dimostra lo studio “The spectrum of COVID-19-associated dermatologic manifestations: An international registry of 716 patients from 31 countries” pubblicato sul The Journal of the American Academy of Dermatology da ricercatori del Massachusetts General Hospital, dato che fra tutte quelle diagnosticate rappresentano il 60 percento dei casi. Sono frequenti soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2, e spesso sono correlate a un'infezione lieve. Secondo lo studio “Acute acral cutaneous manifestations during the COVID-19 pandemic: a single-centre experience” possono comparire anche a 30 giorni di distanza dal contagio e potrebbero essere causate da interferoni di tipo 1, proteine che aiutano il sistema immunitario a combattere il virus. Tra le ipotesi, anche danni ai vasi sanguigni periferici – a causa di coaguli di sangue minuscoli nelle dita dei piedi – o all'elevata concentrazione di recettore ACE-2 nelle ghiandole sudoripare, molte delle quali concentrate proprio sui piedi.

Eruzione maculopapulare

A differenza delle lesioni simili a geloni, le eruzioni maculopapulari colpiscono soprattutto i pazienti Covid in età avanzata (dai 50 anni in su) e solitamente sono associate a una sintomatologia più grave dell'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Possono persistere fino a una ventina di giorni, inoltre, anche in questo caso la comparsa può avvenire un mese dopo (e più) dal contagio. Le lesioni possono essere simili a quelle provocate da altre infezioni ed estendersi per un'ampia porzione del corpo. Nello studio “Classification of the cutaneous manifestations of COVID‐19: a rapid prospective nationwide consensus study in Spain with 375 cases” circa la metà dei pazienti Covid studiati dall'Accademia di Dermatologia Spagnola ha mostrato lesioni di questo tipo, nelle quali la pelle risulta rialzata e arrossata. Secondo i professori Vassiliou e Selvendran sono associate alla iperinfiammazione scaturita dall'invasione virale, che si manifesta in una parte dei pazienti.

Orticaria

L'orticaria, ovvero una dermatosi caratterizzata da pelle rialzata e una forte sensazione di prurito, è una reazione tipicamente associata alle reazioni virali a causa della distruzione delle cellule infettate, che determina il rilascio dell'istamina. Questa molecola, una volta in circolo, spinge il sistema immunitario a reagire e può dar vita a eruzioni cutanee. Il coronavirus SARS-CoV-2 non fa eccezione e l'orticaria è stata osservata in una percentuale significativa di pazienti; circa un quarto, secondo lo studio “Cutaneous manifestations related to coronavirus disease 2019 (COVID-19): A prospective study from China and Italy” guidata da scienziati dell'Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma e del The First Hospital of China Medical University di Shenyang. Analogamente alle eruzioni maculopapulari, le eruzioni di tipo alveare/oriticaria si manifestano con maggiori probabilità nei pazienti più maturi e gravemente malati.

Lesioni vescicolari

Le lesioni vescicolari, ovvero rigonfiamenti dell'epidermide pieni di liquido, sono meno diffuse delle altre, tenendo presente che lo studio dell'Accademia di Dermatologia Spagnola le ha diagnosticate in meno del 10 percento dei pazienti Covid. Anche i partecipanti al COVID Symptom Study le hanno riportate con minore frequenza rispetto alle altre. Sono simili alla varicella e possono manifestarsi un paio di settimane dopo il contagio. Secondo gli studiosi sono manifestazioni meno generiche delle altre, e dunque rappresentano un segno più utile per identificare i casi di COVID-19. Gli autori dello studio “Cutaneous Manifestations of COVID-19: A Systematic Review” dell'Indiana Center for Regenerative Medicine presso la Scuola di Medicina dell'Università dell'Indiana ritengono che le lesioni vescicolari siano legate all'azione degli anticorpi durante un'infiammazione prolungata. In parole semplici, gli anticorpi attaccherebbero l'epidermide determinando la formazione delle vescicole piene di liquido.

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