Quest’uomo è il più antico caso di tumore della storia?
Oggi è un flagello con il quale l'uomo moderno ha imparato, suo malgrado, ad avere a che fare, ma anticamente il cancro era soltanto una causa di morte come un'altra, certamente non riconoscibile e men che mai curabile. Adesso pare che gli archeologi abbiano ritrovato una delle più remote testimonianze di questo male nei resti di un uomo vissuto in Siberia circa 4.500 anni fa e morto a causa di un tumore che, secondo gli esperti, colpì i polmoni o la prostata.
Dinorni del lago Baikal, età del bronzo
Si tratta di uno dei più antichi casi documentati di tumore e, certamente, del più antico relativamente al territorio dell'Asia nordorientale: la sua scoperta si deve ad Angela Lieverse, bio-archeologa presso la canadese University of Saskatchewan, autrice di un paper pubblicato dalla rivista PLOS ONE. Nell'ambito di un ampio progetto di ricerca denominato Baikal– Hokkaido Archaeology Project, assieme al collega americano Daniel Temple e al russo Vladimir Bazaliiskii, la dottoressa Lieverse ha esaminato lo scheletro di un uomo vissuto nella prima età del bronzo: proveniente da un piccolo cimitero di cacciatori-raccoglitori situato nella regione siberiana indicata come Cis-Baikal, esso non si presentava in una buona forma. Durante le ultime fasi della sua vita, infatti, le ossa di quest'uomo furono praticamente attaccate dall'interno da un male che causò dei fori che risultano distribuiti in tutte le parti del corpo, dalla testa fino alle anche, includendo anche le parti superiori di braccia e gambe.
Sepolto con i suoi beni più preziosi
Al momento del trapasso, l'uomo doveva avere tra i 35 e i 40 anni: quando è morto i membri della sua comunità hanno provveduto a seppellirlo in posizione fetale all'interno di una fossa di forma circolare. Ma a differenza di molti uomini dello stesso periodo, che venivano sepolti assieme ai loro strumenti attrezzi per la pesca o per la caccia, questo scheletro è stato ritrovato in compagnia di un osso ornamentale e di un cucchiaio realizzato nello stesso materiale, con un manico intagliato con estrema cura in modo da rappresentare un sinuoso serpente: forse il frutto del lavoro dello stesso uomo?
La diagnosi
Una lunga agonia, faticosa e dolorosa, sarà stata probabilmente l'ultima compagna dell'uomo mentre si avviava verso la morte, con momenti di grave difficoltà respiratoria.Partendo dai suoi resti, gli studiosi hanno ottenuto una diagnosi relativa alle sue condizioni di salute assai simile a quella che avrebbero potuto avere relativamente a una persona morta di recente: escluse le possibilità di tubercolosi o malattie fungine, il principale imputato alla fine è risultato essere un carcinoma metastatico, partito da una parte del corpo e diffusosi poi in tutto l'organismo. «È evidente che la malattie è progredita considerevolmente, formando metastasi a partire dalla collocazione originaria del tumore. L'età, il sesso e la tipologia di lesioni delle ossa fanno propendere per il polmone o, forse, per la prostata come punto di partenza» ha spiegato la dottoressa Lieverse.