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Queste 323 renne uccise da una tempesta di fulmini hanno cambiato un ecosistema norvegese

Le carcasse in decomposizione delle renne uccise dalla tempesta di fulmini hanno attirato numerosi animali che si nutrono di carogne, dai cui escrementi ricchi di semi sono sorte nuove specie di piante che hanno rapidamente conquistato l’intera altura norvegese. I cambiamenti ecologici hanno dato il via a un vero e proprio nuovo ecosistema.
A cura di Andrea Centini
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Una strage di renne provocata da una tempesta di fulmini nell'agosto del 2016 ha cambiato il volto di un ecosistema norvegese, facendo emergere nuove specie di piante nel luogo in cui sono rimaste le centinaia di carcasse. Lo ha determinato un team di studiosi dell'Istituto Norvegese per la Ricerca sulla Natura e dell'Università della Norvegia Sud Orientale, che ha deciso di abbandonare i corpi delle 323 renne nel punto in cui sono morte, proprio per osservare gli effetti della decomposizione sull'ambiente. Gli scienziati, coordinati dal professor S. M. J. G. Steyaert, docente presso la Facoltà di Scienze Naturali, Marittime e Tecnologiche dell'ateneo norvegese, hanno solo tagliato la testa agli animali per condurre studi su infezioni e altre malattie che colpiscono i cervidi, ma hanno lasciato il resto delle carcasse al proprio destino.

Credit: Håvard Kjøntvedt, Norwegian Environment Agency/Directorate for Nature Management
Credit: Håvard Kjøntvedt, Norwegian Environment Agency/Directorate for Nature Management

I corpi delle renne hanno innanzitutto richiamato un gran numero di animali necrofagi (che si nutrono di carogne), in particolar modo corvi imperiali e altre specie di corvidi, assieme a diverse altre specie di uccelli – tra le quali le grandi aquile reali -, volpi, ghiottoni e via discorrendo. Tutti questi animali hanno lasciato le proprie feci contenenti semi nell'area, dando così vita alle nuove piante che hanno iniziato a distribuirsi velocemente in tutta l'altura con le carcasse in decomposizione. Tra le più diffuse vi era la moretta comune o erica a bacche (Empetrum nigrum), una pianta che a sua volta attira molti animali che si nutrono dei suoi frutti. Il terreno, prima di abbracciare questa rinnovata fertilità, è andato incontro a una fase di stallo in cui sono sorte delle vere e proprie “isole di decomposizione”, a causa dell'eccesso di nutrienti provenienti dalle carcasse che ha determinato la morte della flora autoctona, tornata a fiorire rigogliosa assieme alle nuove specie introdotte dai necrofagi qualche tempo dopo. In parole semplici, è stato osservato un cambiamento sostanziale negli equilibri dell'ecosistema scatenato da un evento così unico e raro.

Credit: Håvard Kjøntvedt, Norwegian Environment Agency/Directorate for Nature Management
Credit: Håvard Kjøntvedt, Norwegian Environment Agency/Directorate for Nature Management

Lo studio è stato avviato poco dopo la strage delle renne, avvenuta su un'altura del Parco Nazionale di Hardangervidda, sito tra Oslo e Bergen. Gli animali, infreddoliti a causa di un violento temporale, devono essersi messi gli uni accanto agli altri per riscaldarsi, ma una scarica di fulmini ha sorpreso l'intero branco, sterminato in un istante a causa del terreno bagnato che ha fatto propagare le mortali scariche elettriche in tutta l'area investita. Per questo molte delle 323 renne sono state trovate ammassate una sull'altra. I dettagli sull'ecosistema sorto dalle loro carcasse sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Biology Letters.

[Credit: Håvard Kjøntvedt, Norwegian Environment Agency/Directorate for Nature Management]

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