Quattro cose da non fare se stai morendo di sete
Il cinema e diversi racconti di cronaca ci hanno abituato a dare per scontanti diversi metodi di sopravvivenza, specialmente quando si tocca il tema della disidratazione. I più noti in assoluto, dal più innocuo al più estremo: bere neve disciolta, estrarre l'acqua dai cactus, ingerire sangue o urine. Potrebbero davvero aiutare se dovessimo perderci in un deserto o nei boschi per diversi giorni? Sicuramente no. Esistono invece altri metodi per ricavare l'acqua in casi di emergenza, anche se richiedono di pazientare, spesso intere giornate, come l'uso di avvolgere gli arbusti in appositi sacchetti, queste infatti traspirano vapore acqueo.
Ricavare l’acqua dai cactus
Anche attraverso i film i cactus nell’immaginario collettivo appaiono come delle borracce naturali, che nel caso dovessimo trovarci persi nel deserto potrebbero salvarci la vita. Ma la realtà è un po’ più complessa. I cactus non difendono la loro riserva d’acqua solo mediante le spine. La maggior parte di queste piante protegge i suoi liquidi con acidi e potenti alcaloidi. Si tratta di sostanze solitamente troppo acide per la maggior parte degli esseri umani. Se questo non bastasse la polpa di alcune specie di cactus può anche causare vomito, diarrea o paralisi temporanea. Esistono però delle eccezioni, una dovremmo averla già sperimentata in molti: il fico d'India. In generale i frutti dei cactus non dovrebbero rappresentare un rischio, anche se buona parte sono sgradevoli se mangiati crudi.
Il sangue ci salverà dalla disidratazione?
Se non siete dei vampiri sappiate che bere il sangue dei vostri compagni di sventure – oltre a non rendervi popolari – sarebbe anche una scelta inutile. Si tratta infatti di una sostanza tossica se ingerita. Più ne beviamo maggiori saranno le tossine accumulate, oltre a rischiare di avere un sovradosaggio di ferro nel nostro sangue, portandoci ad una “emocromatosi”, responsabile di vari problemi al fegato e accumulo di liquidi nei polmoni, oltre a peggiorare ulteriormente i nostri livelli di disidratazione. Eppure stando ad un articolo pubblicato dalla Bbc nel 2015, non sono poche le persone che affermano di nutrirsi di sangue nel Mondo, evidentemente tenendosi sotto la soglia di rischio.
Bere urina come extrema ratio
Si legge e sente di tutto sull’uso dell’urina, anche in certe medicine alternative. Sappiamo dalle pagine di cronaca che spesso chi si trova in situazioni estreme è stato costretto a bere le proprie urine sopraffatto dalla sete. Ma è forse anche peggio del sangue come bevanda. Anche nei manuali di sopravvivenza seguiti dalle forze armate americane si sconsiglia vivamente di bere le urine. Tutte le sostanze tossiche filtrate dai reni si ripresenterebbero nelle urine in concentrazioni sempre più alte, affaticandoli ulteriormente. E’ vero comunque che il 95% della nostra urina è costituita da acqua, ragione per cui se filtrata e opportunamente mineralizzata si può recuperare e consumare senza problemi, tornando infatti ad essere della comune acqua, come succede nella Stazione spaziale internazionale.
Mangiare la neve
Se proprio siete a rischio e vi trovate davanti della neve, berla non sarebbe proprio una cattiva idea. Sappiate comunque che mentre cade attraverso il cielo, per via della sua porosità, è una vera e propria spugna in grado di catturare le sostanze inquinanti che incontra nell'atmosfera. Insomma, dipende dal luogo in cui “decidete” di perdervi. Ma in ogni caso i livelli di inquinanti non dovrebbero essere tali da compromettere la vostra salute, non più della disidratazione almeno. Ci eravamo già occupati dei detriti che tutti noi possiamo trovare nella neve sciogliendola in una padella. Qualcuno fece girare dei filmati sostenendo che la “misteriosa polvere” rimanente sarebbe la prova delle Scie chimiche, in realtà dimostra solo che esiste l’inquinamento atmosferico e che bere neve appena disciolta, se proprio non stiamo per disidratarci, non sarebbe proprio un toccasana.