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Queste bolle di ossigeno fossilizzato di 1,6 miliardi di anni fa sono la firma della vita sulla Terra

In queste bolle di ossigeno fossilizzato di 1,6 miliardi di anni fa si nasconde la firma della vita sulla Terra.
A cura di Zeina Ayache
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Quelle che vediamo nella foto sono vere e proprie bolle di ossigeno fossilizzato di 1,6 miliardi di anni fa che sono state create da piccoli microbi in quello che un tempo era un mare poco profondo da qualche parte sulla Terra. La descrizione può sembrare approssimativa, ma effettivamente i ricercatori stanno cercando di capire meglio da dove arrivi questo reperto storico importante.

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Bolle e microbi. Le bolle che vediamo sono state fotografate e analizzate dai ricercatori nell'ambito di uno studio sulle prime forme di vita sulla Terra. Oggetto particolare di studio sono i microbi che, non solo sono la prima forma di vita terrestre, ma hanno anche trasformato il nostro pianeta in un ecosistema ideale per piante e animali permettendo così la proliferazione della vita come la conosciamo.

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I cianobatteri. Tra i vari microbi che esistevano, c'erano anche i cianobatteri che prosperavano nelle acque più basse e che producevano ossigeno con la fotosintesi: poteva capitare dunque che l'ossigeno rimanesse intrappolato sotto forma di bolle. Gli esperti spiegano che i cianobatteri sono stati in grado di modificare il volto della Terra dal momento che erano loro i responsabili dell'ossigenazione dell'atmosfera. Inoltre, contemporaneamente, i cianobatteri costruirono quelli che noi conosciamo come stromatoliti, e cioè strutture sedimentarie laminate che rappresentano le più antiche forme di vita. I ricercatori sostengono anche che i cianobatteri abbiano giocato un ruolo ancor più importante nella creazione di fosforiti in acqua poco profonde consentendo così agli scienziati di oggi di osservare gli antichi ecosistemi.

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Lo studio. La ricerca, intitolata “Evidence of oxygenic phototrophy in ancient phosphatic stromatolites from the Paleoproterozoic Vindhyan and Aravalli Supergroups, India” è stata pubblicata sulla rivista Geobiology.

[Foto di Stefan Bengtson]

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